Ragazzi, ora anche il PD è contro l’euro!

Oggi era il giorno dedicato al debito pubblico. Cioè, a dar retta a tutti quanti, al male assoluto, soprattutto quando va a braccetto con un altro diavolo dell’inferno, la spesa pubblica. Vade retro Satana. Purtroppo, vi toccherà aspettare. Perché ieri, su “Il Foglio”, è uscito un articolo di Stefano Fassina. Costui, per chi non lo sapesse, è il responsabile economico del Partito Democratico. Cioè del partito che ha votato il Fiscal Compat. Che è stato come votare una norma che sancisce che il cattolicesimo è la religione di Stato e che le altre vanno bandite. (a sinistra, foto di Stefano Fassina tratta da facebook.com) 

Cioè si prendono i risultati, ampiamente confutati, di una teoria economica, quella neoclassica, e si mettono nella Costituzione. Tanto vale allora metterci pure la squadra di calcio per cui tifare, e dire che è proibito gufare la nazionale. Lo stesso partito che ha fin qui sostenuto Monti e i suoi interventi nel bene (qualcuno abbia la bontà di farci un esempio) e nel male (qui vi prego di lasciar perdere, intasereste il server di LinkSicilia).

Bene, il nostro Stefano cosa ci dice adesso? Beh, ci dice che “è finita una fase” e quindi l’agenda Monti non va più bene. Ergo, prima andava bene secondo Fassina. Ma prima quando? Non certo nel momento in cui si decise l’entrata nell’euro, perché Stefano ricorda come “sin dall’inizio i padri fondatori dell’euro sapevano bene che l’eurozona non era un’area monetaria ottimale”. Noi, modestamente, ne avevamo parlato (http://www.linksicilia.it/2012/09/europa-perche-leuro-non-funziona/) delle aree valutarie ottimali, ma il responsabile economico dovrebbe decidersi: quand’è che l’agenda Monti andava bene? All’inizio no. Alla fine neanche.

Nel mezzo? Vediamo cosa ci dice il nostro Stefano. “Si affidò la soluzione esclusivamente alla disciplina di bilancio e al mercato unico. Una strada senza uscita”. Ohibò, dove abbiamo visto queste cose? Forse che il Fiscal Compat non è che la costituzionalizzazione della disciplina di bilancio? E quand’è che Fassina ha votato il Fiscal Compat? 15 anni fa? O pochi mesi fa?

Ma ancora Fassina: “La rotta mercantilista è insostenibile. Genera inevitabilmente recessione, disoccupazione, aumento del debito pubblico, aggravamento degli squilibri macroeconomici”. Ma, addirittura, “la spirale regressiva è tanto più soffocante, quanto più intensamente sono applicati i memorandum della troika”. E chi mai ha avallato il memorandum della troika? Chi è stato orgoglioso finora dei “compiti a casa” (sic, uno Stato sovrano ridotto come uno scolaretto)? Di chi parla Fassina nostro?

Il pezzo di Fassina è un capolavoro e va sottoscritto parola per parola. Ma dov’erano lui e il suo partito? Come è possibile che fino a pochi giorni fa Bersani diceva a Casini, tronfio, “tu dov’eri mentre noi portavamo l’Italia nell’euro? (cioè in un posto da cui non si riesce più a scappare?)”.

Noi capiamo che questi argomenti sono troppo complessi per i nostri candidati alla guida della Regione siciliana. Ma è proprio singolare chiedere a Crocetta cosa diavolo ne pensa di una politica che sta letteralmente strozzando l’economia italiana e con essa quella isolana? Davvero – se eletto – pensa di sottostare ancora alle politiche restrittive e ai rimbrotti che provengono dai più screditati settori dell’economia internazionale?

E gli altri candidati, che già promettono lacrime e sangue, vogliono ancora andare dietro alla retorica antipolitica degli sprechi di 4 delinquentelli (che vanno sanzionati, ci mancherebbe, ma su cui è altrettano criminale scaricare le responsabilità di politiche macroeconomiche ridicole) o – peggio – alle considerazione di qualche scadente scribacchino sullo Statuto o prendere in considerazioni le cause strutturali dell’incredibile disastro che avremo sotto gli occhi tra qualche mese?

Se mai avessero dubbi, leggessero con attenzione l’articolo di Fassina. Ci troverebbero tante altre chicche sulla serietà del montismo. Lasciando perdere la vergognosa affermazione sulla “ripresa che è dentro di noi”, la serietà è data dal risultato dei provvedimenti: secondo l’alleato principale del suo governo, “il debito pubblico dopo i provvedimenti Monti è aumentato dal 119,9% al 123,3%”.

Monti ha spesso parlato del saldo strutturale come indicatore dell’utilità delle misure adottate. Vedrete che crescerà, grazie a queste misure, diceva. Bene, usiamo ancora le parole di Fassina: “Il saldo strutturale, indicatore meno significativo, scende dallo 0,6% previsto a settembre 2011 (prima del Salva Italia) allo 0,2% del Pil indicato a settembre scorso (dopo le “cure”)”.

Le previsioni di crescita ve le lasciamo scoprire. Quello che ci appare incredibile è che gente che ci ha trascinato in questo incredibile delirio continui a fornire “ricette”. Peccato non essere su un giornale satirico, perché davvero ci sarebbe da ridere sul tipo di facce che mostrano i nostri “tecnici”.

 

 

 


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