Sant’Agata, la chiesa fa pulizia, il Comune no Maina: «Non chiedo fedine penali ai devoti»

«Vogliamo che le tradizioni siano salvaguardate nel rispetto delle norme dello Stato», afferma monsignor Barbaro Scionti, parroco della basilica cattedrale di Catania e delegato arcivescovile per la festa di Sant’Agata. «Come si fa a chiedere il documento o la fedina penale alle persone, ai devoti?» risponde il commendatore Luigi Maina, presidente del comitato per le celebrazioni per la festa di sant’Agata. Da anni le celebrazioni sono al centro delle polemiche per via delle presunte infiltrazioni mafiose, con un processo in corso dai cui atti emergono le dichiarazioni dei pentiti Giuffrida e Di Raimondo. Che parlano di bische, di cocaina e soprattutto di specifiche cosche mafiose che controllerebbero alcune specifiche candelore imponendo di fatto agli esercenti un pizzo costante con la scusa di raccogliere fondi per “la festa”. Mentre il processo è in corso, l’arcivescovo di Catania ha risposto alle aspettative di tanti cittadini onesti, emanando un regolamento per il conferimento dell’incarico di maestro del fercolo, che ha raccolto gli elogi del comitato per la legalità nella festa di sant’Agata.

«C’è in atto uno scontro tra il Comune e la Chiesa sul regolamento della festa di sant’Agata», afferma Renato Camarda di Libera, promotore del comitato insieme alle associazioni Addio Pizzo Catania, Banca Etica della Sicilia orientale, Cope, Cittainsieme, Fondazione Fava, Mani Tese Sicilia, Movi, Pax Christi, che chiede al Comune di dotarsi di un regolamento per i festeggiamenti. «Del regolamento si parla dal 1998, quando era sindaco Bianco, e non s’è mai fatto – afferma Camarda – Non si sa come vengano disciplinati i fuochi e tutti i momenti della Festa, per la quale ogni anno il Comune spende 600mila euro più altri 100mila per gli inefficaci provvedimenti contro la cera. E il comitato celebrazioni, di cui è presidente il commendatore Maina, non si è mai riunito».

Il commendatore Luigi Maina, presidente del comitato per le celebrazioni, non risponde alle nostre domande. «La prego, io di questi argomenti non voglio parlare, mi fanno stare male solo a sentirli». Cerimoniere del Comune e presidente del comitato organizzatore della festa di sant’Agata da fine anni ’60, Maina ha oggi 81 anni, e tiene a sottolineare che lavora «gratis da 15». Appare visibilmente turbato a sentire le parole mafia e illegalità in riferimento alla festa di Sant’Agata, e ci invita, molto educatamente, ad abbandonare la stanza quando gli si chiede di budget e organizzazione, per poi ripensarci. «Tutto l’apparato comunale si mette a lavoro, non c’è un personale del comitato organizzatore. Sono a disposizione ufficio tecnico, giardinieri, operai». E’ vero che ci sono i fuochi illegali in giro per Catania? «Tutti i fuochi del Comune sono perfettamente legali, quelli che mettono i singoli cittadini sono un altro discorso».

La sua visione della Festa è quella di qualcosa che coinvolge il popolo, per la quale non c’è motivo di emanare alcun regolamento. «Sant’Agata è la festa popolare di Catania sud, la parte di città più problematica ma anche quella più viva – spiega Maina. Sfido chiunque a dire chi sia più religioso tra chi sta a dire meccanicamente una preghiera in silenzio e chi invece, urlando la propria devozione, chiede a Sant’Agata la grazia di non tornare più a piazza Lanza?» conclude il cerimoniere.

Ben diversa la visione di monsignor Scionti. «Non mi piace parlare di divergenze con il Comune, ma noi desideriamo solo che la Festa si svolga in modo cristiano. Il regolamento serve a responsabilizzare i devoti, non si vogliono mettere limiti, non si vuole toccare la tradizione, ma si vuole solo attualizzarla. Del resto non ci vestiamo più come nel ‘700. Solo il Vangelo è sempre uguale, e ci chiede di essere buoni cristiani e buoni cittadini».

La necessità di una regolamentazione è però confermata anche da chi, con il comitato, non ha nulla a che fare. Gabriele Ener, un ragazzo di 23 anni, ha parlato dell’illegalità in una canzone, sant’Agata festa mafiosa. «Lavoro alla fiera, e di episodi strani nella Festa ne vedo tanti – spiega Gabriele -. Sant’Agata passa da piazza Carlo Alberto il 4 febbraio, e i vigili urbani tra le 11 e le 12 di mattina vengono per farci sgomberare le bancarelle. Lo capisco, per una questione di sicurezza il Fercolo non può passare lì in mezzo. Solo che mentre noi smontiamo cominciano a montare i venditori di carne e altri. A loro, i vigili non dicono nulla». Sulle candelore, Gabriele dice di non aver mai visto episodi in prima persona, ma di aver avuto conferma di quanto ha sentito dire grazie a un servizio della trasmissione tv Report «si formano delle sorte di “aste” a chi offre di più. A noi che stiamo alla fiera non vengono chiesti i soldi di solito, ma ai negozi sì. Non conosco le cifre precise, ma sono alte».

«Il regolamento è solo un modo per raddrizzare le gambe spezzate di una cosa che non si regge in piedi». Padre Salvatore Resca, fondatore di Cittàinsieme e membro del comitato per la legalità, ha una posizione assolutamente radicale nei riguardi della festa di Sant’Agata: andrebbe abolita. «Come Cittàinsieme siamo d’accordo con quanto denuncia Camarda, e aderiamo al suo appello per la legalità. Ma la mia opinione, personalissima, sulla Festa è radicale: andrebbe abolita. Non è una festa di fede. Che la organizzi il comune come festa folklorica».

Il comitato per la legalità nella festa di sant’Agata terrà una conferenza stampa domani nell’aula A3 del monastero dei Benedettini alle ore 11, per illustrare la richiesta di un regolamento della Festa. Sarà presente anche Milena Verzì, la madre di Andrea Capuano, il ragazzo morto nel febbraio 2010 a seguito di un incidente stradale causato dalla cera lasciata dai devoti in via Etnea.


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