Lautore di Gomorra nel suo nuovo libro ancora storie di vita, di miseria, di atroci realtà, ma anche della forza e del talento necessari per resistere allinferno. Ecco la recensione, realizzata nellambito del Medialab Giornalismo culturale
Saviano, il coraggio e la bellezza
“Tutto ciò che la mia vita è diventata dalla pubblicazione di “Gomorra” in poi, le minacce, la scorta, l’isolamento, la diffamazione, si sono rivelati il carburante e lo sprone che mi hanno convinto che vale la pena parlare, che la letteratura e l’arte non sono attività superflue, ma fondamentali e soprattutto possono salvare la vita”. Roberto Saviano ama l’arte. E ama la vita. Sa quanto potere abbia la parola, e per questo scrive il suo secondo libro: “La bellezza e l’inferno”. Una raccolta dei suoi articoli migliori, dei suoi racconti più intensi e significativi maturati durante il suo percorso artistico: dal ragazzo che muove i primi passi nel mondo della letteratura e del giornalismo, allo scrittore celebre e tanto discusso che è diventato.
Attraverso i suoi occhi Saviano racconta ancora storie di vita, di miseria, di atroci realtà, ma questa volta racconta anche di coraggio, di forza, di bellezza, passando per grandi personaggi da lui incontrati nella vita reale o sulle pagine di un libro.
Sente l’esigenza di raccontare frammenti di vita di persone come Lionel Messi, il calciatore nuovo asso del Barcellona, che ha vinto la sfida più grande: quella contro la sua malattia. O come Anna Politkovskaja , la giornalista russa impegnata sul fronte dei diritti umani, assassinata poiché ritenuta “scomoda”. O di Miriam Makeba, la cantante jazz sudafricana morta a Castel Volturno dove si era esibita in un concerto contro la camorra dedicato proprio a Saviano. O ancora di Enzo Biagi che gli disse, quando lo intervistò: “il paese non ti perdonerà mai, ma non per quello che hai detto, ma per il fatto di essere arrivato a così tante persone da fare invidia a chi invece non v’è riuscito”.
Il coraggio, il talento, riescono a tirare fuori la bellezza. Una bellezza che spesso deve fare i conti con l’inferno e deve resistergli. E l’unica resistenza che rimane è la parola.