Quando la buona formazione assicura il lavoro

La “notte bianca”, un esempio di ‘buona formazione’. L’evento, svoltosi lo scorso 31 maggio, a Palermo, presso il Teatro Montevergini, ha concluso la stagione formativa dell’Anfe. Presentati i risultati dell’attività finanziata attraverso le risorse dell’Avviso 20/2011. In una cornice festosa e partecipata, allievi, docenti, esperti, artisti, coordinati dal personale della Delegazione regionale dell’Anfe, si sono confrontati in un clima coinvolgente e appassionante.

Dai risultati finali è emerso, come sottolineato dal presidente regionale del citato ente, Paolo Genco, che “una larga parte degli allievi ha trovato un impiego. Noi dell’Anfe non ci limitiamo a formarli, ma li accompagniamo, attraverso politiche attive del lavoro, verso una possibilità di occupazione. Posso, con orgoglio, affermare che per oltre il sessanta per cento degli allievi si apre la porta del mondo del lavoro”.

Tornando all’evento che ha chiuso la prima annualità dell’Avviso 20-2011 (“Chi non lavora…non fa l’amore! La lunga notte della crescita professionale”) sono stati presentati, come già accennato, i risultati finali dei progetti formativi realizzati dall’Anfe.

È opportuno sottolineare, di fronte a certi eventi, come sia davvero strano che l’assessore regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale non conosca realtà di eccellenza come quella descritta. Criticare è facile, sottolineare la buona formazione è esercizio alquanto difficile per chi è distratta da altro. Il riferimento del nostro appunto è, chiaramente, per l’esperienza targata Anfe, Delegazione regionale di Palermo.

Analizzando il progetto che ha dato corpo all’evento, notiamo come la caratteristica che attrae è l’avere costruito, sotto la direzione di Alfio Scuderi, uno straordinario contenitore di idee elaborate e animate con il linguaggio dell’arte, per raccontare l’esperienza maturata durante le attività corsuali. Uno straordinario evento-film per descrivere le difficoltà del mondo del lavoro in ordine all’inserimento dei giovani in una forma concreta di occupazione. Una rappresentazione degli eventi che sfrutta al meglio l’insieme delle esperienze maturate dagli allievi durante i diversi percorsi didattici.

Ogni corso aggiunge le conoscenze e competenze acquisite dagli allievi. Per esempio, dal corso per “Operatori in clown terapia” si sono traslate specifiche competenze, acquisite dagli allievi con i moduli di improvvisazione teatrale e tecniche di pantomima, utili per l’integrazione nel progetto teatrale-espressivo rappresentato al teatro Nuovo Montevergini di Palermo. “

“Attraverso i contenuti di questo specifico modulo – precisano Idra Messina e Viviana Autore, docenti del corso – si è voluto far sperimentare agli allievi il puro atto creativo, attraverso una serie di esercizi e giochi con l’obiettivo di sviluppare e potenziare la creatività che c’è in ognuno di noi. Tramite le tecniche di animazione, i laboratori di autoesplorazione, le tecniche di improvvisazione teatrale delle abilità corporee, espressive e creative, la capacità di lavorare in gruppo e le attitudini artistiche come gli allievi abbiano conseguito l’abilità di pianificare interventi mirati e personalizzati”.

C’è anche il corso per assistenti sociali. Si è data la possibilità a questi allievi di apprendere tecniche di approccio con la persona assistita, confrontarsi a livello personale e professionale, ottimizzare tempo e risorse, individuare e pianificare interventi volti al bisogno ed al ripristino della qualità di vita dell’utente.

“Ad oggi, i ragazzi stanno completando il percorso svolgendo lo stage presso l’ospedale Civico di Palermo – riferisce il direttore del corso, Francesco Di Cristofaro – alternandosi nei vari reparti e al Pronto soccorso”.

Con orgoglio il responsabile per l’Anfe ci descrive alcuni specifici percorsi di apprendimento. Prendendo spunto dal detto “il riso fa buon sangue” è partita una nuova esperienza secondo la quale il riso e il buon umore hanno l’effetto di rinforzare il sistema immunitario, mitigando i sentimenti come stress e paura, tipicamente riscontrati all’interno di strutture come gli ospedali.

Diversi sono stati i moduli affrontati, e ognuno di questi ha avuto un ruolo fondamentale al fine di trasmettere ad ogni corsista tutte le caratteristiche che richiede la figura dell’operatore in clown terapia.

Con i moduli di improvvisazione teatrale e tecniche di pantomima si è voluto far sperimentare il puro atto creativo attraverso una serie di esercizi e giochi con l’obiettivo di sviluppare e potenziare la creatività che c’è in ognuno di noi.

Tramite il modulo di tecniche di clowning i corsisti hanno potuto, concludono le docenti Messina e Autore, dopo un intenso lavoro personale, creare e costruire il proprio personaggio clown, partendo dallo studio teorico sulle caratteristiche e differenze della coppia comica formata dal clown Bianco (elegante, serio e intelligente) e il clown Augusto (buffo e goffo, un vero pasticcione). Le competenze acquisite inoltre, possono essere sicuramente spese all’interno di cooperative e agenzie di animazione. Ed è quanto accaduto ai corsisti che troveranno occupazione sin dalla prossima estate potendo utilizzare tutte le tecniche di clowning apprese durante questo percorso.

I corsisti che vedranno aprirsi le porte de mondo del lavoro come Colown, sono: Giovanni Vizzini in arte Mandariro, Maria Grazia Befani in arte Padella, Fabio Guerrera in arte Bugy Bugy, Giovanna D’Amato in arte Bolla, Giuseppa Pipitone in arte Misi, Federcica Mortillaro in arte Mapo Mapo, Licia Piccolo in arte Fumantina, Olga Zito in arte Ondina.

 

 


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