Il giornalista e lo sceneggiatore Michele Arezzo impegnati in un ciclo di attesa e scoperta che porta lo spettatore a entrare in un mondo inesplorato di pura normalità grazie alla casualità dei loro ragionamenti e all’imprevedibilità che un luogo può dare, con appuntamenti dentro alla bellezza che si cela in luoghi spesso sconosciuti della città
Ragusa, tornano le storie normali de I Sonnambuli Manenti: «Racconti randagi per sorprenderci a vicenda»
Ci sono storie che meritano di essere raccontate. I Sonnambuli lo fanno a modo loro. Storie di uomini e donne, storie straordinarie nella loro normalità. Dopo una prima stagione di grandissimo successo, e il progetto virtuale Decameron durante il lockdown, anche questa estate, ritorna nelle fantastiche location della terra iblea il club letterario notturno di Michele Arezzo e Fabio Manenti. Tornano i luoghi speciali, le serate «quelle belle» ma soprattutto le loro voci e cuori che accompagneranno gli spettatori alla scoperta di suggestioni ed emozioni sempre nuove e irripetibili. Dei Sonnambuli si saprà il cosa, si saprà il quando, si saprà che si muoveranno a Ragusa e nei suoi dintorni, ma non il posto esatto. Un ciclo di attesa e scoperta che porta lo spettatore a entrare in un mondo inesplorato di pura normalità. Manenti e Arezzo lo fanno affidandosi alla casualità dei loro ragionamenti e all’imprevedibilità che un luogo può dare, con incontri randagi, dirompenti, irresistibili. Tanti appuntamenti dentro alla bellezza che si cela nella gente in altrettanti luoghi immensi, ma spesso sconosciuti, di una città che sorprende per l’intimità con cui si custodisce.
«Tutto questo progetto è nato a pranzo – afferma Fabio Manenti – davanti a un piatto di pasta coi broccoli. Viviamo entrambi di storie, io come giornalista e Michele come sceneggiatore, e ci ha intrigati l’idea di suonare insieme lo stesso spartito, mettendoci ognuno le sue note e i suoi accenti. E poi entrambi vivevamo una discreta insofferenza per certi modi di fare cultura: molto didascalica, molto ingessata, molto scolastica, quasi avesse un pedigree. Noi ci consideriamo due randagi. Nei pranzi successivi abbiamo cambiato menù ma non idea. I temi che scegliamo per i nostri racconti sono anch’essi randagi. Ci muoviamo tra ciò che ci piace, tra ciò che ci interessa. Siamo convinti che il racconto di una storia che ti appassiona sia per forza di cose più appassionante. Non concordiamo nemmeno le scalette degli interventi per essere più spontanei, per sorprenderci a vicenda, figurarsi prefissare dei limiti. Il club è attivo da un anno e abbiamo già cambiato tre formule: quella estiva, in luoghi della città da riscoprire, quella invernale, accomodandoci sul salotto di chi ci invita, quella “pandemica”, con un podcast che ha sorpreso anche noi per risultati lanciato 48 ore dopo il lockdown. Sicuramente – conclude Manenti – cambieremo ancora: ci piacerebbe portare i Sonnambuli a respirare altra Sicilia, convinti che ci siano ovunque angoli di meraviglia da riscoprire come abbiamo fatto a Ragusa. Oppure magari torniamo su Spotify. E poi, visto che entrambi viviamo di quello, prima o poi scriveremo anche qualcosa».
E il pubblico apprezza questa formula di eventi. In un’epoca dove sappiamo sempre tutto e di tutti, lo spettatore qui assapora uno spettacolo in cui un argomento sarà trattato con due punti di vista diversi, quello di Michele e di Fabio, non scostandosi mai dalla sorprendente normalità che appare così chiara e fruibile per tutti. Un viaggio tra i sentimenti, la razionalità e l’inconscio che si intrecciano in un unico racconto mai scontato né banale. Tutto condito dalla sorpresa del luogo che solitamente è un posto della città a volte sconosciuto o talvolta non valorizzato che rende tutto più intrigante. Bastano un tavolino e due sedie in giro per Ragusa di notte per evadere da una sempre uguale vita quotidiana perché «se il giorno ha occhi, la notte ha orecchie da riempire con parole altrettanto luminose; ascoltare un racconto e sentirlo proprio è come ricevere una formula per aggiustare il mondo».