Regionali 2022, la relatività del tempo nel centrosinistra Le difficoltà di trovare alternative a Fava e il rischio melina

La teoria della relatività applicata alla politica siciliana. Senza scomodare Einstein, pare chiaro che ultimamente la nozione di tempo non sia concepita da tutti alla stessa maniera. Perlomeno per ciò che riguarda il suo peso rispetto alle Regionali 2022 e specialmente nell’area di centrosinistra o, se si vuole, di chi si oppone al governo Musumeci. Fissata la consapevolezza che nessuno basterà a se stesso tra Partito democratico, cinquestelle e sinistra, le ultime settimane hanno registrato movimenti un po’ inconsulti. Con Claudio Fava che ha rotto gli indugi dicendo di esserci per portare avanti una candidatura che guardi oltre le riserve indiane in cui negli ultimi vent’anni si sono rifugiate le anime di sinistra e gli altri che hanno risposto con un attendismo che a molti ha ricordato, più che un moderno tiki-taka, la vecchia melina. Nell’attesa di un contropiede, sempre che si trovino le gambe e la velocità. «Ma scusate, per caso in giro vedete dei Guardiola?», ragiona chi, con l’Europeo alle porte, rilancia le metafore calcistiche avendo apprezzato la mossa del presidente della commissione regionale Antimafia.

Dal canto loro, Giancarlo Cancelleri, nelle vesti di grillino siciliano più in vista anche da Roma, e il segretario dem Anthony Barbagallo hanno piazzato sui social una foto per annunciare il prossimo viaggio in giro per la Sicilia per raccogliere problemi e malumori da trasformare in speranze in vista delle prossime Amministrative. Un selfie di coppia, che dimostra come gli screzi tra M5s e Pd sono ormai alle spalle e i tour elettorali non è più tempo per farli da soli. Facendo a meno di foto, ma con titolo eloquente – «il tempo è adesso» – due giorni dopo Fava è tornato alla carica ribadendo di non essere d’accordo con Cancelleri «quando dice che non è questo il tempo per decidere il candidato presidente per la Sicilia», aggiungendo che questo modo di ragionare si rivela spesso il «viatico per ogni sconfitta». L’idea di Fava è quella di proporre «ai siciliani tutti, non solo ai partiti del mitico perimetro» una proposta per risollevare le sorti dell’isola. Guardando ai problemi, mettendo in campo le soluzioni e cercando di andare oltre i tabù. Compresi quelli che hanno a che fare con la possibilità di aprire la porta ai centristi

Al contempo però è inutile sottolineare come per presentarsi alle urne serviranno liste e programmi. Ed è difficile pensare a una campagna elettorale che prescinda da un nome sinceramente condiviso per palazzo d’Orleans. «Bisogna mettere insieme le forze che vogliono fermare il disastro attuale e per me è inevitabile partire da associazioni ed esperienze civiche territoriali – commenta Ottavio Navarra, editore e anima della sinistra che nel 2017 per qualche tempo ha messo sul tavolo la propria candidatura – Al contempo però ritengo che serva una coalizione di cambiamento, non servono battaglie solo per segnalare l’esistenza di una piccola parte di Sicilia». In tal senso per Navarra il nome di Fava può fare da garante e collante. «Il suo è un nome spendibile e di rispetto, i paletti vanno posti sul programma ma – continua Navarra – non sono d’accordo con chi dice “prima il programma”. Nomi e programma camminano insieme. Non esistono gambe buone che esistono su idee sbagliate e non esistono idee buone che camminano su gambe sbagliate. Fava ha dato la sua disponibilità, se ci sono altre proposte autorevoli è giusto confrontarsi. Ma vanno fatte». Il tempo per Navarra è arrivato: «Bisogna finire di pensare di fare gli accordi tra vertici delle segreterie, vanno coinvolti i cittadini e per fare questo senza pensare di chiedere solo il voto bisogna partire adesso».

Quando si pensa alla società civile, Emiliano Abramo e la sua comunità di Sant’Egidio a Catania tornano alla mente. Candidato sindaco alle ultime comunali nel capoluogo etneo, di recente ha ricevuto la visita del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. «Un incontro istituzionale, sto seguendo con interesse quanto accade nel mondo del centrosinistra e ritengo che – afferma Abramo a MeridioNews – vada segnato il perimetro di una visione di Sicilia nuova, che superi lo stallo di Musumeci. C’è l’urgenza di dialogare con tutti, dall’area moderata all’associazionismo virtuoso, ma tenendo presente che le Regionali arriverranno poco prima delle Politiche. Fava? La sua disponibilità è un fatto positivo. Ma credo si possano valutare anche alternative di rispetto». In ogni caso la sintesi va fatta: «Primarie? Non credo. Ritengo bisogna confrontarsi in maniera serena e capire quale sia la soluzione migliore».

A metà tra il ruolo di spettatore interessato e potenziale protagonista di un’alleanza dove il centro non dovrà contare meno della sinistra, c’è anche l’area che ruota attorno a Giampiero D’Alia, già ministro nel governo Letta. «Si andrà al voto con una legge che fa dipendere l’elezione del governatore dai grandi elettori e questo fatto, da subito dopo l’ultima esperienza Cuffaro, ha portato alla vittoria soltanto cartelli elettorali che poi alla prova del governo hanno fallito – dichiara D’Alia a MeridioNews -. Dico questo perché ritengo che bisogna capire che è necessario costruire le coalizioni per tempo, così da poterle rodare. Non si può pensare di mettersi insieme tre mesi prima del voto». Per D’Alia, l’attendismo rischia di far perdere il treno centrista. «Se si concretizza davvero una fusione tra Lega e Forza Italia in un partito, quest’ultimo potrebbe diventare la casa naturale dei moderati – aggiunge l’ex ministro -. Fava? Il suo nome è più che spendibile. Di altri non ne vedo». 

Celerità ma anche ponderazione è il credo che arriva invece dagli ambienti pentastellati. Il capogruppo all’Ars Giovanni Di Caro rimarca la stima per Fava, ma non nasconde l’effetto sorpresa scaturito dallo scatto in avanti. «Noi crediamo nella possibilità di definire una coalizione di valore che possa rappresentare una proposta di qualità per i siciliani che vogliono chiudere l’era Musumeci – sostiene il deputato agrigentino – ma crediamo anche che bisogna sedersi a un tavolo per ragionare sul programma e confrontarsi sui nomi». In casa cinquestelle la volontà è quella di designare un proprio candidato. E poi vedere che quadra viene fuori. «Almeno quattro o cinque dei nostri hanno fatto capire di essere disponibili. Cancelleri? C’è in ballo la questione del vincolo del secondo mandato, poi se le regole cambieranno si vedrà – glissa Di Caro -. In ogni caso con Fava sono d’accordo sul fatto che gli accordi vanno trovati a breve».

Nel mondo tradizionalmente vicino al centrosinistra c’è poi chi non esita ad ammettere di non essere per nulla affascinato dal valzer di nomi. È il caso della Cgil. «A noi interessa cosa si voglia mettere in campo per sanare le fratture sociali e i tanti gap, come quello infrastrutturale, che affliggono la Sicilia – dichiara a MeridioNews il segretario regionale Alfio Mannino – Il campo progressista quali idee ha su questi temi? E sull’ambiente e l’energia? I rifiuti? Quali misure contro lo spopolamento? Al momento mi sembra che si parli di nomi e non di ricette. Questo balletto, a prescindere dai meriti individuali, è avvilente». 


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