Cronaca

San Berillo, abbattuto un altro palazzo. Verrà costruito un albergo con un parcheggio all’interno

Mattone dopo mattone. Così un altro palazzo nel quartiere San Berillo vecchio, a Catania, è stato abbattuto. Si tratta di un immobile lungo via Giovanni di Prima, all’angolo con via Carramba. Le ruspe in poche settimane hanno raso al suolo il vecchio edificio e gli operai sono già a lavoro per la costruzione di un nuovo immobile che, con ogni probabilità, sarà un albergo. Segno di un cambiamento che, in ordine davvero sparso, sta interessando lo storico quartiere. Dietro quest’ultima operazione, come già avvenuto ai civici 38 e 46 della stessa arteria, c’è la società catanese Locat srl. Realtà imprenditoriale che fa capo alla potente famiglia di costruttori Virlinzi. Amministratore unico di Locat, come messo nero su bianco nella visura camerale della società, è il commercialista e professore all’università di Catania Rodolfo Cifrodelli. Docente di Economia aziendale con un passato da direttore del settore economico finanziario del Policlinico di Catania ed ex direttore della fondazione oncologica del Mediterraneo.

A dividersi il capitale sociale di Locat sono però Pierfrancesco Virlinzi, che qualche anno fa ha lanciato il brand di costumi da bagno e borse mare Pier Sicilia, l’ingegnere Maurizio D’Addio. Entrambi titolari del 5 per cento delle quote. Il restante 90 per cento, invece, fa capo alla società Finpop srl, sempre della famiglia etnea. Dentro quest’ultima ci sono Oreste Virlinzi, con il 55 per cento delle quote, Concetta Signorelli, 15 per cento e il ruolo di amministratrice unica, Pinella Virlinzi, sempre con il 15 per cento, e infine lo stesso Pierfrancesco Virlinzi, titolare del restante 15 per cento. Locat, come emerge nei documenti del Comune di Catania, ha comprato il palazzo il 10 agosto 2023. Un anno dopo è già pronta a fare sorgere una nuova struttura. Il progetto ha per oggetto la «rifunzionalizzazione e la fedele ricostruzione dell’immobile», si legge in una determina dirigenziale con la quale viene rilasciato il permesso alla Locat. Lo stesso documento in cui il vecchio palazzo viene indicato come ricadente negli «edifici diruti e/o in grave stato di degrado», appartenenti alla tipologia TC.

Il palazzo prima di essere demolito

Uno dei passaggi fondamentali dei documenti fa riferimento al fatto che l’intervento in via di Prima ricada nella zona L del piano regolatore generale del 1964. Le aree classificate con questa lettera sono destinate a una serie di interventi specifici, di carattere pubblico, tra cui le «attrezzature alberghiere». Questa collocazione, stando al documento, non deve però tenere in considerazione l’apposizione del simbolo S nella planimetria del Prg. Simbolo che, secondo il Comune, non significa necessariamente scuola poiché non è presente in nessuna legenda allegata al Prg stesso. Posizione degli uffici, quest’ultima, che nel recente passato ha già dato il via libera alle autorizzazioni per la costruzione di una serie di supermercati, e sulla quale si è soffermata più volte l’associazione Argo, Cento occhi su Catania, denunciandone le contraddizioni.

Nel documento concesso alla Locat, inoltre, viene citata una perizia giurata, firmata dall’ingegnere Claudio Carbone, in cui viene indicato che la costruzione degli edifici è antecedenti al 1942, e che tipologia e consistenza «manifestano la residenza come destinazione d’uso» compatibilmente a quanto previsto alla lettera L del piano regolatore generale. Anche la Soprintendenza ha rilasciato il proprio parere favorevole, indicando però una serie di prescrizioni. Tra queste il decremento della cubatura, le mancate modifiche alla sagoma, l’altezza massima non supererà quella dei fabbricati adiacenti. «L’immobile – si legge nel documento – dovrà essere orientato alla non totale cancellazione della matrice storico testimoniale alla quale si ascrive l’edificio, quale frammento urbano del quartiere San Berillo. La riqualificazione pertanto dovrà avvenire attraverso la conservazione di segni distintivi, archetipi dell’oggetto architettonico, riproponendo integralmente l’apparato decorativo».

Dario De Luca

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