«Si allunga in Sicilia lo spettro di una Campania bis». A lanciare l’allarme è Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia, che, in occasione dell’esecutivo regionale del sindacato a Palermo, ha rivendicato «l’urgenza di un piano dei rifiuti dentro un piano energetico regionale». Perché se negli ultimi anni l’Italia ha fatto registrare una crescita a due cifre (37 per cento) della produzione di bioenergia e un balzo di oltre il 60 per cento sul fronte del biogas, nell’Isola «siamo all’anno zero». Insomma in Sicilia, sembra non decollare la valorizzazione energetica di rifiuti e scarti.
Di più. La regione resta una delle «più arretrate d’Europa» per gestione dei rifiuti. Oltre il 90% degli scarti urbani, fanno sapere dal sindacato, 2,2 milioni di tonnellate, continua a finire in discarica. Altrove si accelera nella «combinazione integrata di raccolta differenziata, riciclo e valorizzazione energetica, ottenendo risparmi e producendo energia». In Sicilia, invece, da un decennio il sistema è «praticamente fermo» e «lontano anni-luce» dagli obiettivi Ue. L’Europa stabilisce, infatti, che il 70% dei rifiuti urbani sia riutilizzato e pone il limite temporale del 2030 per l’azzeramento del collocamento in discarica dei materiali riciclabili.
«Il fatto è che le multe comunitarie non le prenderà lo Stato, ma ricadranno su Regione e Comuni. E si tradurranno in nuove tasse» denuncia il segretario Cisl, puntando il dito contro «un paradosso tutto siciliano: mentre gli Ato restano eternamente in liquidazione, i 12.500 lavoratori del settore sono appesi a un filo e il costo dell’arcaico sistema dell’abbancamento in discarica spinge i Comuni verso il dissesto».
Da qui la richiesta avanzata al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, e all’assessore regionale all’Energia, Vania Contraffatto. Un cronoprogramma che metta un punto «all’immobilismo soprattutto sul fronte dell’impiantistica specializzata e che imprima una svolta alla logica datata dell’interramento, che, da qui a poco, farà della Sicilia una discarica a cielo aperto». Senza contare il «rischio infrazione pure per le 12 discariche abusive distribuite nel territorio dell’Isola, che andrebbero bonificate entro i primi di giugno».
Per il numero uno della Cisl Sicilia, allora, il Governo deve puntare su «dimensioni territoriali di raccolta più ampie di quelle dei vecchi Ato» e fissare «tempi e modi di una politica della differenziata che porti l’Isola lontano dagli ultimi posti della graduatoria nazionale». I dati, infatti, sono impietosi: a Messina la percentuale di differenziata si colloca poco sopra il 6%, a Palermo e Catania è del 10%. Oltretutto «secondo l’Ispra – segnala il segretario – all’aumentare della raccolta differenziata diminuisce per i Comuni il costo pro-capite annuo della gestione dei rifiuti».
Alla Regione la Cisl chiede anche «misure che sostengano la filiera delle imprese di produzione di bioenergia»: qualche decina in tutto in Sicilia. «Non arrivano neppure a cinquanta a fronte delle oltre 2.400 in attività nel Paese e delle 636 che operano nella sola Lombardia» conclude Milazzo.
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