L'investitura del vicepresidente di San Macuto per la corsa verso Palazzo d'Orleans. Fava attacca tutti, da Musumeci («La sua coalizione sembra una gita scolastica di ex assessori di Lombardo e Cuffaro»), a Micari («Primo atto genuflettersi ai poteri forti»). I Cinque Stelle? «Sono dei ragionieri della politica»
Regionali, ok ticket Claudio Fava-Ottavio Navarra «Sicilia sia riferimento istituzionale Mediterraneo»
L’unico a tentare la corsa solitaria, a questo punto, resta Giancarlo Cancelleri. Dopo il tricket tra Musumeci, Armao e Lagalla, dopo il tandem tra Micari e La Via, ecco il ticket tra Claudio Fava e Ottavio Navarra. Correranno insieme per i prossimi due mesi (poco meno, in realtà) di campagna elettorale, con l’obiettivo della presidenza e della vicepresidenza di Palazzo d’Orleans. In una sala strapiena, all’Astoria Palace di Palermo, l’assemblea dei partiti che sostengono la strana coppia Fava-Navarra ha dato il via libera alla campagna elettorale. Dopo l’apertura dell’assemblea affidata a Navarra, che ha ribadito l’importanza di fare prevalere le ragioni dell’unità su quelle della discordia, sono stati diversi gli interventi, in attesa delle parole di Claudio Fava.
E il vicepresidente di San Macuto ha sottolineato l’importanza di ripartire da un’antimafia che si traduca in azioni concrete: «Non ho letto nemmeno un titolo – dice Fava – di un candidato che dicesse “Vogliamo liberare la Sicilia dalla mafia”, perché parlare di antimafia oggi, dopo il modo in cui ha gestito la questione Crocetta, non porta più voti, non solleva consenso». A proposito della visita di Matteo Renzi in Sicilia, secondo cui «le elezioni regionali non sarebbero un test nazionale», Fava parla di «viatico pessimista, non esattamente di buon auspicio». E poi Micari. «Il fatto che il primo, non il secondo o il terzo, ma il primo atto in campagna elettorale di Fabrizio Micari sia stata la visita allo studio privato di Ciancio è un segnale chiaro – attacca Fava -. Il rettore in nome della peggiore tradizione politica siciliana come primo atto sceglie di rendere omaggio ai poteri forti. Come si può aspirare a governare la Sicilia se il primo atto è genufletterti a un rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa?».
Ancora, su Nello Musumeci, Fava ammette che «è una persona perbene», ma sottolinea anche: «La sua coalizione sembra una gita scolastica di ex assessori di Cuffaro e di Lombardo. A Messina probabilmente a lui andranno i voti di Genovese, che ha devastato il sistema della formazione professionale. Il suo concittadino Pellegrino, che in una relazione in Commissione antimafia veniva indicato come sospetto, dice che lui ha i voti e che il suo partito, Forza Italia, lo deve candidare». Anche guardando al progetto del primo cittadino di Palermo, il vicepresidente della commissione antimafia non lesina le critiche: «Il civismo del mio amico Leoluca Orlando come si concilia col ritorno di Ferrandelli, prima suo avversario col centrosinistra, poi suo avversario col centrodestra e adesso pronto a riportare a casa i voti utili?».
«In molti – sottolinea – in queste settimane mi hanno chiesto i motivi della scelta di non andare con Ap e con Castiglione. Dice, ma non c’è ancora un pronunciamento giudiziario. Ma noi non possiamo stare dalla stessa parte di una politica che costruisce il consenso sulla pelle dei migranti». Guardando invece ai Cinque Stelle, Fava ribadisce: «Sono già vecchi, hanno questo atteggiamento da ragionieri della politica, sono capaci di moderare il linguaggio, di capire a che punto fermarsi, di calcolare il tono della voce».
Insomma, secondo il candidato della sinistra alla presidenza della Regione, «non possiamo arrenderci a questo ceto politico che si immagina ceto di governo. Dobbiamo ripartire da quel 39 per cento di famiglie siciliane sulla soglia di povertà, dobbiamo guardare a quei giovani che, a differenza del resto d’Italia, soltanto nel 35 per cento dei casi ha le spese pagate per la propria formazione. Dobbiamo rivendicare il ruolo della Sicilia al centro del Mediterraneo, non soltanto geograficamente. Dobbiamo far diventare la Sicilia punto di riferimento istituzionale per chi si affaccia sul Mediterraneo, è quella la centralità che dobbiamo rivendicare». Un ultimo monito, infine, ai militanti che animeranno la campagna elettorale: «Sappiamo di essere una sinistra animata da passioni, ma in questa campagna elettorale proviamo a essere anche la sinistra che sorride».