Rate del mutuo, contributi per gli studi universitari dei figli, persino ceste natalizie. Vincenzo Liuzzo e Salvatore Pecora avevano un’idea molto precisa di come trasformare i rifiuti in risorsa. I due, rispettivamente dirigente di Arpa e funzionario dell’ex Provincia di Siracusa, sono stati arrestati ieri nell’operazione Mazzetta Sicula che ha scoperchiato il sistema tramite cui la famiglia Leonardi si è impadronita della gestione della spazzatura in buona parte dell’isola. Un impero di oltre cento milioni di euro su cui ieri il tribunale di Catania ha deciso di mettere i sigilli.
Antonello Leonardi, vero dominus della Sicula Trasporti che ieri mattina si è dimesso dal consiglio d’amministrazione, e il fratello Salvatore avrebbero avuto nei due dipendenti pubblici un punto di riferimento imprescindibile per portare avanti i propri affari. Fatti di documenti taroccati, pressioni e una gestione della munnizza, in più di un’occasione, lontana dalle prescrizioni di legge. Liuzzo e Pecora sarebbero stati gli occhi e le orecchie dei Leonardi. Ma anche le mani, specialmente quando c’era da rilasciare pareri sullo stato degli impianti della Sicula Trasporti. Su ciò che erano, ma anche su quello che sarebbero dovuti diventare. Specialmente in fatto di dimensioni.
Cinquasettenne nativo di Maletto, residente a Roccalumera ma domiciliato a Bronte, Vincenzo Liuzzo è stato a lungo e in largo monitorato dalla guardia di finanza, che a suo carico ha raccolto elementi per quasi un anno. A sufficienza per spingere il gip Stefano Montoneri a definirlo «un corrotto» che «ha ceduto i propri obblighi morali per il denaro, tanto da assumere atteggiamenti servili verso il proprio corruttore. La sua unica
preoccupazione è di conseguire i soldi». Per i magistrati, il dirigente dell’Agenzia regionale per l’ambiente si sarebbe speso in favore dei Leonardi in molteplici modi: dalle soffiate sulle date in cui sarebbero avvenuti i controlli a far sì che i propri colleghi non eccedessero in zelo. Liuzzo avrebbe sostenuto la richiesta di ampliamento dell’impianto di compostaggio dei Leonardi con pareri favorevoli.
Un impegno costante che gli imprenditori riconoscevano con una lauta retribuzione. Il 20 del mese era la data in cui il dirigente incontrava Antonello Leonardi per intascarsi una mazzetta di cinquemila euro. Buste piene di banconote da cento euro che arrivavano nelle mani di Liuzzo, con una puntualità da spingere gli inquirenti a parlare di «stipendio» parallelo. «Buongiorno, ho un appuntamento con Antonello. Chi sono? Liuzzo, Liuzzo!». Il 57enne, a tratti, sembrava stupirsi del non essere riconosciuto dai vigilantes che presidiavano gli ingressi. D’altronde nella discarica, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbe stato di casa. «Questi sono per tua moglie», dice Leonardi a Liuzzo a luglio 2018. Il riferimento alla consorte del dirigente viene spiegato da quest’ultima mesi dopo. A fine febbraio del 2019, a tenere banco è la visita che qualche settimana prima i finanzieri hanno fatto all’impianto della Sicula. Un’ispezione che preoccupa tutti. Compresi i Liuzzo. «lo, se non avevo il mutuo della casa, non avevo nessun tipo di problema», dice la donna.
Nei mesi precedenti, il marito era stato anche fermato su strada dalle fiamme gialle. Un controllo di routine soltanto sulla carta, in cui i militari avevano sorvolato sulla presenza di una busta con cinquemila euro in contanti poggiata sul sedile passeggero. Ridurre quello tra Liuzzo e Leonardi a un mero scambio di soldi sarebbe però riduttivo. Il dirigente, infatti, in più di un’occasione avrebbe indossato i panni di consigliere per gli affari del re dei rifiuti. Suggerendogli di tenere a bada il sindaco di Lentini – «te lo devi comprare, devi dirgli “non rompere i coglioni”» -, comprare una cava da acquistare e usare come discarica, ma pure di investire nei settori del ferro, delle biomasse e delle bonifiche. Gli ultimi specialmente convenienti, non solo per i contributi statali, ma anche per l’aiuto che lo stesso Liuzzo avrebbe potuto dare. «Ti devi sforzare a entrare nell’area a rischio, Antonello – diceva il dirigente -. Ti spiego perché: io diventerò direttore regionale delle Area a rischio ambientale… bonifiche».
Da Leonardi, oltre alle mazzette, Liuzzo avrebbe sperato di ottenere anche altro. «La femmina, il prossimo anno si dovrebbe laureare in giurisprudenza. Vediamo se ci riesci a farla parlare con la professoressa», dice il dirigente all’imprenditore parlando della figlia. Amore di papà che avrebbe travolto anche Salvatore Pecora, l’istruttore tecnico in servizio al Libero consorzio di Siracusa. Anche lui, per il gip, sarebbe un «corrotto», anche se nel suo caso gli inquirenti non sono riusciti a quantificare le somme elargite dai Leonardi. Meno incertezze, invece, sull’uso che ne avrebbe fatto. «Tieni, prendi qua. Con questo ti fai ferragosto», gli dice Antonello Leonardi. Incontrando la piena riconoscenza di Pecora. «Grazie, a mio figlio glieli sto mandando». Il giovane studia medicina all’estero e deve mantenersi.
Sempre al figlio pensa Pecora a dicembre di due anni fa, quando si presenta davanti a Leonardi e, dopo avere intascato l’ennesima tangente, gli chiede: «Un’ultima cortesia… se ti arriva qualche cesta (di Natale, ndr), che sicuramente te le portano a te, fammela avere che gliene sto facendo due al professore, quello di mio figlio». Desiderio da niente che Leonardi si mostra pronto a esaudire. Consapevole di avere davanti un uomo che non esita a ribadire «di essere sempre a disposizione».
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