La nuova pianta organica dell’Asp di Palermo alle rappresentanze sindacali dell’azienda proprio non piace. Quella che arriva dal presidente dell’assemblea Rsu e dai delegati di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Nursing-up, infatti, è una bocciatura su tutta la linea del documento, consegnato dalla Regione lo scorso agosto. Il testo prevede ulteriori tagli alla spesa per la sanità che, sempre secondo i rappresentanti dei lavoratori, finiranno inevitabilmente col penalizzare l’assistenza fornita ai cittadini, oltre che le condizioni di lavoro dei dipendenti dell’Azienda.
«Il rischio del progressivo peggioramento dei servizi è concreto – dice Mario Scialabba, rappresentante Cgil – Attendevamo con fiducia questo documento, nella speranza che potesse portare quanto meno un potenziamento dei servizi territoriali, ma così non è stato, anzi, riscontriamo un ridimensionamento, con il taglio di ben 204 posti di lavoro. Si passa infatti dai 5100 posti previsti dalla scorsa pianta organica ai 4896 della nuova».
Non tutte le figure professionali, tuttavia, subiranno un decremento. Secondo i numeri forniti dai sindacati, infatti, cresce il numero dei direttori, che aumenteranno di dieci unità, così come quello dei dirigenti, con 18 nuove nomine. Di contro a diminuire saranno gli infermieri (-53), i tecnici della prevenzione (-30), i fisioterapisti (-21), gli amministrativi (-55) e gli operatori Ced (-20).
«Questo – continua Scialabba – accade perché le risorse non sono distribuite in maniera adeguata. Hanno tagliato qualcosa come 14 milioni di euro rispetto alla vecchia pianta organica, con ovvie ricadute sul personale. Cosa cambia per i cittadini? Si sta assistendo a un progressivo impoverimento dell’assistenza sanitaria, soprattutto nella provincia. In paesi come Petralia e Corleone, postazioni su cui l’azienda dovrebbe concentrarsi, vista la distanza dai poli ospedalieri del capoluogo, sono oggetto di forte penalizzazione. Questo porta all’impoverimento degli standard, soprattutto sul piano infermieristico, destinati a rimanere ben al di sotto di quelli imposti dalla normativa nazionale».
Altro tema caldo è quello delle esternalizzazioni. «Attività, come le pulizie, il giardinaggio e molte altre – prosegue il rappresentante sindacale – saranno esternalizzate su input dell’assessorato, mentre non saranno fatti entrare in pianta organica i 700 lavoratori che da decenni lavorano in questa azienda come precari, con contratti di diritto privato». E la denuncia delle Rsu tocca anche alcuni reparti dell’offerta dell’Asp, definiti fantasma. «Reparti come quelli inerenti a tutta la riabilitazione ospedaliera – spiega Scialabba – sono previsti e presenti solo sulla relazione tecnica, ma di fatto esistono solo sulla carta, in quanto manca il personale per renderli operativi. Si tratta di attività fondamentali, su cui c’è un ritardo notevole al quale non si farà fronte a beneficio del privato».
«Ritenevamo che la prima operazione da fare – conclude – fosse una ricognizione delle attività esternalizzate per vedere quelle che si sarebbero potute internalizzare. Questo rimane un nodo da sciogliere e non solo in questa Azienda, ma anche a livello regionale. Per noi, comunque, la partita non è affatto chiusa. Vogliamo far valere le ragioni dei cittadini e degli operatori. Continueremo fino a quando non riusciremo a strappare risultati importanti per tutti».
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