Sono ripresi i lavori per il completamento della pista ciclabile che coinvolge gli itinerari delle vecchie stazioni della Valle dell’Anapo, da Ferla-Cassaro a Buscemi. Un progetto promosso dai Comuni del comprensorio ibleo che comporterebbe un’importante rivalutazione turistica di un territorio per anni poco accessibile. Tuttavia, la modalità di realizzazione di tale lavori nel tratto vicino all’ex stazione ferroviaria di Cassaro, dentro la Riserva naturale orientata di Pantalica e Valle dell’Anapo, preoccupa l’associazione Acquanuvena che, nel Siracusano, si occupa da anni di ambiente e sostenibilità.
«Abbiamo appurato – spiega il presidente Saro Cuda – che nella Zona A della riserva si sta utilizzando un materiale che potrebbe essere impattante. Noi siamo impegnati da sempre nella protezione dell’ambiente, per cui siamo favorevoli a qualsiasi progetto che serva alla fruizione ecocompatibile del territorio, come una eventuale pista ciclabile, ma non a interventi che incidono nella naturalità di un sito che è Riserva naturale orientata». Attraverso un esposto congiunto con l’associazione Dahlia di Palazzolo Acreide, Acquanuvena richiede dunque alle autorità competenti una verifica degli interventi, operati e ancora da operare non solo sull’importante sito naturalistico di Pantalica, ma su tutto il percorso previsto dal progetto. In particolare, sono i materiali utilizzati per la copertura del manto ciclabile, a base di calcestruzzo drenato e fibra di polipropilene, a destare le perplessità delle due associazioni.
«Ci chiediamo – afferma la presidente dell’associazione culturale Dahlia Natya Migliori, già promotrice di precedenti esposti che mettevano in luce altre sospette illiceità legate alla realizzazione della pista in Val D’Anapo – se i lavori siano stati regolarmente autorizzati dalla Sovrintendenza e dall’ente gestore della Riserva, e se i materiali utilizzati siano conformi alle norme che regolano tali interventi in un’area particolarmente delicata». Le associazioni chiedono un serio approfondimento e verifiche immediate alle autorità competenti nonché, in caso di riscontrata irregolarità degli interventi, di adottare provvedimenti decisi e necessari alla tutela dell’area. «Pantalica e la Valle dell’Anapo – concludono i presidenti delle due associazioni – rappresentano per noi e per le generazioni future un raro patrimonio naturalistico che è necessario difendere. Ci auguriamo fortemente che la questione venga presa in seria considerazione, come la stessa riserva merita».
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