Si chiude con la sentenza della giustizia amministrativa la vicenda del parcheggio. A realizzarlo doveva essere un imprenditore palermitano finito indagato nell'inchiesta Expo di Milano. Dopo l'approfondimento del nostro giornale e gli esposti dell'associazione Argo era arrivata la presa di posizione di Palazzo degli elefanti
Sanzio, Cga mette in cantina progetto di Alliata «Idea dormiente, è rimasta in stato di inerzia»
«Un progetto dormiente» che per molto tempo è rimasto «in condizioni di sostanziale inerzia». Sono i termini che utilizzano nella sentenza i giudici del Consiglio di giustizia amministrativa per scrivere la parola fine sulla vicenda del parcheggio interrato di piazzale Sanzio. Un’opera in project financing da 39 milioni di euro, di cui 15 finanziati dalla Regione siciliana, pensata durante la sindacatura di Umberto Scampagnini nel 2002, in piena emergenza traffico. Sono gli anni del governo di Silvio Belusconi e su Catania arriva una pioggia di finanziamenti che vengono sintetizzati in un ambizioso programma che prevede la realizzazione di 21 aree di sosta, compresa quella di piazzale Sanzio. Un capitolo a tinte fosche della storia della città. Tra incompiute, inchieste e processi l’unico parcheggio a essere completato è stato quello di piazza Europa.
Un progetto dormiente rimasto in condizioni di sostanziale inerzia
Gli ultimi passaggi della vicenda Sanzio risalgono all’aprile 2015, quando il Comune di Catania decide di annullare in autotutela la delibera per dei lavori mai iniziati. Un atto che arriva dopo l’inchiesta giornalistica del quotidiano online CTzen – oggi MeridioNews – e il successivo esposto dell’associazione Argo all’Autorità nazionale anticorruzione. In mezzo c’è un raggruppamento temporaneo d’imprese che prende il nome di Catania parcheggi, composto per il 99 per cento dalla Final spa. Il vertice è Filippo Lodetti Alliata. Principe palermitano, imprenditore, re della sosta a pagamento, a fine 2014 tra gli indagati dell’affare Expo 2015 a Milano con l’accusa di avere tentato di ottenere i lavori in modo illecito, insieme alla cosiddetta «cupola bipartisan degli appalti». Dopo la decisione del Comune arrivano i ricorsi amministrativi della società. Prima al tribunale amministrativo regionale e successivamente, in appello, al Cga. In entrambi i casi i giudici hanno però deciso di dare ragione a Palazzo degli elefanti, negando la possibilità per Catania parcheggi di ottenere il pagamento di penali per 14 milioni di euro.
Nell’impugnazione in appello i legali di Final sottolineavano sia il «mancato guadagno per la costruzione» del parcheggio, sia il «gravissimo danno all’immagine». Per un atto in autotutela arrivato fuori dai «limiti ragionevoli», circa dieci anni, previsti dalla legge. «I lavori di esecuzione dell’opera in questione non erano stati praticamente mai avviati – scrivono i giudici nella sentenza – quindi non esisteva un effettivo interesse alla conservazione e valorizzazione di investimenti già effettuati». Anzi, per molti anni, «la reale possibilità di procedere all’esecuzione del parcheggio risultava alquanto aleatoria».
Un riferimento inevitabile dei giudici è anche quello relativo a tutte le vicissitudini che hanno riguardato il parcheggio Sanzio. Prima di Catania parcheggi l’opera era stata affidata, sempre insieme a Final, alle società Icob e Coesi di Mariano Incarbone. Oggi imprenditore condannato in via definitiva per mafia, a causa della sua vicinanza con il capo provinciale di Cosa nostra Vincenzo Aiello. Nel 2010, quando arrivano gli arresti dell’inchiesta antimafia Iblis della procura di Catania, Icob e Coesi si fanno da parte per fare spazio ad altre due società, Gidi e Geco in cui però rientra lo stesso Incarbone. L’ultimo avvicendamento è quello attuale che porta alla Catania parcheggi.
Ma che fine faranno i finanziamenti regionali? Il Comune nel 2015 non ha escluso di abbandonare l’ipotesi parcheggio, che continua a rientrare nel Programma triennale delle opere pubbliche approvato dal municipio catanese, ma con qualche modifica sostanziale per la zona superiore. Inizialmente predisposta come area commerciale. «Stiamo cercando di recuperare quei fondi – conferma oggi a MeridioNews Luigi Bosco, neo-assessore regionale alle Infrastrutture -. perché ci siamo accorti che c’era stato un errore nel dispositivo per lo stanziamento».