Ragusa, trivellazioni nel mare di Montalbano La denuncia del circolo di Legambiente

Il commissario Salvo Montalbano costretto a nuotare scansando le chiazze di petrolio nella baia della sua Marinella. È lo scenario dipinto dal circolo ragusano Il carrubo di Legambiente. La società Transunion petroleum ha inviato al ministero dell’Ambiente e al dipartimento regionale del Territorio la richiesta di avvio dell’iter per le perforazioni al largo della costa compresa tra Scoglitti e Donnalucata, in provincia di Ragusa. Ma l’associazione ambientalista ha sollevato alcune obiezioni sulla base della documentazione presentata per ottenere le due documentazioni-chiave in vista delle prime ricerche di idrocarburi, Valutazione d’impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica.

La prima contestazione riguarda la distanza dalla costa alla quale dovrebbe concentrarsi l’area di ricerca del petrolio. Una delle linee – sostiene il circolo Il carrubo – «si trova ad una distanza inferiore alle cinque miglia nautiche dalla costa». Una condizione in contrasto «con la legislazione nazionale che impone, per permessi di ricerca di idrocarburi a mare, una distanza limite di dodici miglia dal perimetro esterno delle aree costiere ed una distanza limite di cinque miglia dalle linee di base delle acque territoriali lungo l’intero perimetro costiero nazionale». Una precisazione non superflua, soprattutto se l’area di sicurezza è valutata dall’azienda in cinquecento metri.

Altro elemento mancante è la valutazione dell’impatto sismico. «L’area interessata dall’istanza del permesso di ricerca risulta in prossimità di un nodo sismogenetico, cioè di un’area capace di generare terremoti, nel caso specifico aventi magnitudo maggiore o uguale a sei», spiegano gli ambientalisti. Ma nello studio, la società petrolifera avrebbe «reperito soltanto dati certi relativi agli ultimi trent’anni, un periodo di tempo praticamente insignificante per poter effettuare una qualsiasi valutazione».

All’analisi dell’impatto sull’ambiente si accosta quella sulla fauna. Al centro delle contestazioni c’è il cosiddetto air gun, un sistema che produce getti di ossigeno ad alta pressione e – sottolinea Legambiente – criticato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. «L’esposizione al rumore può produrre un’ampia gamma di effetti sugli organismi acquatici in generale e sui mammiferi marini in particolare», spiegano i rappresentanti dell’associazione. Tutta la fauna ittica sarebbe sottoposta a danni, dai pesci alle tartarughe. E – precisano gli ambientalisti – «nell’area antistante le coste ragusane vive una comunità stanziale di delfino comune».

Altra nota dolente è quella relativa all’impatto su un settore economico importante per la costa ragusana. «Contrariamente a quando dichiarato dalla società – denuncia il circolo ragusano – la zona risulta interessata da una pesca particolarmente attiva e l’area di istanza rientra addirittura in una zona di pesca costiera». Nella documentazione presentata al Ministero e alla Regione, la Transunion petroleum dichiara che la ricerca di idrocarburi non inciderà sui livelli di pescato. «Vari studi hanno dimostrato invece una diminuzione nella cattura di pesci, anche dopo giorni dal termine delle operazioni, oltre che una diminuita disponibilità di uova», denunciano gli attivisti. Che citano il Norvegian institute of marine research secondo cui la diminuzione si aggira anche attorno al 50 per cento.

«Insomma – concludono i membri del circolo – ci sono soddisfacenti motivazioni per dire: se le attività di ricerca, perforazione ed estrazione saranno fatte con la stessa perizia del documento presentato dalla società nell’ambito della Via, il mare di Montalbano rischia di essere sommerso da petrolio».

Redazione

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