San Cristoforo, retata contro cupola dello spaccio La droga in mano al boss amante dei neomelodici

Tre uomini che avrebbero preso in mano gli affari legati a droga ed estorsioni per la famiglia di Cosa nostra dei Santapaola. La loro roccaforte? Ancora una volta è il rione popolare di San Cristoforo, lo stesso dove per anni hanno capeggiato i fratelli Daniele, Fabrizio e Andrea Nizza. Dopo pentimenti e arresti, l’ultimo quello di Andrea Nizza al termine di una latitanza durata due anni e un mese, a reggere le fila ci avrebbero pensato Marcello Magrì, Rosario Lombardo e Francesco Santapaola. «Appartengono all’ala ortodossa della famiglia catanese di Cosa nostra», spiega il procuratore capo Carmelo Zuccaro. A conti fatti hanno un background criminale di primo piano, come conferma il colonnello dei carabinieri Michele Piras: «Nel loro settore sono personaggi assolutamente validi e nonostante qualche intoppo siamo riusciti a completare l’operazione con 23 ordinanze».

Per l’occasione magistrati e forze dell’ordine hanno scelto il nome di Carthago 2. Una sorta di atto secondo arrivato esattamente a un anno di distanza dal blitz Carthago 1 che a luglio 2016 aveva portato in manette 33 persone. I nuovi reggenti del gruppo si sarebbero alternati dovendo fare i conti con tutte le problematiche del mestiere. Dopo l’arresto di Francesco Santapaola, nell’inchiesta Kronos, sarebbe subentrato Marcello Magrì, fratello del noto killer Orazio. Al duo Santapaola-Magrì sarebbe toccato relazionarsi con i responsabili degli altri clan mentre il vero e proprio gestore della droga viene individuato in Rosario Lombardo, conosciuto con il diminutivo di Saru ‘u rossu. Il trafficante avrebbe gestito gli affari direttamente dal suo appartamento di viale Biagio Pecorino, nel rione di Librino. Lo stesso da dove, per il suo 47esimo compleanno, avrebbe voluto assistere al concerto del neomelodico di Gianni Vezzosi. In quell’occasione a fare saltare i festeggiamenti furono i carabinieri. «È uno dei quei personaggi – spiega il procuratore Zuccaro – che è sempre durato all’interno dell’organizzazione mafiosa, nonostante arresti e condanne». Come quella definitiva a 20 anni per mafia e droga. Nonostante la sentenza Lombardo è riuscito in più occasioni, come riferiscono i magistrati, a evitare di passare le sue giornate in carcere.

«Grazie a una serie di certificazioni è riuscito a tornare a casa. Risulta avere problemi cardiaci che secondo i medici lo rendono incompatibile con il regime detentivo. Ha bisogno di un defibrillatore perché rischia di morire improvvisamente», continuano i magistrati. Il gruppo dei santapaoliani sarebbe riuscito a controllare circa 15 piazze di spaccio con introiti che vengono quantificanti in 80mila euro settimanali. «Nel week-end guadagnavano le cifre maggiori e diciamo che lunedì e martedì si lavorava meno», racconta Francesco Gargano, comandante dei carabinieri di Catania. Tra gli arrestati ci sono anche tre appartenenti alla famiglia Nizza: Salvatore, che avrebbe cercato di seguire le orme dei più noti parenti, il figlio di quest’ultimo, Dario, e infine Natalino, figlio di Giovanni Nizza, detto banana e di conseguenza nipote dell’ex latitante Andrea.  

Un capitolo a parte è quello che riguarda i canali di approvvigionamento della droga. I fornitori vengono suddivisi in base al tipo di stupefacente da fare arrivare ai piedi dell’Etna. Per la marijuana continuano a restare aperti i contatti con gli albanesi. La cocaina viaggia invece da Campania e Calabria, grazie agli affari con Camorra e ‘Ndrangheta. Lombardo stesso, in passato, si sarebbe occupato degli spostamenti, recandosi personalmente dai referenti della cosca ndranghetista Pelle-Vottari di San Luca, in provincia di Reggio Calabria. «C’è qualche fermento perché stanno cercando di superare questo canale – svela Zuccaro, durante la conferenza stampa in cui è affiancato dai magistrati Rocco Liguori e Lina Trovato -. Si cercano rapporti con intermediari stranieri che dialogano direttamente con i narcotrafficanti del sud America». 

I nomi degli arrestati

Massimo Amantea, classe 1977;
Francesco Belviso, classe 1970;
Salvatore Bonanno, classe 1987;
Giuseppe Boncaldo, classe 1972, già detenuto;
Carlo Burrello, classe 1993, già detenuto;
Domenico Contarini, classe 1971;
Antonio Cristaldi, classe 1975, già detenuto;
Sebastiano Grasso, classe 1957;
Rosario Lombardo, classe 1968;
Angelo Marcello Magrì, classe 1970, già detenuto;
Natalino Nizza, classe 1996;
Dario Nizza, classe 1993, già detenuto;
Salvatore Nizza, classe 1972, già detenuto;
Giuseppe Pastura, classe 1990;
Francesco Petralia, classe 1962, già detenuto;
Francesco Pinto, classe 1975, già detenuto;
Vito Romeo, classe 1976, già detenuto;
Arnaldo Santoro, classe 1977, già detenuto;
Biagio Sapuppo, classe 1983;
Francesco Santapaola, classe 1979, già detenuto;
Francesco Scuderi, classe 1987, già detenuto;
Giuseppe Vinciguerra, classe 1988, già detenuto;
Giuseppe Scaletta, classe 1966, già detenuto.


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