Un anno fa il progetto delle Ferrovie per il doppio binario tra la stazione centrale e Acquicella aveva scatenato un'ondata di proteste di cittadini, associazioni e amministrazione comunale. Ieri Rfi ha presentato in Comune le modifiche al piano originario: no all'abbattimento di alcuni edifici settecenteschi e riduzione della protezione acustica sugli Archi della Marina che, tuttavia, non verrebbero trasformati in parco naturale come chiesto dal Forum cultura e ambiente. «La proposta iniziale era insostenibile, questa è da valutare», spiega l'assessore Luigi Bosco
Raddoppio ferroviario, Rfi cambia il progetto Bosco: «Meno impatto sul centro storico»
L’estate riaccende le luci sul raddoppio ferroviario di Catania, dalla Stazione centrale ad Acquicella. Il progetto di Rfi – che prevede abbattimenti e realizzazione di gallerie sotterranee in pieno centro storico – circa un anno fa, aveva scatenato un’ondata di proteste da parte di cittadini e associazioni, riuniti nel Forum catanese per la cultura e l’ambiente, a cui si era presto aggiunta anche l’amministrazione comunale guidata da Raffaele Stancanelli, che aveva avanzato una proposta alternativa. Ieri, a Palazzo degli elefanti, le Ferrovie hanno illustrato il nuovo progetto, una terza via rispetto al piano originario e a quello del Comune. «E’ una proposta che mitiga l’impatto nella zona di maggior pregio della città – spiega Luigi Bosco, assessore ai Lavori pubblici – nei prossimi giorni riceveremo i dettagli, passeremo agosto a studiarli e il 9 settembre ci incontreremo nuovamente con Rfi per decidere».
Trapela qualcosa sulle modifiche che le Ferrovie avrebbero apportato al piano che, originariamente, prevedeva l’interramento della stazione centrale, la realizzazione di una rampa di risalita dei binari parallela al Passiatore, il passaggio sotterraneo all’altezza delle Terme dell’Indirizzo con un binario raddoppiato in trincea e una lenta risalita fino alla stazione di Acquicella. Questo comporterebbe l’abbattimento di diversi edifici settecenteschi, tra cui l’Ostello Agorà, nella zona delle Terme, di piazza Currò e del Castello Ursino. I treni sugli Archi della Marina passerebbero da 70 a 270, con la conseguente realizzazione di una calotta in plexiglass che impedirebbe la vista della cattedrale e di palazzo Biscari.
Fino a qui il progetto contro cui si sono battute le associazioni e l’amministrazione dell’ex sindaco Stancanelli. Cosa cambia adesso? «Non ci sarà l’abbattimento di edifici importanti – spiega Bosco – si mantiene l’interramento della stazione centrale, in modo da recuperare lo sbocco sul mare e creare un dislivello di quattro metri rispetto agli Archi della Marina. Qui è confermato il passaggio dei treni, ma con una protezione acustica di minor impatto. Si parla di due metri, a fronte dei sette inizialmente prospettati, e la parte superiore della calotta sarebbe trasparente. Verrebbe quindi meno lo sbarramento». Secondo l’assessore, mentre la prima soluzione di Rfi era «insostenibile», quest’ultima «è da valutare, perché mostra più attenzione per le caratteristiche della città».
All’incontro di ieri erano presenti il sindaco Enzo Bianco, gli assessori Bosco, Salvo Di Salvo (Urbanistica) e Rosario D’Agata (Ecosistema urbano), l’assessore regionale alle infrastrutture Antonino Bartolotta, i rappresentanti delle Ferrovie e dei ministeri dello Sviluppo economico e della Coesione territoriale. Nel frattempo il Forum catanese per la cultura e l’ambiente resta in attesa di conoscere i dettagli. Ma esprime già alcune criticità sulle anticipazioni. «Gli Archi della Marina devono diventare un grande parco naturale sul mare – ribadisce l’architetto Antonio Pavone, presidente di Italia Nostra – stiamo sprecando una risorsa immensa per la città, senza contare i rischi derivanti da un traffico ferroviario così intenso in pieno centro storico».