Un tema che si trova spesso al centro delle cronache nostrane è quello della rimodulazione della Rete Ospedaliera siciliana, per cui da mesi si infiammano gli animi e piovono critiche sulle scelte del governo regionale guidato da Renato Schifani. Non sempre, però, risulta chiaro quali siano le modifiche su cui si discute, tantomeno quali siano […]
La nuova Rete Ospedaliera Siciliana: struttura, livelli di cura e obiettivi del piano regionale
Un tema che si trova spesso al centro delle cronache nostrane è quello della rimodulazione della Rete Ospedaliera siciliana, per cui da mesi si infiammano gli animi e piovono critiche sulle scelte del governo regionale guidato da Renato Schifani. Non sempre, però, risulta chiaro quali siano le modifiche su cui si discute, tantomeno quali siano le differenze che investiranno i cittadini. Facciamo, dunque, un passo indietro.
La Rete ospedaliera Siciliana è caratterizzata dalla presenza di ospedali pubblici che costituiscono in questo ambito il principale pilastro del Servizio Sanitario Regionale (SSR), al quale si affiancano anche le strutture di diritto private accreditate le quali integrandosi con la parte pubblica, costituiscono un importante completamento dell’offerta, dall’emergenza alle post-acuzie, che viene garantita dagli ospedali pubblici a tutti i livelli assistenziali, nella logica di una efficiente distribuzione territoriale.
Com’è strutturata la Rete Ospedaliera Siciliana
Pertanto, la nostra Rete Sanitaria Regionale comprende 18 aziende pubbliche (Asp, Aziende Ospedaliere, Policlinici Universitari, Arnas, Ircss), 55 strutture di diritto privato e 4 strutture a Gestione Sanitaria Accentrata (Buccheri La Ferla, Rizzoli, Giglio e Ismett), cioè finanziate con un fondo regionale apposito. Complessivamente l’offerta è garantita da 139 strutture con attività di acuzie e post-acuzie, che includono gli ospedali riuniti afferenti ad un medesimo ospedale.
La legislazione in materia è regolata dal decreto ministeriale 70 del 2015, il quale stabilisce che a livello regionale «le strutture ospedaliere articolate secondo livelli gerarchici di complessità, che erogano prestazioni in regime di ricovero ospedaliero a ciclo continuativo e diurno per acuti», alcune tramite un modello di relazioni funzionali organizzato in base alla specificità assistenziale della singola rete. Sono quindi previsti per le strutture ospedaliere dell’emergenza quattro livelli a complessità crescente suddivisi in DEA di Secondo Livello, DEA di Primo livello, presidi ospedalieri di base e presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate.
I presidi ospedalieri di Primo e Secondo Livello
Un Dipartimento di Emergenza-Urgenza e Accettazione (DEA) di primo livello offre servizi di base per l’emergenza-urgenza, come pronto soccorso, osservazione breve, monitoraggio e rianimazione. Un DEA di secondo livello garantisce le stesse funzioni del primo, più specialistiche e di alta qualificazione, come cardiochirurgia, neurochirurgia, terapia intensiva neonatale e altre unità per traumi complessi, secondo le indicazioni regionali.
Per cui le strutture più grandi e dotate di maggiori specializzazioni e dipartimenti di emergenza-urgenza (DEA) di secondo livello, sono presidi ospedalieri di II livello. Mentre quelli di I livello possiedono già DEA di primo livello. In sintesi, cambia l’estensione dei servizi, la complessità delle patologie trattabili e il bacino d’utenza di riferimento.
Pertanto, il presidio ospedaliero di Primo livello è più piccolo ed ha un bacino d’utenza minore, mentre quelli di Secondo livello sono le strutture più grandi e complesse, anche a carattere universitario o di ricerca (IRCCS), con un elevato bacino d’utenza. I presidi ospedalieri si distinguono per la complessità e delle cure e dei servizi offerti.
Presidi ospedalieri di base ed in zone particolarmente disagiate
I presidi ospedalieri di base sono strutture sanitarie che coprono un bacino d’utenza di almeno 75.000-150.000 abitanti e offrono servizi essenziali come Pronto Soccorso, Medicina Interna, Chirurgia Generale, Ortopedia e servizi di supporto con guardie attive H24, ma con una presenza limitata di specialità. Si inseriscono dunque neo sistema dei livelli (base, primo, secondo livello) definiti dal Decreto Ministeriale 70/2015 per garantire la continuità assistenziale anche tramite telemedicina.
Gli ospedali in zone particolarmente disagiate sono quelli difficili da raggiungere perché si trovano tra le colline o montagne, a Palermo ad esempio c’è l’ospedale di Petralia o quello di Corleone. Ma sono dei pronto soccorso in zone disagiate anche quelli delle isole, come Lipari e Pantelleria.
Modello organizzativo Hub e Spoke
Questa rete di presidi ospedalieri è coordinata tramite il modello organizzativo sanitario Hub e Spoke, in cui vi è un centro di eccellenza (l’hub) e punti periferici (gli spoke), che si occupano di patologie e complessità crescenti. Gli spoke forniscono cure di base e stabilizzazione, inviando i pazienti all’hub per trattamenti specialistici, ottimizzando così le risorse e la qualità dell’assistenza, come nel caso delle reti ospedaliere e dei centri di emergenza.
Gli Hub sono i centri di eccellenza o di alta specializzazione, per cui parliamo generalmente di presidi ospedalieri di Secondo livello, dotati di tecnologia avanzata e personale qualificato per gestire le patologie più complesse. Gli Spoke sono invece i centri periferici, (per lo più presidi di Primo Livello), che gestiscono le cure di base, l’assistenza primaria, la stabilizzazione dei pazienti e le fasi iniziali di percorsi complessi.
Nelle intenzioni del legislatore questo modello organizzativo favorisce l’integrazione, la condivisione delle risorse e la collaborazione tra diversi livelli di cura. Inoltre, consente di concentrare le risorse più costose dove sono maggiormente necessarie.
Le intenzioni dell’assessorato regionale alla Salute
«La programmazione della nuova rete si prefigge l’obiettivo di garantire un sistema sanitario regionale orientato alla continuità assistenziale, attraverso un sistema sanitario che non sia solo efficace ed efficiente, ma anche capace di rispondere in modo tempestivo ed adeguato a eventuali situazioni di emergenza sanitaria e di integrazione col territorio» scrive l’assessorato nel piano della nuova rete ospedaliera.
«La rimodulazione delle aree disciplinari consentirà maggiore flessibilità, per garantire una gestione appropriata dei posti letto finalizzata a recuperare i tempi di attesa in Pronto Soccorso e la mobilità infra-regionale ed extra-regionale – chiariscono, infine, dalla Regione-. La realizzazione sul campo della rete ospedaliera e la sua manutenzione richiederà l’utilizzo di diversi strumenti operativi nonché di supporto di piattaforme, integrate e fruibili, in grado di restituire informazioni di processo, di esito, di aderenza terapeutica e di costo».