Politica

Regione, nella maggioranza coesa del presidente Schifani i dissapori corrono sotto traccia

«La giunta regionale non è mai stata litigiosa. Mai». Parola del presidente Renato Schifani, che ancora una volta ha ribadito come nella sua maggioranza tutto vada per il verso giusto, nonostante gli scossoni degli ultimi giorni. In realtà la percezione è quella che si ha quando si fanno le foto di famiglia e tutti sorridono di fronte all’obiettivo, anche se sotto sotto si covano rancori e dissapori indicibili.

E dire che i tentativi per rimettere le cose a posto ci sono stati e con risultati incoraggianti. L’ultimo in ordine di tempo è stato il ritorno all’ovile di Forza Italia – della Forza Italia capeggiata in sala d’Ercole da Stefano Pellegrino – di Michele Mancuso, miccicheiano di ferro, forse un po’ arrugginito, che ha seguito l’esempio di Nicola D’Agostino e ha lasciato il gruppo misto e il coordinatore regionale Gianfranco Miccichè per aderire alla compagine di cui fa parte anche lo stesso Schifani. «Non potendo immaginarmi al gruppo misto, senza bandiere né colore politico, ho deciso di aderire ufficialmente al gruppo di Forza Italia all’Ars» dice Mancuso nella sua nota formale. Lo stesso Mancuso che pochi giorni prima, sciolto il gruppo Forza Italia 2 per numero di componenti insufficiente, aveva dichiarato che «anche nel gruppo misto siamo sempre Forza Italia».

Ennesimo punto messo a segno da Schifani contro Miccichè, in una rivalità che ormai a tratti assume contorni cinematografici. Ma a proposito di cinema, sulle spalle del presidente della Regione e sulla sua maggioranza, il peso più gravoso resta sempre quello legato al caso Cannes, con gli occhi della corte dei Conti puntati sulle spese destinate – e poi revocate -da palazzo d’Orleans per lo stand siciliano alla mostra francese del cinema. E in questo caso a seminare zizzania è ancora una volta Gianfranco Miccichè: «Mi permetto di dare un consiglio spassionato al presidente Schifani – dice – Affidi l’assessorato al Turismo ad un rappresentante di un altro partito. Una sostituzione che garantisca ed eviti ingerenze romane. Sarebbe l’unica azione trasparente da presentare ai siciliani dopo i fatti di Cannes e le polemiche che ne sono seguite». Parole che rimarcano quanto il problema non sia e non sia pressoché mai stato l’assessore Francesco Paolo Scarpinato, ma il suo partito di riferimento. Lo stesso che ha spinto oltremodo per la sua nomina, nonostante non fosse stato eletto nell’ultima tornata elettorale, requisito che per Schifani pareva essere inderogabile.

L’intervento dell’ex presidente dell’Ars va a toccare un nervo scoperto all’interno della maggioranza, ricalcando un pensiero che è passato per la testa di molti, anche se in pochi lo hanno realmente esplicitato. Tra questi c’è il leghista Vincenzo Figuccia, che già all’indomani della bufera Cannes suggeriva: «È giusto che gli organi preposti facciano chiarezza, individuando eventuali responsabili in modo da ritornare velocemente al lavoro, che ci aspetta e che affronteremo in questi mesi a partire dalla finanziaria. Fratelli d’Italia faccia un passo indietro, rispettando le posizioni del nostro presidente Schifani e dell’intera coalizione». Dente un po’ avvelenato – forse – il suo visto che, prima del diktat di Fratelli d’Italia, per l’assessorato in questione si era fatto anche il suo nome. Ma è solo l’ennesima prova di un malcontento celato con non poche difficoltà tra le fila degli uomini e delle donne di Schifani, che nel frattempo se la prende, neanche a dirlo, con «una certa comunicazione che tende a tirare per la giacchetta per farci rispondere a delle provocazioni». Intanto, mentre Scarpinato resta al suo posto, a cambiare è il dirigente generale del dipartimento, che sarà Antonio Cono Catrini, nella logica dello spoil system previsto dal nuovo governo.

Gabriele Ruggieri

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