Remake di un film visto troppe volte Il Palermo dura un tempo, poi il crollo

Il male incurabile del Palermo è l’autolesionismo. Una «sindrome» che sta trascinando la squadra in serie B e che, in un corpo come quello rosanero estremamente vulnerabile, sta avendo effetti devastanti. Autolesionismo. Non è facile trovare termini diversi nel momento in cui una squadra che punta alla salvezza ha la possibilità di sfruttare i continui passi falsi della concorrente sulla quale fare la corsa (l’Empoli, che occupa il quartultimo posto, perde da sette partite di fila e ha ottenuto un solo punto nelle ultime nove giornate) e puntualmente fallisce la propria missione. Parlare di autolesionismo è inevitabile quando una squadra subisce in campionato dodici rimonte e perde 31 punti da una situazione di vantaggio. Per alimentare le speranze di salvezza e accorciare il gap dall’Empoli i rosanero dovevano assolutamente vincere in casa contro il Cagliari e invece gli uomini di Lopez hanno «tradito» nuovamente i tifosi (erano poco meno di 12 mila ieri al Barbera complice l’instabilità delle condizioni meteo) steccando un altro appuntamento fondamentale della stagione.

Con il passo falso rimediato contro i sardi, il quarto consecutivo, la strada che conduce al traguardo diventa decisamente in salita. Il Palermo meriterebbe l’Oscar per la capacità di farsi male da solo. Purtroppo dobbiamo ripeterci: l’aspetto più preoccupante è la ripetitività di certe situazioni. La squadra si è affezionata ad un copione da cui non riesce a prendere le distanze: anche ieri i rosanero erano avanti di 1-0 in virtù del primo gol stagionale di Gonzalez (in sospetta posizione di fuorigioco, tuttavia, sul tocco di Chochev sugli sviluppi del corner battuto da Trajkovski) ma ancora una volta hanno vanificato tutto ciò che di buono avevano costruito e, dopo avere sfiorato il 2-0 nel segmento finale della prima frazione di gioco (Rafael respinge sulla linea un colpo di testa di Chochev su cross di Bruno Henrique), nella ripresa hanno consentito agli avversari di trasformare l’inerzia della partita e ribaltare il risultato realizzando tre gol. Il Palermo deve capire che le gare durano 90 minuti e non un tempo solo. Quando lo capirà, però, probabilmente sarà troppo tardi. Game over. Ha avuto tante occasioni per mantenere questo campionato ancora in vita e le ha sprecate tutte. Se i rosanero avessero avuto giocatori di un certo livello dal punto di vista tecnico ma anche caratteriale non avrebbero avuto difficoltà a navigare in acque tranquille o a dominare quella sorta di minicampionato al quale stanno partecipando le ultime della classe. Quelle squadre che non reggono il confronto con certi avversari e che, obiettivamente, non sono proponibili per la massima serie.

Chi sono i responsabili di questa situazione? Paradossalmente i giocatori sono i meno colpevoli nel senso che la squadra ha dei limiti evidenti ed è inattaccabile sul piano dell’impegno. Sono indifendibili, invece, Zamparini e coloro che in estate lo hanno aiutato ad allestire un organico non all’altezza di un campionato difficile come quello di serie A. E non si salva neppure Lopez, la cui panchina sembra al sicuro nonostante il malcontento della dirigenza. Avere a disposizione un organico scadente è un fattore che non può essere ignorato ma non deve rappresentare un alibi. Il tecnico uruguaiano ci ha messo del suo nelle ultime partite e il meccanismo delle porte girevoli da lui azionato (in tutti i ruoli, compreso quello del portiere, non ci sono più gerarchie) non aiuta una squadra che avrebbe bisogno di certezze e stabilità. Anche i continui cambi di modulo (ieri i rosa hanno iniziato con il 3-5-2 passando successivamente al 3-4-1-2 e al 4-2-3-1) sono un segnale: la gara contro il Cagliari ha ribadito che Lopez in questo momento è in confusione e che ancora non ha saputo dare al gruppo una precisa identità.


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