«Vedrò Caltagirone, stringendolo più pesantemente, e poi, con calma, ragioniamo su due strutture in cui noi abbiamo la golden share: Villa Sofia ed Enna». Parola di Totò Cuffaro. L’ex governatore non usava giri di parole assicurando ai propri interlocutori di avere poteri speciali in almeno tre aziende sanitarie dell’Isola. Come una torta da spartirsi, nell’inchiesta […]
La Sanità e il potere di Totò Cuffaro: «Abbiamo la golden share a Siracusa, Enna e Villa Sofia»
«Vedrò Caltagirone, stringendolo più pesantemente, e poi, con calma, ragioniamo su due strutture in cui noi abbiamo la golden share: Villa Sofia ed Enna». Parola di Totò Cuffaro. L’ex governatore non usava giri di parole assicurando ai propri interlocutori di avere poteri speciali in almeno tre aziende sanitarie dell’Isola. Come una torta da spartirsi, nell’inchiesta su Cuffaro decine di intercettazioni raccontano una storia fatta di nomine, potere e lotte intestine tra i partiti che fanno parte della maggioranza del presidente Renato Schifani. Intanto l’alleanza tra l’ex presidente del Senato e Cuffaro dopo tre anni sembra vacillare, con la scelta di Schifani di rimuovere i due assessori – non indagati – che fanno riferimento allo scudo crociato.
Cuffaro, la Dussmann e «gli amici nostri» nella Sanità
Nelle carte dell’inchiesta su Cuffaro, che comparirà davanti la giudice per l’interrogatorio il prossimo 14 novembre, c’è uno spaccato del potere che l’ex governatore sarebbe tornato a esercitare in Sicilia, pur non avendo incarichi ufficiali all’interno delle istituzioni. Emblematico, secondo i magistrati della procura di Palermo, il caso relativo alla gara da 20 milioni di euro all’Asp di Siracusa. Appalto in cui Cuffaro avrebbe favorito la società milanese Dussmann attraverso il presunto coinvolgimento del direttore generale dell’Asp Alessandro Caltagirone, anche lui finito indagato e auto sospesosi.
Il 30 aprile 2024 nello studio della casa a Palermo di Cuffaro sarebbe emerso l’impegno dell’ex governatore per la Dussmann. «Io mi sto muovendo con insistenza anche su Siracusa per voi – diceva – vedrò Caltagirone stringendolo più pesantemente». L’Asp del capoluogo aretuseo però non sarebbe stato un punto d’arrivo, in quanto era lo stesso Cuffaro ad aprire ad altri scenari: «Poi con calma ragioniamo su due strutture dove noi abbiamo la golden share, come si dice di solito: Villa Sofia ed Enna». Come annotato gli inquirenti i direttori di entrambe le strutture – l’ex sindaco di Bronte Mario Zappia e Roberto Colletti – sono considerati «vicinissimi all’ex governatore che, a suo tempo – si legge in un passaggio dell’informativa –si era particolarmente speso per la loro nomina». Tuttavia è bene precisare come a Zappia nulla viene contestato dai magistrati mentre Colletti compare tra gli indagati dell’inchiesta.
A paventare la possibilità di «pensare a qualcosa su Enna» era anche Marco Dammone, funzionario commerciale della Dussmann, pure lui indagato. «Dobbiamo pensare – asseriva Cuffaro – perché il direttore generale è amico nostro e non ci sono problemi. Colletti è amico nostro e non ci sono problemi, cominciate a pensare cosa possiamo su queste due strutture che rispondono a noi».
La golden share di Totò Cuffaro

Nell’inchiesta diversi passaggi sono dedicati a come si sarebbe arrivati alla designazione di Caltagirone come commissario straordinario, prima, e direttore generale, poi, dell’Asp di Siracusa. Tra i dialoghi trascritti c’è quello dell’8 gennaio 2024. A parlare, sempre nello studio di casa Cuffaro, sono l’ex governatore, già condannato per favoreggiamento a Cosa nostra, e il parlamentare Saverio Romano, anche lui indagato. «Io continuo a tenere il rapporto con Elvira Amata (assessora regionale di Fdi, ndr) – diceva Cuffaro – la quale mi dice che ora c’è qualche problema perché il suo deputato di là, che si chiama Galluzzo, che in un primo momento aveva detto “Caltagirone va bene“, adesso sembrerebbe orientato per quel minchione del sindaco di Sperlinga Cuccì».
Nei piani di Cuffaro, oltre all’Asp di Siracusa, ci sarebbe stato anche l’obiettivo di ottenere una nomina nel capoluogo siciliano. «A noi una casella ce la devono dare – sosteneva – cosa va dicendo l’ex assessore che siccome io c’ho già il Cefalù non mi tocca niente». Identità dell’ex assessore sul quale chiedeva conto Saverio Romano e che Cuffaro indicava nell’ex vertice della Sanità regionale Ruggero Razza, ora eurodeputato di Fdi. «Appena fanno questo io gli dico a Schifani “grazie lo stesso, vai avanti, me ne sono andato“». A questo punto era Saverio Romano a chiedere chiarezza: «Prima dobbiamo stabilire cosa può andare bene per noi Totò». La partita andava giocata fino in fondo.