I lavoratori del cosiddetto «bacino prefettizio» continuano a protestare per l'offerta di contratti a rotazione trimestrale. «E nel frattempo la città è sempre più sporca», dicono. Nel frattempo, a guardare i dati sulla raccolta della spazzatura, nei cinque mesi prima dell'estate le percentuali di differenziazione colano a picco
Rifiuti, tra operatori precari e differenziata giù Da gennaio a maggio i numeri sempre in calo
Sono tempi bui per la spazzatura in città, e la mezzanotte sembra ancora lontana. Lo sanno bene i 104 lavoratori del cosiddetto «bacino prefettizio», già vittime di licenziamenti collettivi, ricollocate alla buona nel settore munnizza e adesso costrette a fare i conti con la proposta di contratti a rotazione trimestrale: lavori un mese e i tre successivi stai a casa, a gruppi di venti, per potere portare a casa almeno tre mensilità all’anno grazie alla gara ponte che ha affidato il servizio di raccolta dei rifiuti alle ditte Senesi ed Ecocar, mentre per l’appalto settennale continua a non presentarsi nessuno. «E che le cose vadano male se ne accorgono anche i cittadini – dicono gli operatori che continuano a protestare contro la rotazione – Catania è sporca, ed è sempre più sporca. Perché farci lavorare così poco quando è evidente che c’è bisogno di noi?».
Un gruppo di loro sono tornati, ieri mattina, a Palazzo degli elefanti. Continuano a chiedere la stessa cosa: «Che le istituzioni non accettino la nostra posizione. Ci dicono che dobbiamo aspettare, ma come facciamo sapendo di dovere rimanere tre mesi a casa e lavorare a saltare?». Sono andati all’ingresso del municipio, in piazza Duomo, hanno incontrato il vicesindaco Marco Consoli, ma non sono soddisfatti: «Vogliamo un tavolo in prefettura per discutere – aggiungono – Non ci sentiamo tutelati neanche dai sindacati e le ditte, ovviamente, non sono contente di sapere che c’è questa protesta in corso». In via informale, si sarebbero sentiti dire: «”Se il Comune paga puntuale, si pensa all’assunzione”, ma lo sappiamo che sono cose dette tanto per dirsi, per scaricare il barile da una parte all’altra».
Ad ascoltare i loro racconti, di personale in più nell’igiene urbana cittadina ci sarebbe pure bisogno. «Ci sono colleghi che escono da soli, perché non ci sono persone a sufficienza. Macchinari che dovrebbero essere usati quando si è almeno in due e che invece vengono manovrati anche da singoli, doppi turni – aggiungono – E poi è ovvio che con più persone la pulizia viene raccolta prima, ne beneficiano tutti». I dati sulla raccolta dei rifiuti nel capoluogo etneo nei primi cinque mesi del 2017 – gli unici disponibili per il momento – sono impietosi. E non riguardano, è bene precisarlo, la gestione Sen.Eco., che ha iniziato a occuparsene a partire dal 16 maggio di quest’anno.
Secondo le tabelle fornite dalla direzione Ecologia (al movimento politico Catania bene comune, che ha fatto richiesta di accesso agli atti), la quantità di rifiuti indifferenziati raccolta a Catania cresce dalle 16 milioni di tonnellate di gennaio alle quasi 18 milioni di tonnellate di maggio. Una oscillazione a cui corrisponde una contestuale costante diminuzione delle percentuali di raccolta differenziata: 11,52 per cento a gennaio, 10,19 per cento a febbraio, 10,01 a marzo, 9,13 ad aprile, 8,52 a maggio. Numeri che hanno anche a che fare con un piano d’intervento che risale alla gara d’appalto precedente a questa, cioè quella assegnata nel 2011 al consorzio Ipi-Oikos. E che già a quei tempi appariva inadeguato. Eppure la promessa di un nuovo contratto, con una rivoluzione nel settore dell’igiene urbana estesa a tutta la città, il sindaco Enzo Bianco l’aveva fatta nel 2015. Annunciando che nel 2016 le cose sarebbero cambiate. E il 2017, nel frattempo, è agli sgoccioli.