Ragusa, basta con le vie dedicate a Nino Bixio

dalla segreteria del Fronte nazionale siciliano di Ragusa
riceviamo e volentieri pubblichiamo

(questa lettera è indirizzata al sindaco e al presidente del consiglio comunale di Ragusa)

Signor Sindaco, Signor Presidente,
in passato, a Ragusa, non devono essere stati molto generosi, se è vero, come è vero, che a Gerolamo Bixio, per gli amici Nino, dedicarono giusto una viuzza, davvero troppo poco per uno tra i più importanti protagonisti del risorgimento italiano, direi quasi offensivo per uno degli uomini più vicini e fedeli a Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi!
Un po’ in tutta la Sicilia è, del resto, un susseguirsi di vie e di piazze a lui dedicate, così come a Garibaldi o ad altri … eroi risorgimentali. A Catania, vicino allo stadio, una via è stata dedicata persino a Cesare Lombroso, lo scienziato che si assunse il compito di dimostrare, su base antropologica e anatomica, l’inferiorità dell’uomo del Sud! Un po’ come se in Israele avessero dedicato vie e piazze al dottor Josef Mengele, l’angelo della morte dei campi di sterminio!
Tornando al nostro Nino, Garibaldi sapeva bene che, per portare a termine la sua “impresa” in Sicilia, sarebbe stato essenziale l’appoggio dei siciliani. Doveva essere visto, quindi, non solo come un liberatore dai Borboni, ma anche come l’ispiratore di una nuova società, libera da miseria e ingiustizie.
Per questo, il 2 giugno 1860, emanò un decreto che prometteva, innanzitutto e soprattutto, la divisione delle terre, dei demani comunali. Nella cittadina di Bronte, alle pendici dell’Etna, la situazione era più complessa rispetto ad altri centri siciliani. Qui, fra i detentori delle terre demaniali, vi erano gli eredi inglesi di Orazio Nelson, ora Nelson-Bridport, che ovviamente si opponevano alla revisione dei confini e dei titoli di proprietà dei terreni usurpati. La famiglia Nelson aveva ricevuto dai Borboni il feudo di Bronte, donato da Ferdinando III a Orazio Nelson quale ringraziamento per l’aiuto ricevuto durante l’insurrezione napoletana del 1799. Il feudo era stato costituito in parte con la requisizione di territori demaniali, fra i quali i boschi del Comune, in un paese che già in passato aveva subito continue usurpazioni di terre e con una popolazione esasperata per la mancanza di terre comuni, da utilizzare per i bisogni primari di sopravvivenza, i cosiddetti usi civici.
La tensione sociale aveva determinato la formazione di due fazioni contrapposte, i “ducali” ed i “comunisti”, termine che non aveva ovviamente il significato che oggi gli attribuiamo, ma stava più che altro per “comunali”, dalla parte degli interessi del Comune. I primi, i “ducali”, la maggior parte della borghesia, sostenevano la legittimità dei possessi della Ducea di Nelson e si opponevano alla revisione dei titoli di proprietà. I secondi, i “comunisti”, più che mettere in discussione la sussistenza della Ducea, reclamavano il pieno esercizio degli usi civici, non riconosciuti invece dai Nelson.
Con l’emanazione del decreto del 2 giugno, nel quale non si fa alcun riferimento ai contadini, si accesero gli appetiti degli stessi contadini e di parte della media borghesia. Non accadendo nulla, al malcontento popolare si aggiunsero sbandati e briganti provenienti dai paesi limitrofi, tra i quali Calogero Gasparazzo, che capeggiarono una vera e propria rivolta, con decine di case date alle fiamme, insieme al teatro ed all’archivio comunale. Sedici furono i morti, tra nobili, ufficiali e civili.
Per riportare l’ordine, Garibaldi, “sollecitato” dagli inglesi (si ricordi che gli inglesi appoggiavano la spedizione dei Mille), inviò un battaglione agli ordini di Nino Bixio, che sarà anche stato un vero combattente, ma che era anche un personaggio ambiguo, razzista, crudele e senza scrupoli. “Che paesi! Si potrebbero chiamare dei veri porcili! Questo insomma è un paese che bisognerebbe distruggere o almeno spopolare e mandarli in Africa a farli civili”, così Bixio scriveva alla moglie Adelaide!
Occorreva una punizione esemplare, non tanto o non solo per il mantenimento dell’ordine pubblico, quanto per proteggere gli interessi commerciali e terrieri dell’Inghilterra e per placarne l’opinione pubblica. Bixio, arrivato a Bronte quando tutto si era già concluso, organizzò un tribunale misto di guerra e, in un processo di poche ore, giudicò circa 150 persone e ne condannò 5 alla fucilazione! I cadaveri di NICOLO’ LOMBARDO, acclamato sindaco dalla popolazione subito dopo la rivolta, il più innocente tra vittime innocenti, ritenuto uno dei principali esponenti dei “comunisti” e per questo ingiustamente accusato di aver guidato la rivolta e di aver accolto in casa sua il bottino dei saccheggi, di NUNZIO CIRALDO FRAIUNCO, demente, incapace d’intendere e di volere, a cui nessuno del plotone d’esecuzione ebbe il coraggio di sparare, pianse implorante ai piedi di Bixio e ne ricevette in cambio una palla di piombo in testa, di NUNZIO LONGI LONGHITANO, di NUNZIO NUNNO SPITALERI, di NUNZIO SAMPERI, vennero lasciati esposti al pubblico ed insepolti, a mo’ di ammonizione!
L’8 agosto, il giorno prima della sentenza di condanna, Bixio indirizzava un dispaccio al maggiore Dezza, in cui dava anticipazioni (o forse disposizioni?), sull’esito del processo! Peccato che successive ricostruzioni storiche abbiano appurato la loro piena innocenza! Eppure, oggi, anche Bronte ha la sua bella Via Nino Bixio!
Non c’entra direttamente Bixio, ma vorremmo qui ricordare la strage di Castellammare del Golfo del 1862, figlia dello stesso, immutabile atteggiamento nei confronti dei siciliani. I moti popolari esplosi a Capodanno di quell’anno solo riduttivamente possono essere chiamati “rivolta dei cutrara”, in onore di quei liberali, di fatto dei collaborazionisti, che, approfittando delle torbide vicende risorgimentali, si erano impossessati della “coltre”, ‘a cutra, del potere. In realtà, si trattò di una vera e propria rivoluzione popolare siciliana, contro una classe dirigente asservita agli interessi politici ed economici del regno d’Italia e dei piemontesi.
Rappresaglia volle… che fossero fucilati sette innocenti: MARIANA CROCIATA, cieca, analfabeta, di anni 30, MARCO RANDISI, storpio, bracciante agricolo, analfabeta, di anni 45, BENEDETTO PALERMO, sacerdote, di anni 46, ANGELA CATALANO, contadina, zoppa, analfabeta, di anni 50, ANGELA CALAMIA, handicappata, analfabeta, di anni 70, ANTONINO CORONA, handicappato, di anni 70… e poi lei, ANGELA ROMANO, di 9 anni!
Del resto, pare che lo stesso Garibaldi così si esprimesse in una lettera indirizzata ad Adelaide Cairoli: “Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore esuscitato solo odio”!
Lo stesso Sidney Sonnino, presidente del consiglio dei ministri e ministro del regno d’Italia negli anni a cavallo tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo, affermava: “Quel che trovammo nel 1860 dura ancora. La Sicilia lasciata a sé troverebbe il rimedio: stanno a dimostrarlo molti fatti particolari; e ce l’assicurano l’intelligenza e l’energia della sua popolazione e l’immensa ricchezza delle sue risorse. Ma noi italiani delle altre province impediamo che tutto ciò avvenga; abbiamo legalizzato l’oppressione esistente; ed assicuriamo l’impunità all’oppressione!”.
Ecco, di fronte a tutto questo… dal profondo del cuore … VIA NINO BIXIO …! Sissignore, via il nome di Gerolamo Bixio, per gli amici Nino, e di tutti gli altri presunti eroi risorgimentali, da tutte le strade, le piazze, i vicoli ed i vicoletti, le scuole e quant’altro, in Sicilia, in tutta la Sicilia!
E’ un’offesa, un affronto verso coloro i cui nomi dovrebbero invece campeggiare su tutte le strade, piazze, vicoli e vicoletti, scuole e quant’altro di Sicilia, … NICOLO’ LOMBARDO, acclamato sindaco dalla popolazione di Bronte, facile e comodo capro espiatorio, in realtà colpevole solamente di battersi per gli interessi di una collettività … che, di fondo, lo ha presto dimenticato, … NUNZIO CIRALDO FRAIUNCO, lo “scemo del villaggio”, colpevole di essere andato per le strade del paese soffiando in una trombetta di latta e cantilenando “cappeddi guaddattivi, l’ura dù judiziu s’avvicina, populu nun mancari all’appellu” (col termine “cappeddi” si additavano i “ducali”), … NUNZIO LONGI LONGHITANO, … NUNZIO NUNNO SPITALERI, … NUNZIO SAMPERI … e poi ancora MARIANA CROCIATA, … MARCO RANDISI, … BENEDETTO PALERMO, … ANGELA CATALANO, … ANGELA CALAMIA, …ANTONINO CORONA … ed infine lei, ANGELA ROMANO, morta a 9 anni … senza un perché!
Il Sindaco di Capo d’Orlando ha intitolato ad un episodio della Rivoluzione del Vespro la vecchia Piazza Garibaldi! Lo stesso onorevole Micciché, da noi assai lontano, nel 2009, manifestò l’esigenza di cambiare, almeno in Sicilia, la denominazione delle strade e delle piazze dedicate a Garibaldi!
Si spera sempre che il Sindaco di Bronte si ricordi dei suoi concittadini, in primo luogo dell’avvocato NICOLO’ LOMBARDO, acclamato sindaco dopo i moti, vittima innocente e facile capro espiatorio! Signor Sindaco, Signor Presidente, perché non prendere in considerazione l’ipotesi di fare qualcosa in tal senso anche a Ragusa?
Il recupero della memoria storica, il riappropriarsi del giusto orgoglio di essere siciliani, il pretendere il rispetto della verità storica, … sono un dovere NON delegabile da parte di una società che voglia considerarsi civile.
Nel ringraziarVi, anche solo per l’attenzione che avrete voluto dedicare alla presente nota, vogliate accettare i più cordiali auguri di buone feste.

 

 

 

Redazione

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