L'assessore etneo riporta in aula sul caso della piattaforma montata, abbandonata e poi smontata. Ideata a costo pubblico zero «per i bimbi handicappati vicini a questa associazione presieduta da una suora». Gruppo che invece, come ha spiegato MeridioNews, non ha mai svolto attività ed è rappresentata da un condannato per appropriazione indebita
S. G. Li Cuti, D’Agata torna sul solarium E tace al consiglio della onlus fantasma
«Ci è stato chiesto da parte di un’associazione di realizzare a loro cura e spese un grande solarium per cui il Comune di Catania aveva la concessione. La metà sarebbe servita per i bambini portatori di handicap e l’altra metà per tutti i cittadini». Così l’assessore all’Ecologia e ambiente Rosario D’Agata spiega davanti al consiglio comunale etneo. Il riferimento è ancora una volta al caso del solarium di San Giovanni Li Cuti – montato, abbandonato e poi smontato -, affidato dall’amministrazione alla onlus fantasma Maria SS. Bambina di Rimini. «Era un di più rispetto ai sei siti di accesso al mare che avevamo, gratuito per il Comune e per giunta con una funzione sociale», continua D’Agata. La stessa versione fornita in una nota all’indomani del caso sollevato da MeridioNews e lacunosa in diversi punti, come si può ricostruire dai documenti contenuti nel fascicolo comunale. «Lei ha appena legittimato qualunque cittadino a fare le cose, basta che sono gratis per il Comune. Questo è gravissimo», risponde durante la seduta il consigliere d’opposizione Manlio Messina.
Nel suo intervento D’Agata urla, si accalora e si arrabbia raccontando di come il Comune volesse dare «un di più» ai cittadini. Soprattutto «ai nostri piccoli fratelli svantaggiati», intesi come i bambini portatori di handicap «vicini a questa associazione». Onlus che però non ha mai operato a Catania né risulta iscritta nell’apposito registro della Regione Emilia Romagna, dove ha sede. Neanche su Internet si trova traccia di attività portate avanti dal gruppo. Che, del resto, presenta al Comune la sua idea di realizzare un solarium «per attività riabilitative ed educative» con una lettera che non riporta nemmeno il nome di un responsabile. A queste finalità l’amministrazione aggiungerà poi la costruzione e gestione di un bar, mai richiesto – almeno con un atto formale – dalla onlus.
Eppure D’Agata racconta al consiglio comunale di come l’associazione fosse «presieduta da una suora appartenente alla congregazione delle suore Bambine di Gesù, presenti in diversi continenti». Il riferimento è probabilmente alle suore di Maria Bambina, nota fondazione internazionale che ha smentito a MeridioNews qualunque coinvolgimento nel progetto della onlus quasi omonima – ma sconosciuta – né svolge nelle sue sedi di Rimini servizi di assistenza ai disabili. La religiosa citata da D’Agata è invece suor Bruna Corti, il cui nome compare solo nella convenzione tra il Comune e la onlus. A firmare però la delega dell’associazione e a presentarsi come presidente nei documenti non è lei – come sostenuto più volte dall’assessore – ma Claudio Foti, catanese emigrato a Rimini con alcuni procedimenti penali a carico e una condanna per appropriazione indebita.
«Dopo la truffa alla mia assistita si è fatto un po’ di carcere, ma ora è libero e sempre irreperibile», spiegava alla nostra testata Paola Bergamini Benzi, avvocata riminese che ha sostenuto un processo a carico di Foti. E irreperibile era la stessa onlus anche per il Demanio marittimo – che non ha mai approvato la cessione delle autorizzazioni per il solarium dal Comune alla presunta onlus – e per lo stesso assessore D’Agata. Che solo poche settimane fa ammetteva: «Sono riuscito a parlare a fatica con l’associazione e solo con i suoi intermediari locali».