«Abbiamo esaurito un gomitolo del rammendo». Le parole del sociologo Carlo Colloca chiudono una fase importante per il campo San Teodoro di Librino, quella della ribalta nazionale dovuta al progetto del senatore Renzo Piano. Adesso se ne apre una nuova: «Lasciamo il progetto in ottime mani», assicura Roberto Corbìa, l’architetto che insieme alla collega Roberta Pastore ha guidato la trasformazione di un’idea in realtà. Le mani sono quelle già indurite da anni di lavoro dei Briganti, la squadra di rugby che nel 2012 ha occupato l’impianto, strappandolo al degrado, trasformando le macerie – «Sembrava un’area bombardata», racconta spesso uno dei fondatori, Piero Mancuso – in un punto d’incontro sociale e sportivo. Ma le mani sono anche quelle di Salvatore, uno degli ortolani che alle soglie dei 70 anni ha varcato l’ingresso del Senato per andare a spiegare personalmente all’architetto Renzo Piano come ha fatto a far crescere i suoi ortaggi e la sua frutta in un fazzoletto di terra liberato dai rovi. Le mani sono quelle di Mario, il pittore che abita a poche decine di metri dal San Teodoro ma che, per sua stessa ammissione, non conosceva la trasformazione che era in atto proprio sotto casa sua. «Mi vergogno a dirlo, ma non sapevo di questa realtà – racconta – sono venuto la prima volta per spiegare come passare il colore, ma era impossibile lasciare questi ragazzi, continuerò a stargli vicino e cercherò di coinvolgere quelli della mia zona».
Volti e parole di un progetto che «non è mai stato schematico», come ricorda Piero Mancuso davanti al sindaco Enzo Bianco, agli assessori Saro D’Agata (Legalità e Librino) e Luigi Bosco (Lavori pubblici). E che negli ultimi mesi si è allargato, grazie al progetto G124. Che oggi si chiude, lasciando in dono ai cittadini di Librino una concreta piccola opera di rammendo: un tessuto urbano ricostruito tra la scuola Brancati e l’impianto sportivo del San Teodoro. Il collegamento tra le due strutture è stato finalmente asfaltato e lungo il percorso sono stati disegnati 15 giochi da strada, in molti casi rivisitazioni di antichi giochi siciliani, come quella della nucidda o la campana. Per divertirsi o per imparare. Si stagliano coloratissimi sull’asfalto nero. La parte finale della strada costeggia una collina argillosa che è stata pulita e in parte appianata: qui nascerà una zona verde, grazie alla donazione di piante, arbusti e alberi dai vivai Faro, impresa socia di Confagricoltura. Più in basso, infine, si sono moltiplicati gli orti sociali. «Ci sono dal 2012 e l’ultimo ampliamento risale a quest’estate, durante il campo antimafia organizzato da Arci», precisano i Briganti. Secondo i progetti del Comune l’esperienza si allargherà ancora nel quartiere. «Realizzeremo a Librino il più grande porto sociale d’Italia, affideremo 50 ettari di terra a scuole, parrocchie e gruppi di cittadini», annuncia Bianco.
Tutto è stato possibile grazie all’impegno di 25 giovani volontari, professionisti, artisti, che hanno partecipato a un workshop per la realizzazione dei giochi da strada. E all’aiuto di alcuni sponsor. «C’è stata una sinergia notevolissima tra movimenti e istituzioni, adesso la continuazione è sulle nostre spalle – afferma l’assessore D’Agata – Se serve tirateci pure per la giacchetta, noi non faremo mancare il nostro supporto».
A tirare la giacchetta all’amministrazione ci pensano subito i protagonisti della riqualificazione. «Bisogna continuare subito per non vanificare lo sforzo collettivo compiuto», sottolinea l’architetto Corbìa guardando negli occhi il sindaco Bianco e citando il procuratore capo di Catania Giovanni Salvi che è venuto a fare visita al San Teodoro per due volte. «Non deve cadere l’attenzione su questo posto», aggiunge Piero Mancuso. Al Comune spetta soprattutto il compito di completare la riqualificazione delle palestre, due grandi strutture, al momento inutilizzabili che necessitano di importanti interventi. «E’ difficile destinare fondi europei a questo – precisa l’assessore Bosco – ma seguiremo la strada della manutenzione straordinaria».
Discorso a parte merita il campo da gioco, dove le varie squadre dei Briganti disputano i rispettivi campionati. Serve ancora molto lavoro. Oggi, con le violente piogge della mattinata, il terreno è diventato un acquitrino. Dopo la concessione ufficiale del campo ai Briganti, per cui manca ancora qualche dettaglio, si tenterà di migliorarlo grazie all’aiuto della federazione Rugby. Ma i progetti della società sportiva non finiscono qui. «Tra un mese lanceremo il progetto di riorganizzazione del club – spiega Mancuso – vorremmo che ci siano migliaia di soci, ognuno con una quota sociale simbolica come succede in altri club prestigiosi. Sarebbe un pericolo – conclude – pensare che siamo giunti a un traguardo. Siamo solo all’inizio».
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