Ragusa, il flop degli “Stati Generali”

In una sala AVIS, colma per tre quarti di studenti della facoltà di Lingue, si sono riuniti gli “Stati Generali” ragusani per l’Università.

La lunga introduzione del presidente del Consorzio universitario di Ragusa, il senatore Giovanni Mauro, ha ripercorso la storia della presenza universitaria sul territorio ibleo durante gli ultimi 15 anni, fino ai fatti degli ultimi mesi, non senza qualche caduta di stile (compreso un maldestro attacco personale che ha rivolto a chi scrive).

 In ogni caso sull’assemblea aleggiava la costante presenza del prof. Antonino Recca, costantemente evocato da Mauro e dagli oratori che lo hanno seguito, quasi fosse il “convitato di pietra” di mozartiana memoria, con Mauro nella parte di Don Giovanni, ovviamente.

È parso subito evidente che l’appuntamento ha mancato l’obiettivo che si prefiggeva. Nessuna proposta concreta è stata infatti presentata dal sen. Mauro, il quale avrebbe dovuto spiegare – e non l’ha fatto – in che modo pensa di trattare con altri atenei che ipoteticamente sarebbero interessati a rimpiazzare Catania nel nostro territorio, mantenendo al tempo stesso “la porta aperta” alle trattative con l’Ateneo catanese. E poi non ci ha detto quali potrebbero essere gli altri atenei interessati, limitandosi a nominare Ca’ Foscari (Venezia), la Federico II (Napoli) e l’università di Bari solo per dire che queste università «vorrebbero ma non possono» in quanto la CRUI regionale (sic) lo impedirebbe. Tradotto, sarebbero i rettori delle tre università siciliane ad impedire l’ingresso di altri atenei nella nostra regione.

All’introduzione è seguito il dibattito moderato dal senatore Battaglia che ha dato prima la parola ai rappresentanti dei soci del Consorzio universitario, Provincia regionale, Comune di Ragusa e L.U.I., quindi  ai parlamentari (onorevoli Ragusa, Ammatuna e Di Giacomo) e finalmente al sottoscritto rappresentante degli studenti ragusani della facoltà di Lingue.

Ammetto che, per carità di patria, non ho voluto calcare la mano su aspetti della politica universitaria rispetto ai quali da mesi esprimo tutte le mie perplessità, denunciando talune storture che certamente non mi hanno procurato la benevolenza delle parti in causa, ivi comprese alcune frange studentesche che si sono schierate in maniera acritica sulle posizioni del Consorzio universitario.

Si continua a ragionare secondo la logica delle barricate, in un conflitto di trincea che mira a stancare l’avversario e che nessuno stratega moderno si sognerebbe mai di adottare.

Ho pensato che fosse più produttivo esporre ai presenti le poche, ma essenziali problematiche concrete che in questo momento condizionano la vita degli studenti che rappresento.

Ho posto delle domande precise che richiedevano risposte precise sulla condizione delle strutture, sul laboratorio linguistico di piazza Pola, sulla cronica mancanza di testi, soprattutto afferenti alle lingue orientali che affligge la nostra biblioteca, sulla biblioteca Zipelli il cui funzionamento nei mesi passati è stato oggetto di ripetute e mai mantenute promesse.

Ho spiegato le ragioni per le quali gli studenti non possono prendere in considerazione il passaggio ad altro ateneo, meno che mai a quello di Enna, chiarendo come quest’ultimo sia stato oggetto di critiche e rilievi formulati dal Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario presso il M.I.U.R. nella relazione del luglio 2008.

Insomma, ho provato a dare un contributo perché si parlasse di cose concrete e non di astrattezze e di belle intenzioni. Ammetto di aver fallito, perché gli interventi che mi hanno seguito avevano più i toni del comizio che quelli della proposta rivolta a trovare una via d’uscita dalla palude nella quale si è arenato il progetto, un tempo vivo e vitale, di una qualificata presenza universitaria sul nostro territorio.

Una passerella di politici che non hanno avuto la capacità di arrivare al cuore del problema, fatta eccezione per Giorgio Chessari, che è sì onorevole, ma è intervenuto quale presidente del Centro Studi Feliciano Rossitto che, da intellettuale avveduto, ha individuato nel recupero di un costruttivo rapporto dialettico con l’Università di Catania e nella fattiva e concreta partecipazione di tutti gli enti e istituzioni locali, mediante l’apporto di risorse finanziarie fresche ed adeguate, l’unica possibile via per uscire da questa situazione di stallo.

Non so se il c.d.a. del Consorzio e i pochi rappresentanti dei comuni e della provincia presenti abbiano saputo cogliere il suggerimento di Chessari, ma personalmente ne condivido il punto di vista e considero questa come l’unica possibile via per continuare l’esperienza universitaria nel nostro territorio.

La mia impressione è che si voglia continuare la guerra, motivata da false questioni di principio, all’Ateneo catanese a suon di carte bollate e avvocati, minacciando azioni giudiziarie per costringere il Prof. Recca a restare a Ragusa anche con le cattive, dimenticando che lo stravolgimento degli assetti universitari operato dal Governo nazionale renderebbe materialmente impossibile persino l’esecuzione di una sentenza favorevole emessa dalla magistratura amministrativa o ordinaria.

E allora, che fare? Come ho detto più volte nelle settimane scorse, confortato anche dal supporto degli studenti che rappresento, non ci rimane allo stato che provare a ridurre il danno il più possibile.

Riteniamo che, a meno di fatti nuovi che possano invertire l’inesorabile precipitare dei rapporti con l’Ateneo catanese, dobbiamo fare la nostra parte fino in fondo come studenti di questa Facoltà, per ottenere che si concludano a Ragusa, nei due anni a venire, i cicli di studio iniziati quest’anno, evitando quella chiusura traumatica più volte paventata e che porterebbe al rientro a Catania di tutti gli studenti già a partire dal prossimo anno accademico 2010-2011.

Dobbiamo inoltre far sì che vengano avviati subito i corsi del corrente anno accademico, chiedendo all’Ateneo che vengano immediatamente pagati i compensi ai docenti a contratto relativi all’anno accademico 2008-2009 e per questo mi attiverò ponendo la questione all’ordine del giorno del Consiglio di Facoltà in programma domani pomeriggio.

Esprimo tutta la mia soddisfazione per il modo composto e garbato con il quale gli studenti hanno partecipato fino alla fine alla riunione di ieri. I giovani presenti hanno dato una grande prova di maturità e civiltà, dimostrando un senso di responsabilità che va ben oltre i luoghi comuni che li vogliono apatici e disinteressati.

Sono sicuro che insieme potremo ottenere quanto ci compete e ci aspettiamo, perché questa volta ci muoveremo autonomamente e non permetteremo che qualcuno possa pensare di strumentalizzarci per i propri discutibili fini come, purtroppo, in passato è già avvenuto.


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