Accolta la richiesta cautelare presentata dalla società della famiglia Proto. L'ordinanza del Consiglio di giustizia amministrativa è arrivata due giorni fa e mette in condizione la Regione di fare ricorso agli abbancamenti nell'impianto in provincia di Catania
Rifiuti, Cga sospende la sentenza del Tar su Oikos Discarica di Motta può riaprire in attesa del giudizio
La discarica di Oikos tra Motta Sant’Anastasia e Misterbianco può tornare a ricevere rifiuti. Sarà questo, con molta probabilità, l’effetto principale dell’ordinanza pronunciata mercoledì scorso, dalla sezione giurisdizionale del Consiglio di giustizia amministrativa. Sul tavolo dei giudici c’era la domanda di sospensione dell’efficacia della sentenza con cui, a giugno, il Tar di Catania aveva annullato l’autorizzazione integrata ambientale con cui la Regione, nel 2019, diede il via libera alla società della famiglia Proto per proseguire con l’abbancamento dei rifiuti. A quella decisione era seguita la chiusura dell’impianto. Adesso, però, l’istanza presentata dai legali di Oikos Rocco Todero, Giovanni Immordino e Giuseppe Immordino – gli ultimi due entrati a far parte della squadra difensiva in questa fase di giudizio – rimette in gioco tutto, o quantomeno per il momento consentirà agli imprenditori di riprendere l’attività. Possibilità, questa, che senz’altro susciterà l’interesse del dipartimento regionale ai Rifiuti, considerata la crisi di spazi per smaltire l’indifferenziata che quest’estate ha già creato problemi da una parte all’altra della Sicilia. Dall’emergenza mai superata a Catania alle lamentele che da Gela sono state sollevate per il ricorso eccessivo alla discarica pubblica che, sulla carta, dovrebbe servire soltanto i comuni della parte meridionale della provincia di Caltanissetta.
Nelle scorse settimane, il governo Musumeci, che si accinge a cedere il testimone al futuro governatore senza essere riuscito a fare compiere concreti passi in avanti all’impiantistica pubblica, e con il capitolo inceneritori fermo al palo, ha autorizzato l’invio in Olanda di diecimila tonnellate di rifiuti nell’arco di un anno. Una misura arrivata dopo anni in cui la spedizione fuori dall’isola della spazzatura era stata vista come uno spauracchio, per il rischio di vedere aumentare la tassa sui rifiuti, ma che di fatto già da tempo è stata avviata dalla Sicula Trasporti. La società, che gestisce l’impianto di trattamento di Lentini e che continua a essere gestita dagli amministratori giudiziari dopo il sequestro ai fratelli Leonardi, nell’ultimo anno ha smaltito i rifiuti in altre regioni d’Italia, ribaltando l’aumento dei costi sui Comuni che conferiscono l’indifferenziata. In tal senso, la scelta di rivolgersi a impianti stranieri è stata giustificata anche con l’opportunità di usufruire di tariffe più convenienti.
Per capire se l’Aia di Oikos avrà un futuro, bisognerà entrare nel merito del ricorso di Oikos. La trattazione è stata fissata a marzo del prossimo anno, quando i giudici saranno chiamati a valutare tutti i rilievi emersi nel procedimento di primo grado. A partire dalla vicenda legata alla particella catastale 131, che sarebbe stata utilizzata dall’impresa senza che la stessa fosse mai stata compresa nel progetto vagliato dalla Regione a fine anni Duemila. Un intrigo particolarmente fitto, che ha portato anche a una querela per calunnia nei confronti di dipendente comunale del Comune di Motta e che di recente è stata archiviata. Ma a essere complessa è l’intera storia della discarica, sulle cui vicissitudini pende anche un processo penale che, in primo grado, ha visto condannato l’imprenditore Domenico Proto e il funzionario della Regione Gianfranco Cannova.
«Il Comitato No Discarica, le associazioni ambientaliste Zero Waste Sicilia e Legambiente – si legge in una nota – restano ancora una volta spaesati e interdetti dai meccanismi decisori che medio tempore, in un gioco amaro di beffa e cinismo, aprono e chiudono speranze di liberazione dai rifiuti in luoghi palesemente non idonei, perché illegittimamente occupati (per vicinanza e abuso edilizio insanabile), e tuttavia immediatamente le tradiscono perché chiudono e riaprono discariche in nome dell’interesse ritenuto legittimo dal Cga delle prerogative economiche del privato». Gli attivisti continuano sottolineando che «anche se si tratta del ricorso in via cautelare e non della decisione nel merito non ci pare che siano stati valutati prioritariamente i motivi di pervasiva illegittimità che accompagnano sin dalla nascita questa discarica, e le doglianze per ambiente e salute di due comunità afflitte da oltre quarant’anni».