Dedicata alle grandi incompiute del quartiere di Librino a Catania, questa è la prima di una serie di video inchieste, risultato del nostro laboratorio di video giornalismo. Prendete degli aspiranti giornalisti, aggiungete tanta passione e una videocamera, condite il tutto con l'opportunità di essere seguiti da professionisti del settore ed ecco gli ingredienti di questo grande, piccolo progetto
Rimpianti sportivi
Catania, direzione sudovest, ecco comparire i palazzi di Librino.
Il grande quartiere autonomo dalla città esiste solo nelle carte del progetto di costruzione degli anni Settanta. Oggi, tra i grandi viali che collegano le zone rurali agli alloggi popolari non c’è nulla di ciò che era stato previsto.
Da queste parti l’istituzione e la politica arrivano solo con l’avvicinarsi delle scadenze elettorali. Librino approda spesso sulle pagine dei quotidiani locali e nazionali; il disagio minorile, lo spaccio di droga, il forte legame tra fette di questa popolazione e la criminalità organizzata, hanno scavato un solco ancor più profondo tra il quartiere e il resto della città.
Gli abitanti e le associazioni di volontariato, chiedono attenzione e spazi per i giovani. Ma le tante strutture di proprietà del Comune, ormai completamente abbandonate e vandalizzate, sono il simbolo dell’abisso nel quale qui si sprofonda da decenni.
I ragazzi di Librino sono costretti a giocare per strada nonostante l’esistenza di grandi strutture sportive come Villa Fazio e l’impianto di viale S.Teodoro, oggi completamente inutilizzabili.
Tra la speranza di chi lavora a stretto contatto con i bambini e non ha spazi dove farli allenare e il ricordo di un impianto che alla fine degli anni Novanta era capace di coinvolgere 140 ragazzi al giorno ecco arrivare la risposta dell’attuale amministrazione comunale: «Ristruttureremo completamente gli impianti, per i quali sono arrivate offerte di gestione dalla F.G.I.C. e dal Calcio Catania. Librino è una zona molto bella, va riqualificata e non deve rimanere ai margini della città».
C’è molto da lavorare affinché queste due strutture, e l’intero quartiere, diventino qualcosa di diverso da un mucchio di macerie e promesse fallite, come le immagini impietosamente dimostrano.
NB. La redazione e l’autore desiderano precisare che per la realizzazione dell’intera inchiesta sono state utilizzate apparecchiature non professionali. Inoltre sulla durata della stessa incide il limite temporale imposto dalla piattaforma Youtube. Le produzioni del “Laboratorio inchieste e videogiornalismo” , coordinato da Rosa Maria Di Natale, verranno pubblicate nelle prossime settimane.