Un gruppo di attivisti ha riaperto le porte dell'edificio tra via Zuccarelli e via Belfiore. Tutto ciò che c'era dentro è distrutto o è stato rubato, ma l'obiettivo è rimetterlo a nuovo e restituirlo ai cittadini. «Spesso i ragazzini si comportano male perché non hanno alternative», dice un commerciante della zona. Guarda le foto
San Cristoforo, l’occupazione all’ex cinema Midulla «Guardavo i film dalla finestra, ora ci porto i nipoti»
«Questo quartiere è quello che è, e spesso i ragazzini si comportano male perché non hanno alternative». Parola di un commerciante di San Cristoforo che visita uno spazio appena occupato. È il centro polifunzionale Midulla, l’edificio tra via Zuccarelli e via Belfiore, prima storico cinema, poi centro polifunzionale del Comune di Catania. Che adesso, dopo cinque anni di abbandono torna a spalancare le porte ai catanesi. E lo fa a opera di un gruppo di attivisti del quartiere popolare, che adesso comincia a sistemarlo, con l’obiettivo dichiarato di metterlo a disposizione dei residenti della zona. «Per tanti anni se ne è parlato senza far nulla e adesso vogliamo che le cose cambino – dicono al terzo giorno trascorso all’interno della struttura -. Ecco perché l’occupazione andrà avanti finché il nuovo percorso del Midulla sarà pienamente avviato e il centro diventerà uno spazio multidisciplinare aperto a diverse realtà».
A sostenere il progetto la vicina associazione culturale Gammazita, che da anni lavora con bambini della zona del Castello Ursino. Ma non solo. Dal Gapa di via Cordai all’Arci di Catania, passando per Catania bene comune, sono tante le associazioni che – con un comunicato ufficiale o meno – supportano il rilancio dell’immobile. Che si farà a partire dalle attività in programma: l’inaugurazione ufficiale è fissata per domenica, ma alla prima assemblea pubblica organizzata per studiare le possibilità per il centro le proposte non sono mancate. «A San Cristoforo tenere chiuso un presidio democratico, un luogo di socialità, è un crimine contro l’umanità», scrive Catania bene comune in una nota ufficiale.
E se a prima vista può sembrare tutto perfetto, girando per le stanze ci si accorge di come il tempo e l’abbandono – oltre ai danni causati da chi ha rubato impianti elettrici e di areazione e tubi – abbiano avuto conseguenze anche pesanti sulla struttura. «Oggi non è nelle condizioni di svolgere molte funzioni – spiegano gli occupanti – ma contiamo di rimetterlo in sesto anche grazie alle raccolte di fondi e materiali (scope, palette, panni, stracci, secchi, detersivi, chiodi, viti, attrezzi da lavoro, carta, cancelleria, colori) partite sulla pagina Facebook». E soprattutto grazie al coinvolgimento dei cittadini, divisi tra chi ancora è diffidente di fronte alla novità e chi l’ha accolta a braccia aperte, aiutando i volontari con le pulizie e la manutenzione, e regalando qualche sedia. «La reazione è stata assolutamente positiva – affermano – perché molti residenti ricordano questo posto attivo e sarebbero felici di riaverlo».
E chi passa da lì non può fare a meno di fermarsi a leggere i cartelli sulle porte e rendersi conto che il cuore del Midulla è tornato a battere. «Una cosa buonissima, soprattutto per i bambini», commenta Nuccio, uno dei macellai della zona, che mentre visita l’edificio ricorda di quando a otto anni andava al cinema con la famiglia. «Questa via è famosa per la spazzatura», osserva la fruttivendola di via Belfiore, che viene dalla Romania ma da anni vive e lavora nel quartiere. «Io lavoro sempre e mia figlia potrebbe andare al centro per giocare o fare i compiti». «Ricordo che ogni estate guardavamo i film dalle finestre – interviene un’anziana cliente – ma era una vita fa. I miei nipoti potrebbero frequentare il Midulla durante le vacanze, speriamo che gli diano un’altra possibilità». «Se la città ci sostiene questo posto può crescere e durare», dichiara il gruppo di occupanti, che ha intenzione di lanciare una raccolta firme di cittadini che sostengono il progetto. Convinti che, come recita lo slogan, «il Midulla è della città e alla città ritorna».