Questioni di priorità

Tra qualche giorno l’abitudine – senz’altro poco igienica – di leccare il francobollo necessario a spedire una lettera o una cartolina, apparterrà al passato. Il bollo da 45 centesimi va infatti in pensione, rimpiazzato completamente dal ‘fratello prioritario’, notoriamente dotato di comodo adesivo sul retro.

 

Se le nostre papille gustative dimenticheranno presto il sapore dolciastro dato dalla discreta leccatina (con la punta della lingua) che consentiva di appiccicare il francobollo alla nostra lettera, si deve all’ex ministro della Comunicazione Mario Landolfi che 15 giorni fa ha abolito per decreto la posta ordinaria. Pubblicato venerdì scorso sulla Gazzetta Ufficiale, il decreto renderà obbligatorio, prima della fine del mese, l’acquisto del francobollo da 60 centesimi che certamente renderà le comunicazioni più veloci, ma anche più costose.

Metà della popolazione italiana già sceglieva liberamente di affidare la propria corrispondenza al francobollo ‘priority mail’ (è la traduzione in inglese che compare sul ‘prioritario’), ma adesso la scelta non sarà più possibile. Dovrà adeguarsi anche l’altra metà degli italiani che non aveva fretta nel far recapitare un messaggio a parenti, amici e fidanzati che abitavano dall’altra parte dell’Italia.

 

Ma era davvero così utilizzata la corrispondenza scritta? Senza dubbio e-mail e sms avevano rosicchiato il mercato della lettera fino a relegarlo ad ambiti prettamente commerciali e pubblicitari. Secondo l’Istat sono soltanto tre le lettere che spedisce in media una famiglia italiana. «Con l’introduzione delle tariffa unica – dichiara l’azienda – le Poste semplificano e migliorano il recapito anche in prospettiva dell’apertura totale del mercato che avverrà presumibilmente entro il gennaio 2009». Nessuna menzione della novità però sul sito di Poste Italiane.

 

Già da tempo l’azienda si era messa al passo con le nuove tecnologie offrendo agli utenti registrati sul proprio portale la possibilità di scrivere lettere e raccomandate sul web, che le Poste avrebbero stampato, imbustato e consegnato al destinatario. A questi servizi, le Poste affiancano la possibilità di avere un indirizzo e-mail avente come dominio ‘poste.it’ (es. antonio.rossi@poste.it).

Oltre alla lettera e alla raccomandata digitale gli altri servizi offerti dalle Poste sono: ‘Telegramma’ (per inviare messaggi brevi e urgenti in Italia e nel mondo), ‘Certofax’ (per trasmettere e ricevere documenti in Italia e in tutto il mondo), ‘Certitel’ (per ricevere direttamente a casa visure e certificati con una telefonata), ‘Postapay’ (la carta di credito ricaricabile preferita da chi acquista on line), Conto Banco Posta (il conto corrente che ha meno spese di quelli bancari, le cui operazioni possono essere fatte anche tramite web). Le Poste hanno cercato così di educare i propri utenti al digitale. Azione di marketing strategico che ha certamente il suo ritorno d’immagine ed economico, in termini di diminuzione delle code agli sportelli, di riduzione del personale ‘al banco’ e logicamente di aumento dei profitti dato dei costi dei nuovi servizi telematici offerti.

 

Dunque: comunicazioni più rapide, portafoglio alleggerito di appena qualche cent in più. A perderci pare siano solo gli appassionati di filatelia che assistono al tramonto di un’istituzione: il loro beneamato francobollo ordinario. Quasi certamente l’emissione di francobolli speciali per ricorrenze storiche ed omaggi a importanti personalità, migrerà al ‘prioritario’, ma un certo senso di nostalgica amarezza resta.

 

E mentre il sistema postale segna un’altra tappa della sua avvincente storia, l’uscita del francobollo celebrativo dello scudetto bianconero pare esser stata rinviata a causa del recente scandalo che ha sconquassato il mondo del pallone. Restando sempre a Torino, è di una settimana fa la notizia dell’asta che ha fruttato più soldi nella storia delle sale Bolaffi. Il francobollo, un 10 corone austriaco, partendo da una base di 75.000 euro è stato battuto per 162.000 euro. Strano mondo quello dei quadratini dentellati!

Carmelo Greco

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