Alle 11 di questa mattina, con il rientro del busto reliquiario in cattedrale, si è conclusa la Festa di Sant'Agata. Tre giorni di intensi festeggiamenti che, nonostante la lenta processione - ritardata anche da un tombino divelto in via Sangiuliano -, hanno visto quest'anno «una festa più ordinata» secondo l'opinione di molti che l'hanno seguita per le strade di Catania. Segnali positivi tra i comunque onnipresenti venditori abusivi e torcioni accesi. Ma del resto «non si può pretendere di cambiare tutto da un anno all'altro» è l'opinione di un devoto. Guarda le foto
Sant’Agata, rientro alle 11 del mattino Tra piccoli cambiamenti e soliti problemi
Sant’Agata è rientrata alle 11 del mattino, in una piazza Duomo gremita. Un epilogo scontato per tre giorni di festeggiamenti che hanno visto quest’anno, tra le novità positive, una maggiore attenzione a botti illegali, torcioni accesi e venditori abusivi. «Sono segnali positivi, ho visto più ordine rispetto agli scorsi anni» riferisce un giovane papà in piazza Duomo. Ma nonostante la riuscita dell’isola della legalità in piazza Cavour, fortemente voluta dal comitato civico per la legalità nella Festa di Sant’Agata, ci sono ancora molti passi da fare.
La processione, ordinata ma lentissima, questa mattina ha dovuto farsi spazio con difficoltà tra la folla, composta di devoti e curiosi, ma anche da una moltitudine di venditori ambulanti – bambini compresi – e questuanti. La cattedrale è stata aperta solo alle 10 quando il fercolo è giunto finalmente in piazza Mazzini, dopo essere stato rallentato da un tombino rotto nella tradizionale salita di via Sangiuliano. «Gli operai del Comune hanno lavorato per un’ora», riferiscono alcuni dei devoti che hanno passato la notte per il centro cittadino dalla sera prima, fin dalla messa che precede il giro interno del fercolo lungo via Etnea.
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Per l’occasione sono state raccolte offerte e sono stati venduti rosari, spillette e immaginette della Santuzza, rilasciando ricevute senza però fare scontrini. Tra la folla in chiesa e in piazza anche tanti turisti, italiani e stranieri. Qualcuno è appassionato e conosce i dettagli di quello che accadrà meglio di molti catanesi. «Stai attenta perché appena Sant’Agata arriva alla porta cominceranno i fuochi», dice un uomo con inconfondibile accento romano.
Durante l’attesa si assiste alle solite scene: c’è chi si arrampica e fa compagnia alle statue dei santi del Duomo per avere la loro stessa visuale, chi dalle ore prima dell’uscita dell’arrivo del busto reliquiario è rimasto fermo nell’angolo migliore del sagrato della chiesa, si attacca al cancello, pronto a difendere la postazione con le unghie e con i denti e dando del maleducato a chiunque provi a scansarlo di un centimetro, anche ai carabinieri in barba alla sicurezza pubblica. Uno scenario già visto all’inizio della processione, ben diciassette ore prima.
Appena Sant’Agata varca il grande portone della cattedrale cominciano i fuochi d’artificio, con un innaturale silenzio della folla che fa da sottofondo. E fino a quando Santaituzza non è posizionata dentro il fercolo e questo non comincia a muoversi, tutto resta immobile. Dopo il delirio. Chi spinge, chi insulta, chi si offende. Chi era rimasto immobile e compresso per due ore tra la folla adesso deve spostarsi per forza dicendo di sentirsi male. Per Sant’Agata solamente si resiste.
Lungo via Etnea è un susseguirsi di bancarelle di ogni genere – in piazza Stesicoro l’odore di carne si fonde con quello del torrone – e una sfilata di ceri accesi e colanti di tutte le dimensioni, nonostante il divieto. A portarne alcuni sono perfino dei bambini. Un comportamento non legale, ma lo spettacolo è certamente suggestivo. «È vero, la festa deve essere regolamentata, ma non si può pretendere di farlo da un anno all’altro. Deve avvenire piano piano – dice un devoto – Ieri comunque in via Plebiscito la gente si è contenuta e non ha acceso i ceri, ma in via Etnea c’era da aspettarselo che sarebbe successo». «Ieri – aggiunge un altro – una persona stava accendendo una candela e dal cordone gli hanno detto di non farlo».
Per alcuni di cambiamenti ce ne sono già stati. «Per esempio le corse – dice un giovane che indossa il tipico sacco – oggi nessuno si sogna o dice di fare le salite di corsa. Ieri alla salita dei Cappuccini c’erano dei gruppetti di ragazzini che volevano farla correndo ma quelli del circolo li bloccavano sul nascere. E poi i botti, prima si sparavano ad ogni traversa di via Plebliscito, ora non è più così». E quest’anno un’altra novità riguarda la metropoolitana: piena come non capita spesso a Catania, perché in molti l’hanno preferita all’auto per raggiungere il centro.
Dei festeggiamenti rimangono ora montagne di rifiuti e la cera sulle strade. «Raccoglieremo tutto entro la giornata» assicurano gli operai della nettezza urbana in azione già da questa mattina, «nonostante la confusione».