Ragusa, i porti insabbiati e la draga inutilizzata Mai usato il macchinario costato 580mila euro

La provincia di Ragusa vive da anni una situazione paradossale: ha una draga – una macchina per scavare i fondali di porti, canali, fiumi o laghi e renderli più profondi – di proprietà dell’ex Provincia regionale che giace inutilizzata nei locali della protezione civile di Pozzallo, mentre buona parte dei suoi porti e porticcioli sono insabbiati. Una circostanza veramente singolare che ha fatto registrare, negli ultimi mesi, la presa di posizione di numerose personalità politiche e che ha fatto scendere in campo anche i circoli di Ragusa, Modica, Ispica e Scicli di Legambiente, che denunciano una non oculata gestione dei litorali e chiedono soluzioni per i problemi dei pescatori e dei diportisti.

Era il dicembre del 2015 quando dalla Provincia facevano sapere che, al porto di Pozzallo, i tecnici avevano proceduto al collaudo della draga mobile acquistata nell’ambito del progetto europeo finanziato dal Fondo per la pesca 2007-2013 con lo scopo del «miglioramento logistico e funzionale del porticciolo di Donnalucata», mediante un progetto che vedeva proprio la Provincia come ente capofila e il comune di Scicli, insieme alla coop Santa Lucia di Donnalucata, come partner. Il costo fu di 580mila euro per acquistare la draga e permettere alle acque interne del porticciolo della frazione sciclitana di tornare a circolare, evitando la stagnazione della sabbia e delle alghe. Nella nota dell’ente di viale del Fante si specificava anche che la draga poteva essere destinata «ad altri piccoli bacini portuali, qualora si rendesse necessario e dietro l’autorizzazione degli organi competenti».

Peccato, però, che da quel momento della draga non se ne sia saputo più nulla e i primi di febbraio a rispolverare l’annosa questione ci ha pensato il parlamentare regionale di Forza Italia, Giorgio Assenza, che ha presentato anche un’interrogazione all’Ars. «Storicamente insabbiati – scrive il deputato ibleo – i porti di Donnalucata, Scoglitti e Pozzallo presentano condizioni che richiedono interventi urgenti affinché il settore possa diventare una grande risorsa economica per l’intero territorio. Chiediamo che vengano poste in essere misure adeguate per il concreto e immediato utilizzo della draga e di accelerare i tempi per l’utilizzo dei fondi, circa 60 milioni di euro, destinati al miglioramento delle strutture portuali».

A dare forza al suo appello ci ha pensato, qualche giorno dopo, il collega Orazio Ragusa, che in una nota denuncia, in riferimento a Donnalucata, che «nessun passo in avanti è stato compiuto per tutta una serie di difficoltà burocratiche» e che la draga è rimasta inutilizzata, nonostante il collaudo. In ultimo, ad unirsi al coro e a chiedere a gran voce la messa in funzione della draga di Donnalucata è stato il consigliere comunale del Pd di Vittoria Giuseppe Nicastro, facendo sue le rivendicazioni dei pescatori di Scoglitti, costretti a lavorare in condizioni estremamente disagiate e pericolose, esattamente come gli esasperati colleghi pozzallesi.

Per arrivare ad una rapida soluzione, il commissario straordinario del Libero consorzio, Dario Cartabellotta, ha così coinvolto la prefetta, Maria Carmela Librizzi, e nel corso di un incontro svoltosi in Prefettura, il dirigente del settore Lavori Pubblici e Infrastrutture dell’ex Provincia, Carlo Sinatra, ha ufficializzato la disponibilità dell’ente a mettere a disposizione di tutti i Comuni iblei la draga, specificando però due passaggi importanti: «La draga – spiega Sinatra – potrebbe essere utilizzata per altri bacini portuali a condizione che gli enti interessati ottengano le autorizzazioni necessarie dall’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, dal demanio marittimo e da tutti gli enti interessati, inclusi Arpa e Genio Civile. La Provincia, inoltre, non può accollarsi gli oneri finanziari per la movimentazione e neppure quelli burocratici per il suo utilizzo. Appare opportuno quindi che gli enti e gli uffici che hanno competenza e titolarità in materia di dragaggio procedano a completare l’iter delle autorizzazioni, sapendo che la draga di proprietà dell’ex Provincia può essere utilizzata solo a queste condizioni».

In sostanza, la si può usare ma la si deve pagare. A quanto ammontano queste cifre non è dato saperlo, anche perché molto variabili, ma è il principio che decisamente non va giù ai circoli di Legambiente, che accusano l’ex Provincia di essere poco coerente. L’ente, infatti, da un lato afferma di non avere i fondi per le operazioni, ma dall’altro si dice pronto a mettere mano al portafogli per aiutare i comuni di Acate e Vittoria ad accedere ai finanziamenti europei per il completamento di un progetto stilato qualche anno fa proprio dalla Provincia per la realizzazione di 25 pennelli in due tratti della spiaggia compresa tra Marina di Acate e Punta Zafaglione. Legambiente definisce questi pennelli rigidi «vietati dal piano paesaggistico, inutili e dannosi, un altro intervento di artificializzazione delle nostre spiagge».

La vicenda, comunque, sembra in qualche modo letteralmente destinata ad andare in porto. «Finora abbiamo avuto solo i pareri preliminari, ma tra qualche giorno – fa sapere il dirigente Sinatra – saranno trasmessi i pareri per le autorizzazioni finali». 

Riceviamo e pubblichiamo la nota del Libero consorzio comunale di Ragusa.
Il Libero Consorzio Comunale di Ragusa non ha alcuna competenza per la movimentazione dei fondali marini perché la proprietà è del Demanio Marittimo. Fatta questa doverosa premessa tocca al Demanio autorizzare movimentazione e pulizia dei fondali. Il Libero Consorzio Comunale di Ragusa ha a disposizione una draga che ha acquistato nell’ambito di un progetto a valere sui fondi FEP 2007-2013 per la fruibiltà del porticciolo di Donnalucata. Per l’utilizzo dell’attrezzatura è necessaria l’autorizzazione del Demanio marittimo sulla scorta di una serie di pareri preventivi. Nel 2015 fu indetta una conferenza dei servizi per l’ottenimento dei pareri preventivi necessari ma erano assenti proprio il Demanio marittimo e il comune di Scicli, pertanto, non si ottenne alcun risultato. Dopo vari solleciti, in questi ultimi mesi, il Demanio marittimo ha delegato il Libero Consorzio Comunale di Ragusa a riconvocare la conferenza dei servizi per l’ottenimento dei pareri preventivi finalizzati al rilascio dell’autorizzazione da parte dello stesso Demanio marittimo (che paradosso!) alla movimentazione dei fondali del porticciolo di Donnalucata.

Per quanto concerne il porto piccolo di Pozzallo, nel 2015 è stato fatto un intervento con l’attrezzatura appena acquistata per il collaudo della stessa, in considerazione che a Donnalucata mancava l’autorizzazione per movimentare i fondali (e ancora oggi manca) mentre a Pozzallo urgeva intervento per l’insabbiamento del porto piccolo e si trovò la soluzione operando in sinergia per effettuare il collaudo dell’attrezzatura (erano previsti da contratto un monte ore di funzionamento a carico della ditta fornitrice con contestuale formazione del personale) e allo stesso tempo fu risolto anche se temporaneamente il problema dell’insabbiamento. Solo in quell’occasione è stata utilizzata la draga.

Ora il problema dell’insabbiamento dei porti non può essere addossato e ribaltato sull’ex Provincia perché non utilizza la draga di proprietà. Il problema è del Demanio marittimo che tutt’al più chiede al Libero Consorzio Comunale di utilizzare la draga ch’è stata messa nella totale disponibilità di qualsiasi Ente. Diversa la polemica strumentale di Legambiente sul progetto riguardante la realizzazione di 25 pennelli per l’erosione della costa da Punta Zafaglione e Marina di Acate. Il progetto per realizzare questi pennelli, così come richiesto dagli enti interessati, è stato ceduto ai comuni di Acate e Vittoria. Anche qui l’ex Provincia ha lavorato nell’ottica del Libero Consorzio Comunale: dove sta l’incoerenza? Semmai si vuole dire no a quel progetto perché lo si ritiene ‘inutile e dannoso’, ma questa è un’altra storia che non c’azzecca nulla con l’insabbiamento dei porti iblei. Perché il problema è solo questo: movimentare i fondali. E questo non è di competenza dell’ex Provincia. 


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