Sanità, privati accreditati sotto scacco con il nodo budget. Fino a nove mesi per una risonanza. Inizia lo sciopero

La Sanità siciliana ridotta a un cruciverba numerico in cui l’unico obiettivo è quello di fare quadrare i conti. Un sistema al collasso che riguarda indistintamente pubblico e privato ma che oggi mette sotto i riflettori, con il primo giorno di sciopero generale, i privati accreditati con il sistema sanitario regionale. Circa 1800 strutture chiamate a bilanciare i tempi d’attesa biblici del pubblico – erogando circa l’80 per cento delle prestazioni – ma che devono operare nel rispetto del budget annuale messo a disposizione dalla Regione. Per i pazienti ci sono soltanto due alternative: adeguarsi a tempi d’attesa diventati sempre più lunghi perché direttamente collegati alle disponibilità dei fondi o affidarsi a strutture e medici che operano in regime al cento per cento privato, con l’asticella dei costi che inevitabilmente si sposta verso l’alto. «Rischiamo che i pazienti si rivoltino contro di noi, perché stiamo passando per coloro che vogliono arricchirsi», spiega a MeridioNews Francesco Romano, vicesegretario nazionale e referente per la Sicilia del Siod, il sindacato italiano Odontoiatria democratica.

Nel mirino dei privati convenzionati ci sono i decreti, risalenti all’estate 2022, con cui l’ex assessore alla Salute Ruggero Razza ha stretto la cinghia sui fondi, vietando il cosiddetto extra budget, ossia la possibilità di sforare il tetto imposto da Palermo per ogni struttura con la possibilità di essere ripagata successivamente. «La giustificazione è legata al calcolo dei fabbisogni delle strutture che è stato determinato a livello provinciale. I conti però sono stati fatti male e noi facciamo presente che sul territorio ci sono malati che non vengono intercettati ma che hanno bisogno di cure», continua Romano. Stando ai decreti assessoriali per la radioterapia negli anni 2022 e 2023 sono stati stanziati 32 milioni di euro in totale di cui 13 milioni per le strutture accreditate che ricadono nel territorio dell’Asp di Catania e 18 milioni di euro per quelle di Palermo. Per la nefrologia i milioni sono quasi 111 con la parte più grossa della torta divisa sempre tra Catania e Palermo. Gli aggregati di spesa per i laboratori analisi ammontano invece a 98 milioni di euro sia per il 2022 che per il 2023. Molte strutture lamentano anche il ritardo nei pagamenti per le prestazioni effettuate nel 2020 e nel 2021.

Ma se per i pazienti degli odontoiatri i tempi d’attesa si sono allungati da uno a due mesi, c’è chi per una risonanza prenotata in questi giorni dovrà aspettare la fine di settembre o gli inizi di ottobre per essere sottoposto alla visita. Lo sciopero che inizia oggi durerà fino al 24 febbraio. Venerdì è prevista anche una manifestazione delle 19 sigle sindacali coinvolte che si concluderà sotto la sede dell’assessorato alla Salute. «Con questo sistema finiscono sotto scacco le strutture private medio-piccole nel territorio – continua Romano – in favore delle grosse multinazionali della sanità. In sostanza, si rischia di accentrare tutto». Stando alle cifre snocciolate dai sindacati, i quattro giorni di stop delle strutture private convenzionate con il sistema sanitario regionale avranno come immediata ripercussione il rinvio a sei mesi di un milione di prestazioni.


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