Anche oggi i docenti di punta dell'università di Catania coinvolti nell'inchiesta della procura si sono presentati in piazza Verga. Di fronte al gip si sono seduti Filippo Drago, Michela Cavallaro, Giuseppe Sessa, Carmelo Monaco e Giovanni Gallo
Scandalo Unict, continuano gli interrogatori dei prof Si dimettono da direttori anche Drago e Cavallaro
Filippo Drago e Michela Cavallaro sono stati gli ultimi, in ordine di tempo, a rassegnare le proprie dimissioni da direttori dei rispettivi dipartimenti dell’università di Catania. Cioè quello di Scienze biomediche e quello di Economia, che adesso rimangono senza i loro vertici. Hanno scelto di farlo nel giorno in cui si sono presentati davanti al giudice per le indagini preliminari Carlo Umberto Cannella in piazza Verga. Alle 16 sono cominciati i loro interrogatori di garanzia, fissati nella stessa data di quello di Giovanni Gallo (già dimessosi da direttore del dipartimento di Matematica e informatica), Carmelo Monaco (Geologia) e Giuseppe Sessa (Medicina). Tra i dimissionari eccellenti c’è anche Giancarlo Magnano San Lio (prorettore), che ha inviato la sua nota dopo quella del magnifico Francesco Basile.
Gli sviluppi dell’inchiesta Università bandita della procura di Catania (66 indagati in tutt’Italia) arrivano alla spicciolata come i professori sulle scalinate del tribunale. Accompagnati dagli avvocati, non si fermano a parlare con i cronisti e attendono di essere ricevuti dai magistrati. Filippo Drago ha scelto di rilasciare «ampie dichiarazioni spontanee». Difeso dagli avvocati Enzo Mellia e Tommaso Tamburino, secondo quanto si apprende, il professore avrebbe posto sul piatto le sue dimissioni e poi avrebbe «tracciato la cornice della normativa». Tentando di spiegare che era impossibile pilotare l’esito dei concorsi a lui contestati. La richiesta formulata al giudice Cannella è semplice: revocare l’interdizione dall’esercizio dell’attività accademica o, quantomeno, il divieto di partecipazione alle commissioni d’esami.
Gli interrogatori sono cominciati ieri, quando si è seduto davanti al gip l’indagato più eccellente di tutti: il rettore Basile, ex preside della facoltà di Medicina e, ormai, ex vertice dell’università di Catania. Un regno durato poco più di due anni, a cui la magistratura ha posto fine con un’indagine cominciata subito dopo le elezioni per il Rettorato. Secondo la procura, Basile sarebbe al vertice di un’associazione a delinquere composta da professori che avrebbero tentato, tramite il loro potere, di perpetuare baronati accademici in vari dipartimenti.
Tra gli interrogati di oggi, il professore Gallo – che ha lasciato la direzione del Dmi prima ancora che Basile lasciasse quella dell’ateneo catanese – «si è avvalso della facoltà di non rispondere», spiega in una nota il suo avvocato, Goffredo D’Antona. «Stante la mole del fascicolo processuale – continua il legale per iscritto – la complessità delle indagini e delle fattispecie contestate, ogni risposta data oggi sarebbe stata una semplice e risibile giustificazione, in quanto allo stato non verificabile dai magistrati».
In altri termini: le risposte del docente avrebbero comportato spiegazioni articolate sul funzionamento dei processi accademici e sulle necessità dello stesso dipartimento. Tutte informazioni a cui il giudice non avrebbe avuto gli elementi per controbattere in sede di interrogatorio di garanzia. «Per questo motivo abbiamo invece depositato le dimissioni da direttore del dipartimento rassegnate dal professor Giovanni Gallo, a dimostrazione di non volere interferire in alcun modo nel prosieguo delle indagini e non turbare ulteriormente il regolare svolgimento delle attività didattiche e scientifiche del dipartimento».