La società etnea Dusty, insieme a una laziale, ambiscono alla delicata gestione del servizio cittadino. Finito nell'occhio del ciclone dopo le inchieste giudiziarie. Secondo la documentazione, la città dovrebbe essere divisa in due lotti con punti per il conferimento
Rifiuti, due le offerte per la gara ponte da 18 milioni Dopo proroghe e arresti obiettivo appalto settennale
La catanese Dusty e un’azienda laziale della quale non è ancora stato possibile conoscere il nome. Dovrebbero essere queste le due offerte arrivate a Palazzo degli elefanti per la nuova gara ponte sulla raccolta della spazzatura a Catania. Nella tarda mattinata di oggi, quando è scaduto il termine per la presentazione delle buste, chi ha seguito in questi mesi le vicende dei rifiuti cittadini attendeva con ansia l’esito dell’ennesima pezza sul grosso buco dell’affaire munnizza nel capoluogo etneo. Fino al 31 agosto, il servizio sarà gestito in proroga — uno degli ultimi atti dell’ormai ex primo cittadino Enzo Bianco — dal raggruppamento d’imprese Sen.Eco, composto da Senesi ed Ecocar, poi dovrebbe transitare alla ditta che risulterà aggiudicataria di questo mini-bando, del valore di oltre 18 milioni di euro per 130 giorni. Prorogabili fino all’aggiudicazione dell’ormai leggendaria gara settennale, andata deserta ogni volta che è stata tentata.
Il mini-bando prevede la divisione della città in due macro-lotti, l’istituzione di eco-punti di conferimento differenziato dei rifiuti e un’attenzione più specifica nei confronti delle aree mercatali. Più o meno le caratteristiche richieste dal piano d’intervento approvato nel 2016 dal Consiglio comunale appena uscito di scena. Nel capitolato d’appalto la città viene divisa in due zone, definite «omogenee» e individuate dopo «un attento studio», usando come delimitatore il cosiddetto «asse dei viali», da piazza Eroi d’Ungheria a piazza Europa: viale Mario Rapisardi, viale Regina Margherita, viale XX settembre, corso Italia. Tutto ciò che sta a nord di queste strade è il macrolotto A; tutto ciò che sta a sud è il macrolotto B. A occuparsene saranno, in totale, 709 lavoratori. Contro i 650 degli appalti che si sono susseguiti finora.
A fine maggio l’amministrazione etnea aveva inoltrato gli inviti alla partecipazione a 34 ditte. Le stesse coinvolte, ma soltanto sulla carta, nella gara settennale da 350 milioni di euro mai aggiudicata. In questo labirinto, in cui si mischiano burocrazia e scandali giudiziari, è previsto anche un meccanismo di premialità per l’assunzione dei 105 dipendenti del cosiddetto bacino prefettizio. Ormai da tempo protagonisti di contratti a saltare e roventi proteste.