I sigilli sono scattati una seconda volta perché nonostante la società avesse aderito al piano di pagamento rateale delle ritenute evase, concordato con l'amministrazione finanziaria, gli inquirenti hanno dimostrato come il debito non fosse estinto
Scatta nuovo sequestro per la Giaconia srl Sigilli a titoli e rapporti bancari dell’azienda
Sequestro preventivo eseguito dai carabinieri del Gruppo di Monreale, emesso dal Gip presso il Tribunale di Termini Imerese, Michele Guarnotta, nei confronti della Giaconia srl, azienda madonita operante nel settore della Grande Distribuzione Organizzata che ha numerosi supermercati nella Sicilia occidentale sotto la propria insegna ed in affiliazione a grandi gruppi come Conad, Conadcity, Margherita, Mstore, Superstore, Todis, Bimbostore e Toys -Bimbostore.
La misura è seguita a un’attività di controllo dello scorso 13 settembre 2016 dell’Agenzia delle Entrate di Termini Imerese, che «ha consentito di documentare, per l’anno 2013, l’omesso versamento, entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione annuale di sostituto d’imposta, ritenute dovute sulla base della stessa dichiarazione per un milione e 166 mila euro», riferiscono i carabinieri. Inizialmente, l’Agenzia delle Entrate aveva presentato una comunicazione di notizia di reato in riferimento all’evasione dell’imposta sul valore aggiunto. I carabinieri di Monreale avevano mappato tutto il patrimonio mobiliare ed immobiliare del gruppo Giaconia Srl e sequestrato, presso un istituto di credito palermitano titoli di credito bancari per l’importo corrispondente all’imposta evasa.
Il primo sequestro era stato annullato dal Tribunale del Riesame perché l’Agenzia delle Entrate si era accorta che l’atto trasmesso avrebbe più correttamente dovuto riguardare l’omesso versamento delle ritenute, in quanto l’ammontare dell’Iva non versata non superava le soglie di penale rilevanza. Il sequestro dei carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore di Termini Imerese Annadomenica Gallucci, è scattato di nuovo perché nonostante la società avesse aderito al piano di pagamento rateale delle ritenute evase, concordato con l’amministrazione finanziaria, gli inquirenti hanno dimostrato come il debito non fosse estinto.