Con una nota indirizzata alla stampa, il consigliere comunale spiega di avere lasciato la carica di capogruppo degli ultrà del sindaco per passare al gruppo misto. «Prima dell'esito delle elezioni», puntualizza. Quando però il partito di Silvio Berlusconi, con cui il politico è candidato, era già sopra il 15 per cento
Regionali, Alessandro Porto abbandona Enzo Bianco Promessa mantenuta, ma dopo exploit di Forza Italia
«Stamattina ha consegnato la lettera al protocollo generale del Comune di Catania, prima dell’esito delle elezioni». Intorno alle 13 una nota diffusa alla stampa comunica che il consigliere comunale Alessandro Porto, candidato all’Ars con la lista di Forza Italia, si è dimesso da capogruppo di Con Bianco per Catania al senato cittadino. «Per passare al gruppo misto – puntualizza il comunicato – La decisione è stata presa per rispetto nei confronti dei propri elettori e dei cittadini». Una scelta che, sì, arriva prima del responso definitivo delle urne, ma quando è già chiaro il successo che il partito di Silvio Berlusconi ha riscosso in tutta la Sicilia. Fi, a Catania come altrove, naviga oltre il 15 per cento già dalle prime proiezioni. Il distacco tra i candidati governatore Nello Musumeci (centrodestra) e Giancarlo Cancelleri (Movimento 5 stelle) è sottile ma costante, trainati entrambi da due solide certezze: il primo, appunto, da Forza Italia; il secondo dal consenso che rende (in tutta la Sicilia tranne che a Messina, almeno fino alle 17) il movimento pentastellato primo nelle preferenze regionali.
Così Alessandro Porto lascia la maggioranza in consiglio comunale, ma con la consapevolezza – chiara da proiezioni e, subito prima, exit poll – di essere entrato nella squadra vincente, sebbene non sia chiaro se resterà in panchina. Dopo avere riempito le pagine di cronaca politica coi suoi cambi di casacca e i suoi tentativi di trovare uno spazio lontano dal centrosinistra di Fabrizio Micari, dopo avere fatto stampare i manifesti elettorali che sancivano il suo supporto al rettore dell’università di Palermo. Ma la strada politica di Alessandro Porto era approdata dalle parti della sinistra (quella che guarda sempre al centro) dopo essere passata attraverso il Movimento per l’autonomia, da fedelissimo dell’ex governatore Raffaele Lombardo.
Le ultime elezioni comunali avevano definito il suo nuovo percorso: al fianco del sindaco Enzo Bianco, di cui a lungo è stato convintissimo ultrà. Come uomo di Bianco, in effetti, avrebbe dovuto trovare posto nel movimento dei territori immaginato da Leoluca Orlando per le Regionali 2017. Solo che, quando si è pensato che il progetto potesse naufragare per fondersi con il Megafono di crocettiana memoria, qualcosa si è incrinato nella sua fede nel centrosinistra. Così, ancora una volta con una nota diffusa alla stampa, aveva annunciato di non credere più nel progetto di Micari e nella solidità dell’idea alla sua base. Rivangando, allo stesso tempo, la sua presunta affezione ai valori della fu Democrazia cristiana.
Solo che nell’Udc, in quei giorni, non ricordavano la sua militanza nello scudocrociato. Pur ammettendo che sì, in effetti, un posto per lui in lista poteva anche trovarsi, visto il numero di indecisi. I suoi colleghi di lista – soprattutto quelli che condividono con Porto l’esperienza a Palazzo degli elefanti (Carmelo Sgroi e Francesco Petrina) – non avevano però preso bene l’intromissione. E avevano scatenato una protesta, rimasta chiusa nelle stanzette dei bottoni, che aveva portato all’esclusione di Alessandro Porto. Rimasto, quindi, senza casa a poche ore dalla scadenza per la presentazione delle liste. Altro giro, altra corsa. E altra capriola: incontri frenetici e un inserimento last minute nella lista di Forza Italia. Tanto che, nel documento presentato alla Corte d’Appello di Catania, il nome di Porto è l’unico segnato con l’inchiostro blu in una lista di inchiostri neri.