Da una parte l’aumento dei volumi di rifiuti per le strade cittadine, dall’altra lo spauracchio pressoché certo di un aumento delle tariffe della Tari. A Catania, la crisi rifiuti ha tutte le caratteristiche per diventare anche polemica politica. Domani il Consiglio comunale si riunirà per ragionare, tra gli altri, dell’adeguamento della tassa sulla spazzatura. Il presidente Giuseppe Castiglione ha convocato la seduta per le 19, su richiesta d’urgenza degli assessori Andrea Barresi e Roberto Bonaccorsi, rispettivamente responsabili dei settori Ecologia e Bilanci, con Bonaccorsi che è anche sindaco facente funzioni. Se le anticipazioni circolate in questi giorni dovessero essere confermate, la Tari dovrebbe schizzare in alto con una crescita del 18 per cento. Facile prevedere le critiche di coloro che si chiederanno che senso abbia pretendere maggiori tributi in un momento in cui il servizio di raccolta e smaltimento della spazzatura fa acqua da tutte le parti, nonostante la partenza – quantomeno sulla carta – del porta a porta nell’intero territorio comunale.
La situazione però facilmente descrivibile come il famigerato cane che si morde la coda e il motivo sta nell’aumento dei costi di conferimento dei rifiuti nell’impianto di trattamento meccanico-biologico di proprietà di Sicula Trasporti, a cui spetta poi la localizzazione delle discariche dove abbancare i rifiuti. Al momento in Sicilia sono due quelle attive – Gela e Siculiana, in attesa del contributo che dovrebbe essere arrivare da Trapani – ma con una capacità quotidiana che non è sufficiente a soddisfare. Per questo la Sicula da mesi si rivolge anche a siti fuori dall’isola, ma la spedizione ha maggiori costi che, a cascata, sono destinati a ricadere sui Comuni. E, dunque, sui cittadini. Da qui la prospettiva di un aumento della Tari un po’ dovunque, anche perché – va ricordato – il servizio di gestione dei rifiuti, per legge, va finanziato con i tributi locali. Tuttavia, da qualche settimana il governo Musumeci sta valutando la possibilità di sostenere economicamente gli enti locali con somme provenienti dal bilancio regionale. Gli iter burocratici, però, hanno tempi poco compatibili con l’emergenza igienico-sanitaria oramai acclarata e quindi i Comuni – Catania su tutti – sono chiamati a correre ai ripari.
Attendersi un’adesione unanime alle esigenze finanziarie di Palazzo degli Elefanti significherebbe essere ben più che ottimisti. Da giorni, per esempio, c’è chi raccoglie firme sulla piattaforma Change.org per sollecitare un’azione opposta: il disimpegno dal pagamento di una tassa vissuta come un esborso inutile. A riguardo c’è anche chi ricorda come in passato sia stata la giustizia a dare ragione ai cittadini che, a fronte di servizi non all’altezza, chiedevano una riduzione della Tari. Altro che aumenti. «C’è una norma che risale al 2014 che stabilisce che, in caso di mancato di svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti oppure di gravi violazioni, la Tari è dovuta nella misura massima del 20 per cento della tariffa», dichiara Carmelo Calì, presidente di Confconsumatori Sicilia, a Direttora d’Aria, la trasmissione radiofonica in onda su Sestarete tv e Radio Fantastica. «C’è qualche pronuncia da parte delle commissioni tributarie che ha dato ragione a contribuenti che hanno impugnato cartelle – continua Calì -. Ma qui il problema non è quello di scatenare dei contenziosi, le istituzioni però dovrebbero prendere atto che vi è una norma di riferimento e procedere a una riduzione proprio perché il servizio non viene reso». Calì poi ricorda come non sia giusto che a pagare lo scotto siano i cittadini: «Parliamo di un problema irrisolto che le istituzioni per anni non hanno voluto affrontare, la mancanza degli impianti non è colpa dei cittadini ma di chi vi doveva provvedere e non lo ha fatto. Chiedere soldi ai cittadini – conclude il presidente di Confconsumatori Sicilia – mi sembra una posizione schizofrenica».
A cercare di capire cosa non ha funzionato, specialmente a Catania e in particolar modo nelle ultime settimane, è stata anche la Srr Catania Area Metropolitana, ente che per legge si occupa della pianificazione del ciclio dei rifiuti all’interno dell’ambito territoriale. «Nel lotto centro, nel passaggio dalla ditta uscente (Dusty) alla ditta subentrante (Gema), è successo qualcosa perché in quei giorni l’impianto di Sicula ha ricevuto complessivamente oltre mille tonnellate al giorno eppure a Catania la spazzatura non è stata conferita», ha spiegato il presidente della Srr Francesco Laudani a Direttora d’Aria. Laudani ieri ha preso parte a un incontro convocato in prefettura. «Questa è un’emergenza che dura da tanto tempo. Da un lato c’è stata la partenza del servizio di porta a porta in un lotto in un momento molto difficile, con una gara che siamo riusciti ad aggiudicare dopo che per sei volte era andata deserta, dall’altra c’è l’emergenza discariche – ha aggiunto Laudani -. Il deficit impiantistico è importante, noi non riusciamo a portare avanti quelli per gli impianti di selezione. Nel 2019 la Regione ha nominato un commissario, ma dopo tre anni ancora non abbiamo visto il progetto». A pesare sui cittadini è anche la carenza di informazioni: «Da questo punto di vista, credo non tutte le famiglie abbiano ricevuto adeguate comunicazioni e per fare la differenziata è necessario». Laudani, infine, ha affermato di non essere a conoscenza di casi in cui, nonostante l’avvio ufficiale del porta a porta, la differenziata non sia mai stata raccolta. «La mancanza dei mastelli potrebbe avere inciso, perché il conferimento senza può portare ad ammucchiare rifiuti diversi mettendo in difficoltà gli operatori al momento della raccolta», ha concluso il presidente della Srr.
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