Raffaele Lombardo, oggi sentenza del processo d’appello-bis Dopo 10 anni la vicenda ancora non è chiusa. Tutti i passaggi

Era il 14 dicembre del 2011 quando per la prima volta Raffaele Lombardo fu chiamato a processo per voto di scambio semplice dopo il clamore dell’indagine Iblis su mafia, politica e imprenditoria. L’aula Santoro dell’ex pretura di via Francesco Crispi era piena di cronisti, curiosi, avvocati e magistrati. Tra di loro c’era anche l’allora presidente della Regione Siciliana. Dieci anni dopo quel capitolo giudiziario non si è ancora concluso e oggi, per l’ennesima volta, verrà scritta una nuova pagina con la sentenza del processo d’appello bis. Dal dicembre 2011 sono cambiate le accuse, non più voto di scambio semplice ma il fardello del concorso esterno in associazione mafiosa e della corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso. A non essere tramontato è invece l’autonomismo di lombardiana memoria, nonostante l’ex presidente della Regione sia, ma solo apparentemente, scomparso dalla scena pubblica per ritirarsi nella sua amata campagna di Ramacca, tra aranceti e cirnechi dell’Etna

Il processo che si dovrebbe chiudere oggi nasce dall’annullamento con rinvio disposto nel 2018 dalla Cassazione della sentenza di secondo grado. Quest’ultima, nel 2017, aveva visto Lombardo assolto dall’accusa di concorso esterno ma condannato a due anni, con pena sospesa, per corruzione elettorale semplice senza l’aggravante di avere favorito i boss della famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano. In un continuo ribaltamento dei verdetti i giudici di secondo grado avevano riformato la prima sentenza di questa vicenda: il 19 febbraio 2014, col rito abbreviato condizionato, la giudice per le indagini preliminari Marina Rizza aveva condannato l’ex presidente a sei anni e otto mesi, ritenendolo colpevole di concorso esterno. Nelle motivazioni, lunghe 325 pagine, venne etichettato come «l’arbitro» e il «moderatore» dell’intreccio tra mafia, politica e affari. Compresi alcuni a cui era interessato l’editore ed ex direttore de La Sicilia Mario Ciancio Sanfilippo

Nel processo d’appello bis i rappresentanti dell’accusa sono state le magistrate Agata Santonocito e Sabrina Gambino. La prima, insieme al collega Antonio Fanara, è stata la titolare dell’inchiesta Iblis, seguendone gli sviluppi anche negli altri processi che ne sono scaturiti. Compreso quello con rito ordinario ad Angelo Lombardo, fratello dell’ex presidente che, dopo dieci anni, è però ancora imputato nel processo di primo grado per concorso esterno. L’accusa ha chiesto per Raffaele Lombardo, che è sempre stato presente alle udienze, la condanna a sette anni e 4 mesi. Al termine delle repliche, la difesa, rappresentata dagli avvocati Vincenzo Maiello e Maria Licata, aveva invece chiesto l’assoluzione con la formula «perché il fatto non sussiste». Dal canto suo il politico autonomista ha sempre respinto le accuse: «Io non posso iscrivermi, con disappunto di Leonardo Sciascia, nel novero dei professionisti dell’antimafia – aveva detto durante le dichiarazioni spontanee – ma certamente non ho mai taciuto in sede politica e l’ho sempre dimostrato con atti concreti, con le leggi. La mia ostilità alla mafia non era fatta solo di chiacchiere».

In questi anni tra i tanti colpi di scena c’è stata la scelta del boss, ed ex sindaco di Castel di Iudica, Rosario Di Dio di parlare con i magistrati. Non un pentimento ma un lungo elenco di accuse nei confronti di Lombardo e del fratello Angelo. Tra le ricostruzioni, che i politici hanno sempre smentito, anche dei faccia a faccia che Di Dio avrebbe organizzato. Voti e presunti favori che avrebbero avuto come interlocutore l’ex reggente di Cosa nostra Angelo Santapaola, ucciso nel 2007 nell’ambito di un regolamento di conti interno alla stessa famiglia mafiosa catanese. Di summit nell’Agrigentino per Lombardo ha parlato Giuseppe Tuzzolino, architetto di professione portato dalla procura, nel primo processo d’appello, come testimone. L’ex presidente anche in questo caso ha sempre smentito le ricostruzioni dell’uomo, bollato in udienza come «un personaggio fantasioso con tre personalità». Dal 2011 a oggi Lombardo ha messo invece in archivio il processo per voto di scambio semplice in cui era imputato insieme al figlio Toti, nel 2013 eletto deputato all’Ars con il Partito dei Siciliani, nato dalle ceneri del vecchio Movimento per le autonomie. 

Dario De Luca

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