Regionali, Riccardo Pellegrino sul giallo del doppio volantino «Sono vicino a Udc. Musumeci? Non può più fare la morale»

«Una leggerezza, ma fatta in buona fede e da parte di chi ha voglia di impegnarsi per la collettività». È con queste parole che l’ex consigliere comunale di Catania Riccardo Pellegrino fa luce sul piccolo giallo seguito all’annuncio della volontà di candidarsi alle prossime Regionali. L’ex esponente di Forza Italia in un primo tempo aveva pubblicato una grafica elettorale che lo vedeva accostato al simbolo dell’Udc, per poi, una decina di giorni dopo, rilanciare la stessa senza però alcun riferimento ai partiti. «L’Udc è il partito in cui oggi mi riconosco e con cui vorrei competere alle elezioni autunnali – dichiara Pellegrino a MeridioNews – C’è stato già un contatto con il coordinatore provinciale del partito, Mario Brancato, ma mi rendo conto che per parlare di composizione delle liste i tempi non sono ancora maturi e bisogna comunque ottenere l’ok dalla struttura centrale del partito». A menzionare la necessità di concordare le scelte con Roma era stato Decio Terrana, che a MeridioNews aveva smentito che per Pellegrino ci fosse un posto certo nella lista per le Regionali. Al momento ciò che è sicuro è il fatto che il politico etneo vede nell’Unione di Centro il proprio posto ideale. «Sono un cattolico praticante e l’Udc è il partito in cui mi riconosco. La nuova Dc di Cuffaro? Secondo me non rispecchia i valori di don Sturzo», aggiunge Pellegrino.

Dovesse alla fine celebrarsi il matrimonio, per Pellegrino si prospetterebbe una nuova campagna elettorale dopo quelle condotte nel 2017 alle Regionali, sotto l’effigie di Forza Italia, e nella primavera successiva in occasione delle Comunali di Catania, quando si candidò a sindaco senza sostegno dei partiti. In ogni caso all’orizzonte ci potrebbe essere la concreta necessità di superare l’etichetta di impresentabile, affibiategli cinque anni fa per via dei guai giudiziari del fratello Gaetano, ritenuto legato al clan Mazzei e di recente condannato a nove anni in un nuovo processo di secondo grado, reso necessario dopo che la Cassazione aveva annullato la prima condanna in appello. «Io interpreto la politica come impegno per la collettività e, finché non sarà un tribunale a dirmi che non posso candidarmi, ritengo di avere il diritto di farlo – replica -. Io e mio fratello siamo due persone diverse. Non posso incidere sulle sue scelte e la Costituzione, all’articolo 27, dice che la responsabilità penale è personale». 

Nel 2017, le critiche arrivarono non solo, come prevedibile, dalla coalizione avversa al centrodestra, ma anche dallo stesso candidato presidente Nello Musumeci. Più volte il futuro governatore disse di non volere i voti degli impresentabili, Pellegrino compreso. Oggi Musumeci punta a strappare la possibilità di giocarsi la riconferma a palazzo d’Orleans e, se ci riuscisse, è naturale chiedersi se la storia sugli impresentabili si ripeterebbe. «Non credo sia scontato che alla fine la scelta ricadrà su Musumeci, ma anche fosse così – sottoliinea – voglio far notare che proprio l’attuale governatore di recente si è accostato a soggetti ritenuti da più parti impresentabili per vicende che li hanno visti protagonisti. Non credo potrebbe essere un tema che stavolta Musumeci potrebbe tirare fuori, né che oggi possa fare la morale a nessuno». Attualmente Pellegrino sta affrontando un processo di primo grado in cui è accusato di corruzione elettorale proprio per le Regionali 2017. «All’ultima udienza i nostri testi hanno spiegato come i fatti contestati non reggono. Aspetto di poter essere io a parlare davanti al giudice, perché so di potere spiegare ogni cosa, ed è per questo che sono sereno».

Tornando alla politica, una stoccata è riservata anche nei confronti dell’ex partito, ma non dei suo vertici: «La mia stima nei confronti del presidente Berlusconi e di Gianfranco Miccichè resta immutata, sono loro che cinque anni fa difesero il mio diritto a candidarmi. Per il resto, mi spiace dirlo, ma mi sono sentito usato da Forza Italia, molti erano interessati solo ai miei voti e nulla più». La conclusione spetta invece a una domanda dal sapore di provocazione: «Davvero vogliamo fare passare che il male peggiore della politica catanese e siciliana sia il sottoscritto?»


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