Arrestato nei blitz Piazza Pulita e Gorgoni, l'uomo era accusato di avere stretto un patto con il capo del clan Cappello per consentire alla cosca di mettere le mani nella spazzatura. Guglielmino è morto a dicembre del 2018
Rifiuti, sequestro da 20 milioni agli eredi di Guglielmino I rapporti con il boss Massimiliano Salvo per gli appalti
Sequestro da 20 milioni agli eredi di Vincenzo Guglielmino, l’imprenditore morto a fine 2018 mentre era sotto processo per i rapporti intrattenuti con i clan mafiosi e gli interessi condivisi nel settore dei rifiuti. La Dia ha chiesto e ottenuto la misura di prevenzione disposta dal tribunale di Catania.
I sigilli sono stati posti alle società Ef Servizi Ecologici, che raccoglie i rifiuti in diversi centri tra cui Aci Catena, e Gv Servizi Ambientali, diversi immobili, veicoli, terreni, un opificio e poi rapporti bancari e finanziari. Dalle indagini la sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio nelle mani dell’imprenditore, che negli anni prima del decesso aveva trasferito fittiziamente i beni ai familiari.
Guglielmino era stato arrestato nel 2017 nell’ambito dell’operazione Piazza pulita, con l’accusa di tentata estorsione alla società Roma Costruzioni che aveva l’appalto della raccolta dei rifiuti a Noto.
Nel 2018, l’inchiesta Gorgoni, dove l’uomo è stato considerato punto di riferimento del clan Cappello di Massimiliano Salvo. Tramite la cosca catanese e i referenti del clan Laudani, Guglielmino avrebbe cercato di mettere le mani sull’appalto settennale ad Aci Catena e di condizionare l’affidamento dei servizi a Misterbianco e Trecastagni. Una vicinanza ai Cappello che gli era valsa l’accusa di associazione mafiosa.