per salvare i precari siciliani una soluzione c'è. La funzione pubblica della cisl indica la strada per risolvere la scottante questione riguardante oltre ventimila lavoratori della pubblica amministrazione. Dipendenti a tempo determinato e lavoratori socialmente utili che dal primo gennaio rischiano di rimanere senza lavoro.
Radiografia dei 25mila precari siciliani del pubblico impiego: chi sono e che prospettive hanno?
Per salvare i precari siciliani una soluzione c’è. La Funzione pubblica della Cisl indica la strada per risolvere la scottante questione riguardante oltre ventimila lavoratori della Pubblica amministrazione. Dipendenti a tempo determinato e Lavoratori socialmente utili che dal primo gennaio rischiano di rimanere senza lavoro.
La proposta è stata illustrata in occasione del convegno Precariato in Sicilia, nuovi percorsi e nuove proposte: coniugare impiego stabile e rischio dissesto, organizzato questo pomeriggio nella sala Vittorio de Seta dei Cantieri culturali della Zisa, a Palermo dalla Cisl Funzione pubblica e dalla Cisl regionale.
Che la Sicilia spiega il segretario generale della Fp Cisl Gigi Caracausi possa ottenere finanziamenti o trattamenti particolari in termini di patto di stabilità dal governo nazionale ci sembra pura utopia. La via da percorrere deve essere un’altra. Una soluzione fondata su un vero e proprio Piano industriale che consenta l’assorbimento dei precari nel corso dei prossimi cinque anni. Fermo restando le ipotesi messe in campo finora dal governo regionale, la nostra proposta spiega Caracausi punta verso un’altra direzione. E la direzione consiste nel passaggio della potestà contrattuale riguardante i precari degli enti locali, nelle mani della Regione.
Non solo idee, ma anche numeri: Oltre ai 320 milioni previsti annualmente per gli stipendi dei precari spiega Caracausi crediamo che una lotta serrata agli sprechi, all’evasione fiscale e l’abbattimento di alcuni costi come quelli riguardanti gli affitti, potrebbero consentire il recupero di un altro centinaio di milioni”.
Per Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia la proposta punta a una strategia su tre livelli che muove dalla premessa che è demagogica e impraticabile’ lidea che basti una legge a creare lavoro sicuro. I tre livelli sono, informa la Cisl: quello negoziale, quello amministrativo e quello, appunto, normativo. Il primo fa leva sullarticolo 16 del Dl 98/2011 che impone alle amministrazioni pubbliche di definire, attraverso il confronto col sindacato, un piano triennale di razionalizzazione dei servizi, impiegando il 50% dei risparmi di gestione nel miglioramento dellofferta e nel salario di produttività. La Cisl afferma Bernava vuole attingere a queste risorse per sciogliere il nodo del precariato. Il livello amministrativo riguarda la spending review e la riduzione, a valle della discussione col sindacato, dei fattori che generano deficit. Il piano normativo ha a che fare con la discussione in corso nel dare soluzione definitiva alla vicenda del precariato.
Ma quanti sono i precari del pubblico impiego? Sono quasi 25 mila. Un esercito di lavoratori il cui destino è in bilico. I cosiddetti precari del pubblico impiego sono per l’esattezza 24.754. I numeri, diramati dalla Cisl Funzione pubblica e dalla Cisl Sicilia rendono finalmente una fotografia esatta e dettagliata del fenomeno. Vediamo:
La maggior parte di questi lavoratori (18.497) hanno un contratto a tempo determinato a carico della Regione siciliana che spende, solo per loro, la cifra annua di 257 milioni di euro. A questi vanno aggiunti i 36 milioni che l’amministrazione regionale eroga per i 5.611 lavoratori socialmente utili. Infine, ecco i 646 lavoratori con contratto a tempo determinato in servizio alla Regione Siciliana. Per loro, il costo annuo è di circa 17 milioni. E la cifra complessiva, così, supera i 300 milioni (310 milioni annui, per l’esattezza).
I contrattisti
La maggior parte dell’esercito dei 18.497 contrattisti è assunto con la qualifica di categoria C (10.025 lavoratori, pari al 54%), a seguire i 6.869 in categoria B (37%), i 1.372 di categoria A (8%) e i 321 in categoria D (1%). L’età del contrattista è, in altissima percentuale, compresa tra i 40 e i 50 anni (14.457 in tutto), mentre sono 2.497 i precari d’età compresa tra i 50 e i 60 anni, 1.455 gli under 40 (di cui 14 d’età inferiore ai 30 anni).
Dei 18.497 contrattisti, sono 15.417 quelli che lavorano negli enti locali. Il territorio provinciale col maggior numero di precari in servizio è quello di Palermo con 3234 lavoratori, seguito da vicino dalla provincia di Messina (sono 3185). Seguono quella Agrigento (2189), Trapani (2089), Catania (1975), Enna (834), Siracusa (779), Ragusa (594) e Caltanissetta (529). I restanti 3080 contrattisti invece sono distribuiti in altri enti come Asp, Ipab, Consorzi ed Enti religiosi, la maggior parte dei quali nel territorio della provincia di Palermo (2151).
Così, il numero totale di contrattisti, per territorio provinciale, è così distribuito: Palermo 4385, Messina 3317, Agrigento 2563, Trapani 2298, Catania 2276, Enna 1023, Siracusa 968, Caltanissetta 863, Ragusa 804. L’anzianità di servizio degli oltre 18 mila lavoratori è, per il 96% dei casi superiore ai cinque anni.
Il rapporto lavoratori precari e dipendenti totali nei comuni capoluogo.
In alcuni casi, come quello del Comune di Enna, i dipendenti a tempo determinato rappresentano più di un terzo dei lavoratori dell’ente. Sono 166 su 398, in questo caso (il 41,71%). Più basse, ma considerevoli le percentuali di questo rapporto negli altri capoluoghi di provincia. Ad Agrigento i precari sono 186 su 667 lavoratori (27,89%), a Trapani sono 118 su 595 (19,83%), a Messina 313 su 1982 (15,779%), a Siracusa 104 su 804 (12,94%), a Caltanissetta 44 su 495 (8,89%), a Catania 196 su 3623 (il 5,41%), a Palermo 155 su 7561 (2,05%), mentre nessun lavoratore a tempo determinato risulta in servizio nel Comune di Ragusa.
I comuni con la più alta presenza di precari.
Alcuni comuni siciliani non capoluogo al momento, di fatto, si reggono sulle spalle dei lavoratori a tempo determinato. In alcuni casi, infatti, la percentuale della loro presenza supera di gran lunga la metà dei lavoratori totali. È il caso soprattutto di Capo dOrlando e di Castelvetrano. Nella cittadina del Messinese, i lavoratori a tempo determinato rappresentano addirittura il 71,33% dei lavoratori totali (214 su 300). A Castelvetrano i lavoratori precari sono 304 su un totale di 443 dipendenti. Ad Alcamo invece sono 548 precari su 844 lavoratori, il 65%. Stessa percentuale a Partinico (259 su 398), e assai simile a Casteltermini dove i precari sono 120 sui 193 lavoratori (62,18%). Critica la situazione anche a Favara (275 precari su 480 lavoratori il 58%), Acireale (281 su 373, il 49%), a Marsala (265 su 640, il 41,4%) e Milazzo (153 su 373, il 41%).
Gli Lsu
I lavoratori socialmente utili a carico della Regione, come detto, sono 5611. La maggior parte di questi lavorano nel territorio della provincia di Messina (1809). seguito da quella di Palermo (1052), Trapani (815), Agrigento (778), Ragusa (410), Enna (265), Catania (242), Siracusa (140) e Caltanissetta (100).
I precari in servizio alla Regione siciliana
Sono 646, la maggior parte dei quali distribuiti tra le categorie C (297) e D (175). Più della metà (328) ha un’anzianità di servizio compresa tra i 5 e i 10 anni, 253 di loro lavorano alla Regione da oltre dieci anni e da meno di quindici, mentre sono 65 i precari alla Regione da oltre 15 anni. Il rapporto totale tra contrattisti e dipendenti regionali a tempo indeterminato è del 3,70%.