Condannata, lo scorso ottobre, in appello, per associazione mafiosa e per una tentata estorsione a 14 anni e mezzo di carcere, Anna Patrizia Messina Denaro – sorella del più famoso Matteo, l’imprendibile latitante di Cosa Nostra – tornerà in possesso della roba che nel settembre 2015 gli era stata confiscata dalla Dia in esecuzione di un provvedimento della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani.
Su istanza dell’avvocato difensore Celestino Cardinale, infatti, la Corte d’appello di Palermo ha revocato la confisca dei beni: tre terreni agricoli di contrada Zangara, nelle campagne di Castelvetrano, il cui valore è stato stimato in 70mila euro. La confisca era stata effettuata per equivalente a seguito dell’estorsione che, secondo l’accusa, la Messina Denaro aveva commesso ai danni di Girolama La Cascia, che gli versò tre assegni per un totale di 70mila euro. Accusa dalla quale, però, la sorella del boss è stata assolta dopo che davanti ai giudici il Tribunale di Marsala (processo Eden) la presunta vittima affermò che diede quel denaro solo perché così gli fu detto dall’anziana possidente castelvetranese Caterina Bonagiuso, che lei, assieme ad altri lontani parenti, ha assistito negli ultimi anni di vita.
L’anziana, che non aveva figli, né parenti prossimi, era madrina di Anna Patrizia Messina Denaro. Quest’ultima reclamò i suoi diritti dopo aver saputo da qualcuno che la sua madrina l’aveva indicata tra gli eredi in un testamento del quale, però, poi, non si trovò traccia. La sorella del boss chiese conto anche a un’altra donna che assisteva l’anziana. E cioè Rosetta Campagna, che però non volle scucire neppure un euro. E per questo, nel processo Eden la Messina Denaro è stata condannata per tentata estorsione. Adesso, la Corte d’appello di Palermo ha revocato la misura di prevenzione patrimoniale, ma ha confermato quella di prevenzione personale: quattro anni sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.
La sorella del latitante, secondo l’accusa, avrebbe svolto «un ruolo di raccordo con il fratello per scambi d’informazioni e per il coordinamento delle risorse economiche». Lo scorso 10 ottobre, a conclusione del processo di secondo grado scaturito dall’operazione Eden (13 dicembre 2013), la Corte d’appello di Palermo presieduta da Raimondo Lo Forti ha condannato Anna Patrizia Messina Denaro a 14 anni e 6 mesi di carcere per associazione mafiosa (in primo grado, a Marsala, era stata condannata a 13 anni per concorso esterno), nonché per la tentata estorsione a Rosetta Campagna.
La stessa Corte confermò, inoltre, i 16 anni inflitti, in primo grado, al nipote Francesco Guttadauro. Quest’ultimo, anche lui condannato per tentata estorsione a Rosetta Campagna, è figlio di Rosalia Messina Denaro, sorella maggiore di Matteo e Anna Patrizia, che lo scorso 6 gennaio ha denunciato ai carabinieri (un passo verso lo Stato?) il furto subìto nell’abitazione di campagna (intestata al figlio Francesco) che si trova nella sua azienda agricola di contrada Strasatto, a circa quattro chilometri dal centro di Castelvetrano.
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