Ragusa, aree a perdere

L’articolo 61 (Piani di utilizzazione perequativa nei contesti urbani) delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore Generale di Ragusa, prevede che, su determinate aree, sia consentita la realizzazione di insediamenti, anche commerciali, a condizione che, tra le altre cose, sia prevista la realizzazione diretta delle opere di urbanizzazione, di parcheggi pubblici, di uno spazio di verde pubblico alberato. In caso di “parco agricolo”, è altresì esplicitato che i piani perequativi dovranno avere, quale fine principale, la RIQUALIFICAZIONE URBANISTICA e AMBIENTALE dei margini della città che si affaccia sul perimetro del parco.
Chi dovesse percorrere la via Avvocato Giovanni Alberto Cartia, che dalla via Ettore Fieramosca conduce allo stadio comunale di contrada Selvaggio, sede dello storico ed affollato “mercato del mercoledì”, avrà notato come campeggi ancora, in prossimità dell’incrocio con via Asia, a poco meno di 400 metri da via Fieramosca, il cartello di cantiere per la realizzazione di un centro commerciale, concessione edilizia n.70 del 14/02/2006 rilasciata dal Comune di Ragusa, società promotrice Tekné s.r.l. di Catania, società coordinatrice Servizi Immobiliari Antares di Milano, impresa esecutrice Ellepi s.r.l. di Ragusa, data inizio lavori 27/02/2007, data prevista per la fine degli stessi 27/09/2008!
Per la verità, i lavori furono effettivamente avviati con la previsione e la predisposizione di idonee vie d’accesso, con l’avvio di lavori di scavo e sbancamento e di movimento terra, come per qualsiasi altro analogo cantiere, d’altronde. Successivamente, però, forse per l’apertura di altri due centri commerciali, o per valutazioni e considerazioni di altra natura, l’investimento dovette essere ritenuto poco redditizio,sconveniente, se è vero, come è vero, che i lavori furono ben presto interrotti e mai più ripresi.
Noi du Frunti Nazziunali Sicilianu “Sicilia Indipinnenti” non intendiamo entrare nel merito delle motivazioni che hanno indotto alla sospensione (parrebbe definitiva) dei lavori, non ci competono e non ci interessa conoscerle, siamo del resto certi che ragioni più che legittime, di convenienza, di opportunità, di strategia commerciale o quant’altro, vi siano state alla base. Da comuni cittadini innamorati della propria città e del suo territorio, ci preme ben altro, però! Ci sembra INVEROSIMILE, INGIUSTIFICABILE, INACCETTABILE, infatti, che quei luoghi siano stati lasciati nelle condizioni in cui oggi versano.
Uno scorcio di campagna ragusana, tabulare, verde, con i tipici muri a secco, bellissima, divenuta adesso un affioramento roccioso denudato; altrove un accumulo di terreni di riporto; o ancora, in certi tratti, una discarica a cielo aperto per rifiuti di ogni tipo.
A margine di qualsivoglia argomentazione o burocratica giustificazione che potrà certamente essere addotta, noi du Frunti Nazziunali Sicilianu “Sicilia Indipinnenti” argomentiamo diversamente: non è AMMISSIBILE, non è TOLLERABILE che in un’area in cui anche i bambini, come tutti i bambini di tutte le epoche, andranno magari a giocare, a sperimentare lo spirito d’avventura, d’esplorazione, possa doversi anche solo rischiare di imbattersi in ratti, o in pezzi di metallo arrugginito, o in qualsiasi altra cosa in cui sarebbe bene, invece, che non ci si imbattesse mai! Non è CONCEPIBILE, non è GIUSTIFICABILE che un’intera area venga abbandonata in questo stato, a fronte della previsione di una RIQUALIFICAZIONE URBANISTICA e AMBIENTALE! Non è nostra intenzione affibbiare colpe a Tizio o Caio, al Comune o alle imprese, ce ne guarderemmo bene, non ha mai fatto parte e non farà mai parte del modo di agire e di pensare du Frunti Nazziunali Sicilianu “Sicilia Indipinnenti”!
E di certo non per ignavia, anche questa non ci appartiene! Semplicemente perché, fino a prova contraria, di fondo confidiamo sempre nella buona fede delle persone.E confidiamo ancora di più, sempre, nelle Istituzioni! Ma riteniamo che qualcuno debba pur avere il dovere di bonificare, di ripristinare l’integrità, la bellezza e la fruibilità di un territorio, oggi non più integro, né fruibile. Si accerti a chi tutto ciò competa, ci si metta d’accordo come meglio si ritiene, e si agisca! Ma non si consenta che possano venir lesi i DIRITTI di una intera collettività, anche solo quello di vedere tutelato e rispettato il territorio in cui essa vive.
Non possiamo parlare di “massimi sistemi”, non abbiamo il diritto di parlare di RIQUALIFICAZIONE URBANISTICA e AMBIENTALE, se poi, all’atto pratico, accettiamo che avvenga esattamente il contrario, che un’area venga stravolta e quindi abbandonata! Senza che nessuno sembri preoccuparsene! Siamo noi, oggi, a dover curare la nostra città, il suo territorio, siamo noi che dobbiamo preservarli dall’incuria, dall’abbandono, dalla perdita definitiva della sua integrità. Che sia per noi o per le generazioni future… poco importa.

 

Redazione

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