Un paio di minuti di fuochi d’artificio non autorizzati esplosi dai tetti di via Antico corso, all’incrocio con via Plebiscito. Proprio in corrispondenza con il passaggio del fercolo di Sant’Agata impegnato nel cosiddetto giro esterno, quello che la vara compie per tutta la giornata del 4 febbraio, passando per la salita dei Cappuccini e per la ex circonvallazione interna della città. Le immagini, che MeridioNews mostra in esclusiva, immortalano il momento in cui – da una palazzina ad angolo, proprio sopra alla trattoria Torre del vescovo – si svolge un breve spettacolo pirotecnico proveniente dal tetto di una delle costruzioni nei pressi del civico 750 di via Plebiscito. Il fercolo di Sant’Agata si ferma per qualche istante, i devoti applaudono la fine dello spettacolo e poi la marcia della patrona della città riparte. Nella lista dei punti di esplosione autorizzati dal questore con un’apposita ordinanza, nella zona di via Plebiscito figurano solo: la piazzetta della chiesa di Sant’Agata la Vetere, via Reclusorio del Lume all’angolo con via Santa Maddalena e l’autorimessa Amt. «Stiamo verificando – fanno sapere dalla questura di Catania – Se sarà necessario, si procederà a una contravvenzione».
Dalle immagini non è possibile dire con certezza da quale palazzo siano partiti i fuochi: se dalla terrazza angolare di via Torre del vescovo o da un cortile interno, identificabile tramite le immagini satellitari di Google maps. Certo è che non si trattava di esplosioni previste dal piano dell’amministrazione comunale. La quale, come ogni anno, concentra su alcuni particolari momenti gli spettacoli pirotecnici: le varie uscite dalla Cattedrale, le principali piazze e i punti di interesse lungo il percorso. Secondo quanto appreso da MeridioNews, quest’anno le forze dell’ordine non avrebbero effettuato sequestri di materiali pirotecnici illegali. Né dalla questura né dai carabinieri arrivano notizie in questo senso. Stesso discorso vale per gli agenti della polizia municipale, che avrebbero sì effettuato delle operazioni antiabusivismo, ma legate a bracieri che utilizzavano bombole a gas nonostante l’ordinanza sindacale che ne vieta l’uso lungo il percorso del fercolo. I fuochi da via Antico corso sono cominciati intorno alle 22.35, «e la Santa – racconta una testimone – aveva fatto da poco una sosta per caricare e scaricare la cera. Poi è iniziato lo spettacolo, che partiva dal tetto, e la vara ha rallentato e poi si è fermata del tutto».
«Il busto si ferma varie volte durante la processione – spiega Francesco Marano, braccio destro del sindaco Enzo Bianco, vicesegretario regionale del Pd e presidente del comitato organizzatore dei festeggiamenti agatini – Oltre che per le soste vere e proprie, quelle in cui l’intero simulacro viene stoppato con l’uso del freno, anche per vari motivi: perché il cordone non sta tirando a sufficienza, per vari impedimenti sulla strada o perché si deve riposizionare per cambiare direzione». Tutte manovre che vengono decise sul momento e che non è possibile prevedere con largo anticipo. Dei fuochi esplosi in quella zona, però, Marano non aveva notizia. «Io a quell’ora mi trovavo già all’ex autorimessa di via Plebiscito – spiega – Dopo il vostro sollecito, mi sono informato con il capovara: mi ha spiegato che ha anticipato una ulteriore sosta di carico e scarico della cera, e per questo si è fermato. La pausa successiva era prevista all’incrocio con via Lago di Nicito, quindi vicinissima».
Durante la tre giorni dei festeggiamenti in onore della patrona di Catania, non sono certo isolati i casi di fuochi d’artificio non autorizzati lungo le varie tappe del percorso. Ma l’incrocio con via Antico corso è un’area particolarmente delicata: a pochi metri da lì, in via Torre del vescovo, durante il giro esterno del 2015 il cereo votivo degli Ortofrutticoli si era fermato a ballare nei pressi dell’abitazione del presunto boss del clan Cappello Massimiliano Salvo, arrestato con l’accusa di associazione mafiosa un paio di anni dopo e detenuto in regime di 41 bis a seguito del blitz antimafia Penelope. L’anno dell’annacata della candelora, all’interno del Bastione degli infetti – adesso occupato dal cantiere di riqualificazione – erano stati sequestrati dei fuochi d’artificio abusivi.
A questo elemento va aggiunto il passato della trattoria Torre del vescovo, al piano terra del palazzo da cui sarebbero partite le esplosioni: nel 2013 era stata sequestrata poiché di proprietà di Antonino Arena, detto Nino ‘u puppittaru, ritenuto dai magistrati esponente di spicco del clan dei Cursoti e braccio destro del capomafia Giuseppe Garozzo, noto come Pippo ‘u maritatu.
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