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Il gioco della mafia imposto ai commercianti: «A Palermo c’è chi gira coi blocchetti e vende i numeri a 100 euro»

Una raccolta abusiva di scommesse con le estrazioni monitorate seguendo l’andamento delle tradizionali ruote del gioco del Lotto, e una riffa, con premi in denaro, in cui il costo dei numeri è imposto con tariffa fissa: quello che costa 100 euro viene venduto una volta ogni due mesi; quello da 20 euro al giorno – da comprare mattina e sera – si pesca da un blocchetto di 90 biglietti. Tutti, ma in particolare quelli con la tariffa più alta, vengono imposti ai commercianti, come un’estorsione. I più convenienti vengono riservati, per esempio, ai pusher.

A sovraintendere e gestire tutto non c’è il monopolio di Stato ma quello autonomo di Cosa nostra palermitana. Il sistema della riffa sarebbe una prerogativa della mafia del quartiere Borgo Vecchio, all’interno del mandamento di Porta Nuova, a Palermo. Chi compra i numeri venduti a 100 euro partecipa una specifica estrazione, come ha raccontato ai magistrati il collaboratore di giustizia Filippo Di Marco, ex soldato nel quartiere. «Chi ha il numero vincente si aggiudica 800 euro – spiega – Non tutti però. Quando si va a consegnare la vincita all’interessato, dipende chi è, gli danno di meno, per esempio 300 euro». Il montepremi scende ancora se l’estrazione riguarda il blocchetto dei biglietti venduti a 20 euro. In questo caso, la somma finale destinata al vincitore varia da 100 a 150 euro.

Come si decide il numero vincente? Con la cosiddetta riffiata. «Si mettono i numeri in un contenitore e si sorteggiano da lì – continua il collaboratore di giustizia – A Borgo Vecchio a occuparsi della riffa è Carletto (Carlo Pellitteri, ndr). Cammina con una borsa e ha un blocchetto di carta in cui appunta tutte cose. Noi dicevamo di non segnarsi queste cose perché poteva finire in mano alle forze dell’ordine». L’eventuale mancato acquisto del numero avrebbe comportato una serie di ripercussioni: colla nelle serrature dei negozi, danneggiamenti alle vetrine, ma anche rapine. Come sarebbe avvenuto a un commerciante originario del Bangladesh che si è rifiutato di partecipare alla riffa di Cosa nostra. Un documento ritenuto fondamentale dagli inquirenti per ricostruire questo sistema è quello ritrovato a casa del latitante Giuseppe Auteri, catturato il 4 marzo del 2024 dopo tre anni passati da irrintracciabile. In un foglio manoscritto (quello che si vede in foto), l’uomo ha appuntato una serie di elenchi che sarebbero riconducibili a traffico di droga, estorsioni e anche alla riffa, indicata con la voce numeri arrif e la cifra 2000.

Come emerso nell’ultimo maxi blitz con 183 arresti a Palermo, in questo sistema il più attivo sarebbe stato Pietro Piero Pozzi, elemento di spicco nel mandamento di Porta Nuova. Tra le sue specializzazioni anche la gestione dei pannelli, ossia la raccolta di scommesse online attraverso i siti web illegali (Leggil’approfondimento di MeridioNews su come funziona). «Se uno apre un’agenzia, deve prendere il pannello da Pietro, che lavora a nome di Leo Marino. L’insegna è una, ma di contrabbando usano il diverso pannello imposto», racconta sempre il collaboratore di giustizia Di Marco. «A parte l’uso del pannello, le agenzie pagano anche l’estorsione ma con un occhio di riguardo perché c’è il pannello. Loro hanno anche contatti con chi gestisce i pannelli, i referenti sono di Caserta». Nelle carte dell’inchiesta non si fa riferimento specifico ai nomi di questo gruppo della Campania, ma il sito che viene menzionato è quello di Xbet, registrato a Curaçao, nelle Antille olandesi.

Nella gestione delle scommesse, Pozzi si sarebbe avvalso di due persone: Alessandro Adamo e Gaspare Martines, ritenuti anche anelli di congiunzione con il reggente del mandamento Tommaso Lo Presti, conosciuto con l’appellativo di Il lungo. Il mondo delle scommesse avrebbe riguardato anche il gioco del Lotto ma fatto in nero, attraverso la vendita dei biglietti con i numeri da associare alle estrazioni sulle varie ruote. Una gestione non sempre facile e priva di errori, soprattutto quando ci sono da trascrivere i numeri. «Qua ha messo due volte Palermo, invece di 21», spiegava Pozzi a Martines in un dialogo intercettato: «Invece uno è nazionale (la ruota, ndr), invece qua il 21 è 12». I soldi delle scommesse, così come quelli del Lotto in nero e della riffa, sarebbero finiti nelle casse del mandamento per il sostentamento dei detenuti. Il giro di denaro è importante e il controllo del territorio capillare, ma quando gli inquirenti effettuano blitz e controlli basta poco per cadere in depressione: «Stanno arrivando da tutte le parti – diceva uno degli indagati senza sapere di essere intercettato – Meglio essere incensurato… prendere la cittadinanza: 1000 euro al mese e stai a casa».


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