Riproduzione assistita, sentenza storica: “Diagnosi preimpianto in una struttura pubblica”. Il Prof Cittadini: “Un passo avanti”

La scienza vince contro l’oscurantismo bigotto della politica politicante. Una importantissima sentenza  del Tribunale di Roma, dello scorso settembre, riconosceva, ad una coppia che aveva già avuto un figlio affetto da fibrosi cistica, il diritto a sottoporsi alla diagnosi genetica preimpianto, diritto riconosciuto da una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo.

Ora la ASL Roma A ha comunicato che l’intervento verrà fatto  in una propria struttura. I costi, insomma, come avviene nei Paesi civili, saranno sostenuti dal Sistema sanitario nazionale. La diagnosi genetica di preimpianto (PDG) era ammessa solamente per le coppie infertili. Ora, “questa incomprensibile discriminazione viene a decadere aprendo la possibilità anche a coppie affette da altre patologie genetiche come la microcitemia di sapere in anticipo se il loro figlio nascerà sano” commenta il professor Antonio Colicchia. che dirige l’unità operativa di fisiopatologia della riproduzione del centro Sant’Anna di Roma dove verrà eseguita la diagnosi.

Soddisfazione viene espressa anche da Ettore Cittadini, medico palermitano noto nel mondo per essere stato un pioniere della fecondazione in vitro e, attualmente,  Presidente  della Fondazione per gli studi sulla riproduzione umana:

“Prendiamo atto con soddisfazione della sentenza del Tribunale di Roma che ordina ad una struttura pubblica di eseguire la diagnosi genetica preimpianto, peraltro gia’ ampiamente praticata nel privato, su una coppia fertile affetta da fibrosi cistica.  Questa sentenza – aggiunge Cittadini – rappresenta un ulteriore passo in avanti nell’allineamento del nostro Paese alla direttiva europea ed all’accettazione, ormai planetaria,della Pgd (diagnosi genetica preimpianto), peraltro irrinunciabile in situazioni del genere. L’onorevole Eugenia Roccella afferma che ‘non spetta alla magistratura stabilire i requisiti delle strutture ed i criteri di appropriatezza dei trattamenti’ ma e’ ancor meno accettabile che essi vengano decisi da politici non competenti ed ideologizzati”.

Redazione

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