Obiettivi che continuano a sembrare buoni propositi o poco più, dubbi sul futuro dirigenziale del dipartimento e una riforma che, ancora prima di approdare all’Ars, è già stata criticata. A quasi otto mesi dall’insediamento per Nello Musumeci, il rompicapo rifiuti continua a essere lontano da una soluzione. Soprattutto a breve-medio termine, ovvero i tempi che la politica ha a disposizione per evitare che tutto diventi irrecuperabile. In un contesto che da più di un decennio vive di emergenze, con ordinanze straordinarie che di volta in volta rinviano il ritorno alla normalità.
A tre settimane dalle ultime disposizioni impartite dal governatore, è questo lo stato dell’arte. A certificarlo sono le indiscrezioni che arrivano in merito all’ultimo aggiornamento relativo alla raccolta differenziata: la media regionale si attesterebbe intorno al 28 per cento. Il dato fa riferimento ad aprile e indica una crescita di appena mezzo punto percentuale rispetto al mese precedente. Ancora una volta a fare da zavorra sarebbero le città più grandi, incapaci nella maggior parte dei casi di implementare i correttivi necessari a garantire una raccolta di entità non risibili. In tal senso, si registrerebbero segnali addirittura di peggioramento a Catania, dove tra marzo e aprile la differenziata sarebbe scesa dal 9,4 al 7 per cento circa. Il capoluogo etneo, facendo il raffronto con gli ultimi dati ufficiali, è quello messo peggio tra le città metropolitane, ma anche le altre non hanno di che gioire: a marzo Palermo ha registrato il 15,5 per cento, mentre Messina poco di più (16,8). Non sorridono neanche gli altri capoluoghi: Siracusa (11,3), Trapani (14,8), Ragusa (21,2), Caltanissetta (19,7), Enna (24,2). L’unica eccezione è Agrigento, balzata tra febbraio e marzo dal 38,9 al 62 per cento, e, stando alle indiscrezioni, ancora in crescita.
Tali numeri si scontrano con la soglia del 35 per cento che la struttura commissariale – formata in seguito al riconoscimento dello stato d’emergenza da parte del governo nazionale – ha fissato per i Comuni inadempienti (in una fase in cui la normativa europea fissa il livello minimo al 65 per cento). L’obiettivo in un primo momento andava raggiunto entro maggio, ma considerata l’evidente impossibilità di ottenere uno slancio di tale portata entro i termini, a inizio mese Musumeci ha deciso di concedere altro tempo, rimandando all’1 ottobre la data in cui i Comuni saranno inibiti a conferire in discarica oltre il 70 per cento dei rifiuti prodotti. Per la restante parte, andrà trovata un’alternativa che, detto in altre parole, significa spedire i rifiuti fuori dalla Sicilia. L’onere dovrebbe ricadere totalmente sulle casse dei Comuni e andrebbe calcolato così: finirà fuori dall’Isola la percentuale ottenuta dalla sottrazione tra il restante 30 per cento e la percentuale di differenziata. Nel caso di Catania, per esempio, se le cose rimanessero così come ad aprile, il Comune dovrebbe trovare sistemazione per il 23 per cento della spazzatura. Dal canto suo la Regione, già lo scorso mese, ha indetto una manifestazione d’interesse per capire se esistano imprese interessate a occuparsi del trasporto. Spazzatura che per molti dovrebbe finire addirittura all’estero, vista l’indisponibilità delle altre regioni italiane a riceverla. A riguardo ieri il Movimento 5 stelle ha diramato una nota per invogliare la Regione a rendere noti i risultati di questo sondaggio. A cui, stando a quanto risulta a MeridioNews, avrebbero risposto tre società.
Nel frattempo, tra i corridoi di viale Campania, c’è chi sostiene che un potenziale rallentamento sarebbe in procinto di caratterizzare le attività del dipartimento: il dirigente generale Salvo Cocina starebbe infatti valutando una presunta offerta arrivata dal neosindaco di Catania, Salvo Pogliese, che lo vorrebbe assessore ai Rifiuti. «Si tratta di una voce che circola da un po’ di giorni», ammette a MeridioNews uno tra i bene informati. Sullo sfondo, infine, rimane il ddl che la giunta Musumeci nei giorni scorsi ha preparato per riformare l’intero settore. Norme che – a partire dall’istituzione su base provinciale delle Ada in sostituzione degli Ato, chiamate a gestire i servizi sia sul fronte impiantistica che su quello della raccolta – metterebbero le basi per i cambiamenti promessi in campagna elettorale da Musumeci. «Se riusciamo ad approvarlo entro l’estate e, al contempo, raggiungiamo il 35 per cento di differenziata entro settembre usciremo dall’emergenza e si va all’ordinario», è il convincimento del governo. Un’evenienza che comunque avrebbe dello straordinario.
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