Rinviati a giudizio gli ex componenti degli organi aziendali della Banca popolare dell’Etna. È con il decreto dello scorso 6 dicembre che il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania, accogliendo la richiesta avanzata dalla procura, ha
disposto il rinvio a giudizio per 13 persone indagate per aggiotaggio e ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza.
A essere rinviati a giudizio sono: Filippo Azzia (classe 1959), Emilio Monfrini (classe 1935), Carmelo Schilirò (classe 1960), Piero Portale (classe 1957), Giuseppe Martelli (classe 1958), Antonino Cipolla (classe 1963), Michele Biondi (classe 1954), Nunzio Faranda (classe 1945), Giosuè Saccullo Russello
(classe 1963), nella loro qualità di ex componenti il consiglio di amministrazione; l’ex direttore generale Alfio Benvegna (classe 1948), e gli ex componenti il collegio sindacale: Alberto Sebastiano Caserta (classe 1951), Giuseppe Alfredo Nigro (classe 1962) e Angelo Gabriele Ciraldo (classe 1965).
L’ex banca brontese è stata oggetto di accertamenti ispettivi disposti dalla Banca d’Italia a
seguito dei quali è stata evidenziata la progressiva compromissione degli equilibri tecnici
aziendali e le gravi carenze nella governance.
Le criticità emerse hanno portato la Banca Popolare dell’Etna, nell’aprile del 2014, ad
essere sottoposta a procedura di amministrazione straordinaria (che si è conclusa il 30
novembre 2015) a seguito della fusione per incorporazione con l’intermediario finanziario
romano Igea Finanziaria Spa, che ha dato origine al nuovo istituto di credito Igea Banca
SpA (con sede legale a Roma) con sportelli nella Capitale e in Sicilia (Palermo, Catania e
Bronte).
Le indagini effettuate dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di
Catania, anche sulla base dell’analisi della documentazione messa a disposizione dalla
Banca d’Italia, hanno consentito alla procura di contestare una serie di episodi di
gravi irregolarità nell’amministrazione e di gravi violazioni normative.
In particolare, le
indagini svolte dalle fiamme gialle etnee hanno messo in evidenza un anomalo accentramento del potere decisionale a favore dell’allora presidente del consiglio d’Amministrazione, Azzia e dell’ex direttore generale Benvegna. Nella redazione di bilancio del 2012, avrebbero adottato criteri di valutazione
dei prestiti non in linea con i principi contabili internazionali. Il collegio sindacale, secondo la guardia di finanza, avrebbe omesso di svolgere una sorveglianza attiva sulla corretta applicazione della normativa
antiriciclaggio.
Le fiamme gialle, inoltre, parlano di «un’imprudente politica creditizia» che avrebbe provocato il rapido deterioramento del comparto
con pesanti conseguenze sulla redditività e il patrimonio. Sarebbero emersi, infine, differenti conflitti di interesse originati dall’esistenza di «parallele relazioni d’affari»
intrattenute dagli amministratori della Banca con alcuni clienti.
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