Finché gli enti territoriali non aggiorneranno i propri piani d'ambito con i nuovi fabbisogni individuati dalla Regione sarà difficile fare passi in avanti nell'impiantistica. I termini per farlo sono stati già abbondantemente superati
Rifiuti, piano di gestione finora è stata un’arma spuntata L’inerzia delle Srr e il rischio di mantenere lo status quo
«La Srr adotta il piano d’ambito e il relativo piano economico-finanziario di supporto entro sessanta giorni dalla pubblicazione del piano regionale di gestione dei rifiuti». Spulciare tra le prescrizioni normative, gettare un’occhiata alle tempistiche previste dalla legge, in Sicilia è un’operazione a suo modo rischiosa. Il pericolo è quello di essere tacciati di ingenuità. Perché, si dirà, quando mai i termini vengono rispettati all’interno della pubblica amministrazione? Ci sono tuttavia questioni che, nel lento arrancare burocratico, tendono a scivolare nel dimenticatoio, pur avendo effetti concreti nella vita dei cittadini. O meglio, pur contribuendo a evitare che le cose cambino e si creino i presupposti per tirarsi fuori dai problemi. Il caso dei rifiuti, da questo punto di vista, è emblematico.
Nei quasi quattro anni di governo Musumeci, i proclami sono stati tanti, le promesse altrettante, i fatti molto meno. Con uno stato d’emergenza dichiarato nel 2018 e poi con l’annuncio del definitivo abbandono di questo status, la normalità nella gestione della spazzatura resta lontana. Lo si vede nelle città, ne si ha la conferma ogni volta che il padrone di uno degli impianti privati di trattamento avverte della possibilità di chiudere i battenti o ridurre i conferimenti. Tra i passi concreti compiuti c’è stato senz’altro l’approvazione, dopo anni di attesa, del piano regionale di gestione. Strumento fondamentale per stabilire quali fabbisogni i singoli territori – gestiti amministrativamente da 18 Srr – hanno, quanta spazzatura devono gestire. Stabiliti i quantitativi, la legge, che fino a quando non sarà soppiantata dalla riforma ferma da tempo all’Ars, resta la numero 9 del 2010 prevede che siano proprio le Srr a stabilire che tipo di impiantistica utilizzare per soddisfare i bisogni.
Il passaggio è fondamentale per tanti motivi. Dalla creazione di alternative valide a sottrarsi all’oligopolio che tiene in pugno il settore, dall’affermazione del principio che prevede la chiusura del ciclo di gestione all’interno dell’ambito della Srr. Avere una pianificazione adeguata offre anche la possibilità di presentarsi con le carte in regola in Europa per intercettare finanziamenti, ma anche fare chiarezza fra i privati che ambiscono a costruire impianti, nella consapevolezza che – norma alla mano – se un progetto non rientra tra i piani della Srr non dovrebbe poter vedere la luce. Il condizionale, in questo caso, è d’obbligo perché negli ultimi anni non sono mancati i casi in cui alla Regione pare si sia derogato a questo principio. La vicenda del maxi-impianto di compostaggio della Rem della famiglia Caruso, autorizzato pur non avendo il nulla osta della Srr Catania Metropolitana, è l’esempio più eclatante.
Le strategie e la visione di ogni singola Srr trova spazio nel piano d’ambito, un documento che dovrebbe essere aggiornato ogni volta che un piano regionale vede la luce. Per la precisione ogni ente avrebbe due mesi di tempo per farlo. In Sicilia, l’ulltima versione del piano regionale – il principale dei lasciti dell’ex assessore Alberto Pierobon – è stata pubblicata nella gazzetta ufficiale il 9 aprile scorso. Da allora, però, le Srr hanno manifestato tutt’altro che prontezza. «A fine luglio il Cda ha condiviso la necessità di rimettere mano al piano d’ambito aggiornandolo con i nuovi fabbisogni», rivela uno degli amministratori delle 18 società di regolamentazione. «Sappiamo che va aggiornato, ma ci sono tante incombenze. Lo faremo appena possibile, al più presto insomma», è il commento di un altro presidente di Srr. Le ammissioni dei ritardi sono diffuse e la sensazione è che anche alla Regione finora non si sia fatto nulla per accelerare i tempi. Eppure, per quanto all’apparenza si potrebbe pensare che si tratti soltanto di un’incombenza burocratica, in realtà ne va della reale efficacia del piano di gestione dei rifiuti. Senza piani d’ambito aggiornati, il rischio è che rimanga lettera morta. E in questo caso si tratterebbe di qualcosa non tacciabile semplicemente come ingenuità.
Riceviamo e pubblichiamo da Rem
Il nulla osta fu regolarmente rilasciato con nota della S.R.R. Catania Area Metropolitana prot. n.1921 del 31/7/19, resa ostensibile a tutte le amministrazioni intervenute, nella sezione (SI-VVI) dedicata alle istanze di autorizzazioni ambientali. In quell’occasione, infatti, «facendo seguito a quanto richiesto con nota del 22-01-2019 prot. n° 4286, pervenuta alla scrivente in data 23-01-2019 prot. n. 119/19, con la presente si comunica che nella seduta del 30-07-2019 il CdA della scrivente società ha deliberato ed esitato quanto di seguito: “verificato il parere emesso dal Comune di Catania con nota prot. n. 208184 rif. prot. n. 156085/19, la SRR “Catania Area Metropolitana, comunica il parere positivo allineandosi con quanto indicato nello stesso.
La replica di MeridioNews
Non risulta che i Comuni siano gli enti deputati a valutare la compatibilità dei progetti con il piano d’ambito della Srr. Nello specifico, il parere richiamato da Rem ed espresso dalla Srr Catania Area Metropolitana rimanda a un parere del Comune di Catania contenente – come si evince dallo stralcio riportato nel decreto Aia del 22-10-2019 – prescrizioni in materia urbanistica. A sottolineare l’assenza del nullaosta è stata, infine, la Cts della Regione Siciliana nel parere di verifica di ottemperanza rilasciato in data 24 luglio 2020.