Qualità della vita di anziani, giovani e bambini: le province siciliane quelle dove si vive peggio in Italia

La Sicilia non è una regione per giovani, ma nemmeno per bambini e anziani. È questo il desolante quadro che emerge dalle classifiche sulla qualità della vita 2024 nelle province italiane. L’indagine, presentata in anteprima da Il Sole 24 Ore al Festival dell’Economia 2025 di Trento, valuta diversi indicatori suddivisi in sei macro categorie: ricchezza e consumi, affari e lavoro, ambiente e servizi, demografia, società e salute, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero. Osservando le graduatorie dei tre indici generazionali emerge un dato costante: la Sicilia è quasi sempre fanalino di coda. Nella classifica riservata ai bambini (0-14 anni), ai primi posti ci sono Lecco, Siena e Aosta. Per trovare le province siciliane bisogna scorrere fino in fondo: tre territori isolani figurano tra le ultime cinque posizioni. Palermo è 103esima, Trapani penultima e Caltanissetta chiude la classifica al 107° posto.

Per elaborare questa graduatoria dedicata ai più piccoli sono stati considerati 15 indicatori, tra cui le competenze alfabetiche e numeriche, la presenza di palestre negli edifici scolastici, le aree verdi attrezzate, il tasso di fecondità e i delitti denunciati ai danni di minori. Caltanissetta si distingue in negativo per i bassi risultati nelle competenze alfabetiche e numeriche, ma anche per la carenza di impianti sportivi e mense scolastiche. Lacune simili si riscontrano anche nella provincia di Catania, che si colloca alla posizione 101, con risultati particolarmente scadenti proprio in riferimento alle strutture scolastiche. Unica nota positiva: il tasso di fecondità, che vede la provincia etnea al sesto posto nella graduatoria nazionale.

Al netto di alcuni exploit, tutti gli indici confermano dinamiche ormai consolidate nella distribuzione del benessere territoriale in Italia: quasi sempre le province del Sud si trovano in coda. E infatti, anche nell’indice dedicato agli anziani (over 65), la situazione per la Sicilia è tutt’altro che confortante. Le prime tre posizioni sono occupate da Bolzano, Treviso e Trento, seguite da Como e Cremona. In fondo alla classifica si piazza Trapani, mentre Agrigento è 105esima e Messina 103esima. Catania arriva all’85° posto, Palermo all’89°. Per il capoluogo siciliano pesano negativamente la bassa spesa sociale per gli anziani, la scarsità di posti letto nelle RSA e la carenza di infermieri non pediatrici.

L’unica graduatoria in cui la Sicilia non è fanalino di coda – sebbene i risultati restino poco incoraggianti – è quella sulla qualità della vita dei giovani dai 18 ai 35 anni. Ai primi posti troviamo Gorizia, Bolzano e Cuneo; in coda Roma, Sud Sardegna e Taranto. Anche in questo caso vengono analizzati 15 parametri: tra questi la disoccupazione giovanile, i canoni di locazione, la percentuale di amministratori comunali under 40 e gli incidenti stradali notturni, che spesso coinvolgono i più giovani, soprattutto nelle grandi città come Milano, che risulta ultima in questo indicatore. La peggiore provincia siciliana è Catania, che si ferma alla 102esima posizione, penalizzata dagli alti numeri negli incidenti notturni, dalla percezione di insicurezza e dalla bassa soddisfazione lavorativa. A distinguersi, però, è l’età media del parto, la più bassa in Italia. La provincia siciliana dove i giovani vivono meglio è Enna (25° posto), seguita da Ragusa (29°). A contribuire al buon piazzamento della provincia ennese sono l’alto numero di amministratori comunali under 40, la vivacità dell’imprenditoria giovanile e un’elevata soddisfazione per il proprio lavoro.


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